«Quando si vuole comprendere perché i comunisti in Italia e nel mondo hanno resistito e continuano a resistere anche se atrocemente perseguitati, e perché non hanno mai rinunciato alla lotta, anche quando sembrava impossibile o inutile, si deve ricordare che alla base di tutto c’era la certezza di combattere una battaglia giusta e la convinzione che nessun ostacolo, nessuna barriera, avrebbe potuto arrestare la marcia dell’umanità verso il socialismo».
A. Vaia

Autobiografia di Alessandro Vaia, la cui esperienza di militante e dirigente comunista, iniziata a metà degli anni Venti e conclusasi settanta anni più tardi, nei giorni caotici che hanno segnato la dissoluzione del PCI, diventa, in questo volume, un racconto appassionato e concreto, di vita vissuta attraverso le varie fasi, non sempre vittoriose e gratificanti, del movimento comunista del secolo scorso. Galeotto nelle carceri fasciste, quando il regime sembrava non dovesse finire mai, generale delle Brigate internazionali nella guerra di Spagna, comandante partigiano durante la Resistenza, costruttore del PCI di massa a Milano e in Lombardia di cui è stato uno dei dirigenti più autorevoli e prestigiosi, l’autore, nel suo racconto di vita, permette a noi oggi di trovare quella chiave di lettura delle cause che provocarono la deriva del PCI fino al suo scioglimento nel 1991, ma, soprattutto, offre elementi utilissimi ai fini del necessario bilancio storico e politico del primo movimento comunista che spetta a noi sintetizzare per comprendere il che fare? oggi e come farlo per una rivoluzione non già tradita o sconfitta, ma nuovamente nell’ordine presente delle cose.

*****

Complimenti Vladimiro Vaia!

Vladimiro Vaia ha risposto alla nostra lettera del 27 febbraio 2022 e alla proposta in essa contenuta: “perché non recensisci pubblicamente le nostre tesi introduttive al volume? Ci daremmo un’occasione per approfondire pubblicamente quel dibattito franco e aperto sul bilancio storico del movimento comunista detto in apertura e lo faremmo dando occasione, strumenti ed elementi a quel “popolo della sinistra” nel nostro paese che, orfano del primo PCI o figlio ribelle, largamente diffuso e altamente frammentato, cerca riferimenti ideologici, politici e organizzativi per riprendere l’opera lasciata incompiuta dai più generosi e dediti combattenti della prima ondata della rivoluzione proletaria.

(…) Perché in discussione non è principalmente un’eventuale contesa giuridica o amministrativa tra di noi, ma gli interessi generali, in termini di orientamento e prospettive, di chi fu referente tanto dell’opera di tuo padre che, pure posta la distanza del tempo e nelle condizioni specifiche della lotta di classe oggi, è referente della nostra stessa impresa, quella di fare dell’Italia un paese socialista.

In attesa di una tua risposta, ti informo che sarò a Milano tra la fine di marzo e gli inizi di aprile. Come già da precedenti miei inviti ad incontrarci per dirimere le questioni che poni, potrebbe essere quello un primo momento per confrontarci de visu”.

Per le Edizioni Rapporti Sociali
Il direttore Igor Papaleo

Ecco la sua risposta!

Il 26 marzo, l’ufficio legale di Aruba Spa ci ha inviato un messaggio via PEC (con perentorio divieto di diffonderlo) in cui annuncia l’avvio di una procedura da parte di AGCOM per una “presunta violazione della legge 22 aprile 1941, n. 633” in materia di tutela del diritto d’autore sul nostro sito, a danno di Vladimiro Vaia. In caso di mancata rimozione del contenuto contestato, sono minacciati “provvedimenti” non meglio specificati.

Complimenti Vladimiro!

Mentre Forza Nuova, Casa Pound e altri scimiottatori del fascismo del XX secolo tornano ad assaltare le sedi dei sindacati, mentre gli eredi dei fascisti sono stati riabilitati dai Violante dei “ragazzi di Salò” e portati in Parlamento, mentre il governo Draghi (in violazione dell’art. 11 della Costituzione) trascina il nostro paese in guerra al carro della NATO e a sostegno di un governo che ha incorporato nelle sue forze armate gruppi paramilitari nazisti come il battaglione Azov,

contro chi fa conoscere la vita di un dirigente di primo primo del PCI come è stato Alessandro Vaia e, attraverso di essa, fa la gloriosa opera compiuta dal PCI contro il nazifascismo e promuove il ragionamento collettivo sui motivi per cui il PCI non ha instaurato il socialismo a continuazione e compimento dell’eroica lotta che ha sostenuto, suscitato e vinto contro il fascismo perché comprenderli è necessario a scrivere noi la storia e avanzare verso la vittoria, a portare a compimento quell’opera lasciata interrotta, a far diventare “nuova classe dirigente” del nostro paese organismi come il Collettivo di Fabbrica della GKN e quanti hanno accolto il suo appello il 26 marzo,

ti avvali di regolamenti e leggi, come appunto la legge n. 633 del 22 aprile 1941, ma anche l’articolo 2105 del Codice Civile (R.D. 16 marzo 1942, n. 262) cosiddetto “obbligo di fedeltà aziendale”, l’articolo 270 bis del Codice Penale (R.D. 19 ottobre 1930, n. 1398) derivato dal codice Rocco e altre, usate contro comunisti, oppositori e lavoratori avanzati e in molti casi emanate proprio da coloro contro cui tuo padre Alessandro ha combattuto con abnegazione ed eroismo per tutta la sua vita.

Complimenti davvero, Vladimiro! È un modo davvero efficace di rendere onore a tuo padre e alla lotta che lui, altri dirigenti comunisti come Secchia, Vidali, Noce, Germanetto, Giovanni Pesce, Colombi e migliaia di uomini, donne, giovani e anziani hanno condotto!

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