A Luana, a tutti i nostri caduti nella guerra del Lavoro
Ha colpito profondamente l’opinione pubblica la notizia della morte di una operaia a Montemurlo (PO), stritolata da un macchinario a due giorni dalle celebrazioni del Primo Maggio. La crisi colpisce ancora una volta le fasce più deboli della società in quanto Luana D’Orazio incarnava in sé – donna, madre, giovane – tre delle categorie più deboli della società capitalista in cui siamo ancora costretti a vivere, tre categorie che sono sempre più derubricate a pesi inutili e zavorre di cui disfarsi, da lasciare abbandonate al proprio destino.
Questo succede nella civilissima Toscana, in quel distretto tessile del Pratese da anni diventato particolare mattatoio della classe operaia del nostro paese. Esempi eclatanti sono i sette operai cinesi arsi nel rogo del Macrolotto nel 2013, fino all’operaio 22enne morto schiacciato da una pressa a febbraio a pochi km di distanza da dove c’è stata l’ultima vittima: possiamo solo immaginare la scia di feriti più o meno gravi che nemmeno sono nominati nelle cronache. E’ evidente che dietro a questa scia di sangue ci sono precise responsabilità politiche da parte di chi amministra questo territorio da 70 anni, cioè del Partito Democratico, e delle istituzioni annesse di ieri e di oggi: sindaci, sindacati, Province, Area Metropolitana, Regione.
Questi omicidi sul lavoro non sono causati da un evento imprevedibile perché qualunque ingegnere della sicurezza serio e onesto può dimostrare che, se sono adottati tutti gli accorgimenti tecnici e comportamentali previsti dal Testo Unico sulla Sicurezza e dalle altre leggi (in Italia non mancano, la loro applicazione è un altro discorso), gli infortuni si possono portare allo zero. Ma nel nostro paese e (a livelli simili) negli altri paesi capitalisti, avviene l’esatto contrario, per il banale motivo che la sicurezza è un costo che i padroni cercano in ogni modo di eludere: ed hanno gioco facile grazie a leggi come il Jobs Act e la legge Biagi, che rendono perenne la precarietà e il ricatto ad essa connesso.
Inoltre, dalla pena ridicola data ai padroni della ThyssenKrupp di Torino per il rogo dell’acciaieria in cui morirono 7 operai nel 2007, alle sentenze della Cassazione contro i licenziati politici alla FCA di Pomigliano e agli RLS che avevano prestato il loro contributo a sostegno dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, vediamo nel concreto da che parte sta lo Stato borghese. Vediamo cosa succede a chi si permette di alzare la testa a difesa di sicurezza e diritti della sua classe di appartenenza.
Non vogliamo però limitarci alla denuncia del cattivo presente, agli appelli per un inasprimento delle leggi o alla presa in carico di provvedimenti verso una classe dominante che mostra quotidianamente quanto ha a cuore la sicurezza e la salute dei lavoratori: più o meno zero. Vogliamo “vendicare” questa e le altre 3 morti quotidiane sui posti di lavoro lavorando ancora di più alla formazione di organizzazioni operaie e organizzazioni popolari nelle aziende capitaliste e pubbliche, che impongano i loro protocolli di sicurezza e la relativa applicazione, senza aspettare ispettori ASL e altri enti ridotti al lumicino. Vogliamo lavorare di più e meglio alla costruzione di un governo di emergenza popolare che cancelli leggi antioperaie e antipopolari come il Jobs Act e la Legge Biagi. Un governo capace di imporre ai padroni che arrecano un danno ai lavoratori mentre sono nella loro proprietà (e per cui sono responsabili) pene severe e immediate: il sequestro di ogni bene personale a scopo cautelativo per i risarcimenti, il divieto di tornare a “fare impresa” una volta pagato quanto dovuto. Un governo che prenda in consegna la direzione dell’azienda per evitare che i lavoratori si trovino senza lavoro per colpe non loro e continui a mandarle avanti come NON succede alla Bekaert di Figline, alla Whirlpool di Napoli o alla ex Lucchini di Piombino se i padroni smettono di occuparsene perché “costano troppo”.
Vogliamo avanzare verso il socialismo, che è la cura a questa società e a questo modo di produzione criminale e patogeno che ha nella situazione di Prato uno dei suoi punti più evidenti; lo hanno mostrato bene gli operai della Texprint che si sono ribellati a una vita e a un destino da schiavi. Il socialismo è quella società che metterà fuori causa i Draghi e Bonomi di turno impedendogli di farci tornare a un tempo in cui i bambini a 10 anni entravano in fabbrica, ferie e riposi erano inesistenti, la sicurezza un sogno. E’ un passato a cui non vogliamo tornare, e non ci torneremo soltanto lottando senza tregua per l’unico futuro possibile, il socialismo, come fecero i nostri partigiani. Loro quelle condizioni di lavoro le vivevano quotidianamente sotto il fascismo, il regime terroristico e dittatoriale imposto dalla borghesia e dai padroni per sottomettere la classe operaia, dopo la grande paura del Biennio Rosso di cui ricorre il centenario. Lo dobbiamo al figlio di Luana, a quelli degli altri uccisi sui posti di lavoro, è il modo migliore per onorarli e vendicarli.
Nessun crimine come questo deve rimanere impunito, mettiamo fuori causa i padroni!
Fermare il capitalismo per fermare la strage sui posti di lavoro!
La Federazione Toscana del P.CARC