Recovery Fund / PNRR La carota davanti al ciuccio che deve andare “verso le riforme”

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), sbandierato come la strada della salvezza dagli effetti della pandemia, è stato presentato alla Camera e al Senato (26 e 27 aprile) che avrebbero dovuto vagliarlo, valutarlo, emendarlo e infine approvarlo, ma che invece, causa l’imminente scadenza della sua presentazione (appena due giorni dopo), si sono limitati a ratificarlo.Il PNRR è stato prima “concordato” tra Draghi, Merkel e Commissione UE e solo dopo presentato al parlamento italiano.

Riguardo al contenuto del PNRR, al di là delle chiacchiere, della propaganda (335 pagine) e dei numeri (248 miliardi, scritti in grande), “la supposta” presenta le seguenti caratteristiche:
– erogazione dei soldi solo a determinate condizioni. Vuol dire che lo Stato italiano deve rispettare alla lettera i diktat della UE, altrimenti non becca un quattrino;
– stretto vincolo del governo (dell’attuale e dei futuri) al rispetto del PNRR. Vuol dire che l’indirizzo contenuto nel documento non può essere cambiato da nessun governo italiano senza il consenso o la precisa indicazione della UE, in sostanza ulteriore cedimento di sovranità nazionale;
– privatizzazioni, liberalizzazioni e maggiore apertura all’ingresso di agenzie straniere. “Al fine di favorire la rimozione di molte barriere all’entrata dei mercati bisognerà superare alcuni ostacoli regolatori al libero svolgimento di attività economiche. In particolare in materia di servizi idroelettrici, di distribuzione del gas e vendita di energia elettrica o di concessioni autostradali. In materia di servizi pubblici locali, ancora, occorre imporre all’amministrazione una motivazione anticipata e rafforzata che dia conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato” – Il Fatto Quotidiano, 27 aprile 2021.

E così, mentre la Lega e Fratelli d’Italia inscenano il circo mediatico per spostare di un’ora in avanti il limite del coprifuoco (sic!), Draghi e le Larghe Intese mettono ancora di più l’Italia al guinzaglio della UE.
Lo stesso cappio che hanno stretto al collo delle masse popolari greche nel 2009, oggi lo stringono al collo dei lavoratori e delle masse popolari italiane.
Non bisogna cadere nell’ingenuità di pensare “adesso che c’è il Piano, i soldi arriveranno”. Quei soldi arriveranno in parte e centellinati perché sono la carota che sta davanti al ciuccio per farlo marciare verso “le riforme”. La promessa dei soldi è propaganda di regime.

Ma non bisogna cadere nemmeno nel disfattismo di chi pensa “adesso che il Piano c’è non possiamo farci più nulla”. I piani dei borghesi valgono solo per loro (e solo finché conviene a loro): senza la partecipazione attiva – o almeno la rassegnata sottomissione delle ampie masse – i loro piani sono carta straccia.
Restano, quindi, tutte da giocare le partite su cui il Piano vorrebbe mettere una pietra tombale a favore di capitalisti e speculatori: riforma delle pensioni (abrogazione di Quota 100), ex-ILVA, Alitalia, grandi opere… bisogna fare di ognuna di esse i rivoli della mobilitazione che ci condurrà verso una nuova Liberazione nazionale e la costituzione di un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Cacciare Draghi e la cricca che lo ha messo su e lo tiene in piedi è il primo passo per invertire il corso disastroso delle cose!

Per un anno, attraverso la propaganda di regime, hanno cercato di convincere le masse popolari che i soldi del Recovery Fund erano “necessari per rafforzare la sanità” e ora scopriamo che i soldi stanziati per sanità, ricerca scientifica e medica bastano giusto…. per comprare le aspirine per il raffreddore fino al 2025.
Questo dimostra che la classe dominante non ha nessuna intenzione di rafforzare la sanità pubblica, ma guarda solo alle speculazioni e al malaffare, che infatti prosperano.
Ma soprattutto dimostra che la classe dominante non ha nessuna intenzione di contrastare la pandemia da Coronavirus, né di determinare le condizioni affinché altre pandemie – che potrebbero essere ben più gravi – siano evitate: le pandemie, come le guerre aperte, sono galline dalle uova d’oro per la classe dominante.
Per uscire dalla pandemia e dalla crisi occorre un governo che sia realmente espressione degli interessi delle masse popolari.

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