Tre morti al giorno sui posti di lavoro… bentornati nella normalità

Più di 1000 morti l’anno sul posto di lavoro in Italia è la “normalità” del sistema capitalista. Una media di tre morti al giorno. Questa strage di proletari è parte di quella che noi chiamiamo guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari. Se questa definizione genera stupore è solo per il livello di diversione dalla realtà operata dalla propaganda di regime.
Per fare un esempio recente: Draghi che piange Luana d’Orazio, operaia pratese di 22 anni. Sì esatto, Mario Draghi uno dei massimi promotori dello smantellamento dei diritti e delle conquiste delle masse popolari in nome del profitto…

Sui posti di lavoro si muore come mosche: nel primo trimestre 2021 si contano 185 morti, l’11% in più del primo trimestre del 2020 e non c’è bisogno di nessuna indagine per capire chi sono i responsabili.
Il padrone aumenta i ritmi, i carichi, l’orario e i turni lavoro, riduce le spese sulla manutenzione e sulla sicurezza. I criminali in giacca e cravatta come Draghi danno loro mano libera, anzi, li incentivano a uno sfruttamento maggiore.
La classe dominante si fa beffe dei nostri morti e della sete di giustizia dei loro familiari. Se ne serve addirittura.

Sugli “incidenti” mortali che meglio si prestano, essa specula in televisione e sui giornali con chiacchiere da salotto e lacrime di coccodrillo, mentre sugli altri – la maggior parte – non spende neppure una parola.
Di processi farsa, infiniti, contro amministratori delegati, manager, ecc. ne mette su di svariati. Ma nella migliore delle ipotesi li risolve con condanne ridicole che non verranno mai applicate (la parabola della ThyssenKrupp ne è un esempio). Nella peggiore, invece, li tramuta in operazioni repressive contro gli stessi parenti e lavoratori obbligati, loro sì, a pagare spese processuali e quant’altro (vedi gli 80 mila euro chiesti ai Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza che si sono costituiti parte civile nel processo per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009).

Se 130 mila morti per la pandemia sono giustificati da ministri, politicanti e teste d’uovo della classe dominante con il fatto che si è trattato di una situazione straordinaria, i morti sul lavoro sono la normalità. Tutti gli anni, tutti i giorni, in tutto il paese.

I morti sul lavoro sono le vittime immolate sull’altare del profitto. Cercare di riformare il capitalismo non serve a niente.

Gli effetti della guerra di sterminio che la borghesia conduce contro le masse popolari rendono a milioni di proletari, giorno dopo giorno, più chiari e netti i campi della guerra di classe. Arriva l’ora di presentare il conto. Arriva l’ora della riscossa.
 Ai comunisti il compito di guidare la classe operaia organizzata e il resto delle masse popolari in questa grande opera di liberazione. Costruire il socialismo è l’unico modo per onorare i nostri caduti e porre fine al massacro.

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