Dopo che il 21 giugno ArcelorMittal di Cornigliano (GE) ha dichiarato di voler mettere in cassa integrazione tutti i 981 dipendenti dello stabilimento di Genova, gli operai hanno iniziato la loro protesta. Infatti i padroni dell’ex-ILVA vogliono richiedere la CIG ordinaria, motivata dalla crisi del mercato mentre, in realtà, il settore risulta in crescita e il sito genovese ha sempre continuato a produrre regolarmente. Quindi i lavoratori, il 22 giugno, hanno indetto sciopero e bloccato per mezza giornata la strada Guido Rossa, una delle principali arterie della città, mantenendo il presidio davanti alla fabbrica per tutta la notte. La mobilitazione è andata avanti anche il giorno dopo e, dopo essersi interrotta per la festa del patrono di Genova, è ripresa venerdì 25 giugno con un corteo davanti alla Prefettura, nel quale si sono verificati anche scontri con la polizia che ha impedito agli operai di entrare nel palazzo. Gli operai ex-ILVA hanno ricevuto la solidarietà e l’appoggio dei lavoratori di Ansaldo Energia, Hitachi, Leonardo, Fincantieri, del porto e anche della Rete degli Studenti Medi, che sono scesi in piazza insieme a loro.
Gli operai non chiedono solo che sia rifiutata dal governo la richiesta di cassa integrazione, ma che si metta mano alla questione ex-ILVA, procedendo alla nazionalizzazione e alla tutela di tutti i lavoratori degli stabilimenti italiani.
Nel frattempo, prevedendo lo sciopero degli operai genovesi, ArcelorMittal ha provato a far scaricare al porto di Savona un cargo con 1.300 rotoli di acciaio da lavorare. Ma i portuali savonesi, in solidarietà agli operai ex-ILVA, hanno proclamato lo sciopero delle operazioni di scarico fino al 29 giugno.
Giovedì 8 luglio sarà convocato un incontro al MiSE al quale parteciperanno Acciaierie d’Italia e sindacati alla presenza del ministro Giorgetti e del ministro del Lavoro per discutere delle prospettive industriali e della situazione occupazionale.
L’esempio delle mobilitazioni degli operai liguri dimostra che la solidarietà della classe operaia è forte e che se i lavoratori si muovono riescono a far fallire i tentativi dei padroni di aggirare scioperi e picchetti per mantenere la produzione e continuare a fare profitti. Hanno ribadito, ancora una volta, che è la classe operaia la spina dorsale del paese e che se essa si ferma si blocca tutto.