Piacenza – Il filo rosso fra le lotte operaie e la rinascita del movimento comunista

Cara Redazione,
cogliamo l’occasione di questo contributo informativo rispetto alla lotta che gli operai della FedEx-TNT stanno conducendo per annunciare ai lettori che, dopo un lavoro iniziato nel 2016, è stata costituita la Segreteria Federale Emilia Romagna (SFER). Un traguardo per il Partito e un nuovo fronte di lotta aperto per avanzare nella lotta per il Governo di Blocco Popolare e la rivoluzione socialista.

L’Emilia Romagna, emblema della storia del movimento comunista del secolo scorso che ancora oggi vive nei nomi delle vie e nella fitta rete di Case del Popolo, è una regione caratterizzata da un’elevata presenza di compagni che hanno nel cuore la bandiera rossa e da una massiccia concentrazione operaia anche immigrata.
Il nostro progetto per il prossimo periodo è portare lungo la “via Emilia” fino in Romagna, la propaganda e la pratica della costruzione della rete del nuovo potere del proletariato organizzato, ovvero dei nuovi soviet che oggi devono far proprio il lascito dei Consigli di Cascina del Biennio Rosso e dei Consigli di Fabbrica degli anni ‘70 che furono spina dorsale della classe operaia del nostro paese.
Una memoria storica vivida, un patrimonio di insegnamenti che sono guida per l’azione, da legare a un esteso e variegato movimento di lotte che attraversano ogni ambito della società: dalla lotta alla repressione contro le avanguardie dei lavoratori alla difesa dei territori e dell’ambiente, alla costruzione di una sanità pubblica ed efficiente.

Rappresentativa dei sommovimenti in atto è la mobilitazione dei lavoratori raccolti sotto la bandiera del SI Cobas, che da anni supportiamo politicamente e in maniera militante. Veniamo dunque alle lotte nella logistica.
Il SI Cobas porta avanti ormai da mesi a Piacenza (nonostante le manganellate, le denunce, i fermi e gli arresti), cortei e presidi contro l’ennesimo saccheggio del nostro tessuto produttivo: FedEx-TNT ha dichiarato, infatti, che chiuderà il magazzino di Piacenza, licenziando 300 lavoratori. Ma, come è scritto nel comunicato n. 8 del Comitato “Fratelli Cervi” del (nuovo)PCI, “Bando alla sfiducia, la battaglia è aperta e l’ultima parola spetta agli operai!”.

Nelle ultime settimane, le evoluzioni della lotta operaia vanno in questa direzione: gli scioperi a scacchiera in tutti i magazzini del paese che, in alcuni posti, hanno visto anche la mobilitazione di iscritti della UIL, l’annuncio che se i licenziamento avranno corso, gli operai inizieranno uno “sciopero generalizzato” smettendo di pagare tasse, affitti, rette scolastiche, ecc.; la battaglia contro le mosse della dirigenza della FILT CGIL che sta facilitando la chiusura del magazzino, sono solo alcune delle tappe del processo che fa di questa porzione di classe operaia un punto di riferimento per tutte le masse popolari di Piacenza e per tutti i lavoratori che vivono le medesime condizioni di ricatto permanente.
Infatti, aspetto qualitativo del SI Cobas Piacenza è l’aver aperto a “una politica di promozione dell’unità d’azione tra gli operai e altre categorie di lavoratori pesantemente colpite dalla crisi generale del capitalismo aggravata dall’emergenza sanitaria”. Lo abbiamo visto nel primo lockdown con la Protezione Civile Proletaria con la quale i facchini del SI Cobas hanno portato la loro solidarietà di classe ai sanitari impiegati negli ospedali; lo abbiamo visto più di recente in quanto il SI Cobas Piacenza ha posto “le basi per un ampio fronte intervenendo anche in categorie di lavoratori autonomi spesso bistrattate quando non condannate e tacciate come nemiche della classe operaia” (dal comunicato n. 8 del Comitato di Partito del (nuovo)PCI “Fratelli Cervi”).

L’unità di classe con tutti settori delle masse popolari colpiti dalla crisi, dai magazzini alle fabbriche, dagli ospedali alle scuole e agli esercizi commerciali, è la linea di prospettiva che questa esperienza indica. La stessa guerra che il SI Cobas conduce contro la burocrazia filo padronale della FIT CGIL, è ben lungi dall’essere mera contrapposizione tra sigle sindacali. Gli iscritti della FIT CGIL sono infatti naturali alleati degli iscritti SI Cobas: nessuna guerra tra poveri quindi, ma solo fermo contrasto alle manovre dei vertici sindacali ai danni di tutti i lavoratori.
Nella costruzione di un fronte di classe, il sindacato approfondisce e apre contraddizioni nella gestione del territorio, mostra l’esigenza di non potersi attestare al potere esistente che fa tutto fuorché gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, ma piuttosto di doverne creare uno proprio.

Bisogna tenere aperti e in funzione i magazzini e le fabbriche che i padroni vogliono chiudere, ridimensionare o delocalizzare, ma il punto è che non si tratta di una singola azienda o di un singolo hub. È una questione che investe, al contrario, interi settori produttivi del nostro paese e di questo il settore logistica è “la prova vivente”.

Nessuno si salva da solo: la società attuale è come un motore che per funzionare ha bisogno che tutti i singoli ingranaggi siano ben oliati e perfettamente sincronizzati. Basta un solo ingranaggio che si blocca (e la sanità lo ha drammaticamente dimostrato) che l’intero motore si ingolfa. Anche da qui ricaviamo la necessità di fare fronte comune: occorre mettere al centro gli interessi del proprio campo e non i singoli orticelli!
Il fronte comune contribuisce anche a scoperchiare il vaso di Pandora del sistema locale di potere – che è poi la traduzione locale della direzione del paese da parte dei vertici della Repubblica Pontificia – svelando le connivenze tra padroni e padroncini, ‘ndrangheta, Legacoop, questure e procure e il Partito Democratico. Tale battaglia costringe le istituzioni locali a dover scegliere da che parte stare. Il sindaco e il vescovo sono in prima fila, a parole, nello scongiurare una crisi aziendale che ha e avrà serie ripercussioni su tutto il tessuto economico e sociale della città. Il SI Cobas fa bene, tatticamente, a irrompere nelle contraddizioni che esistono nel campo nemico: tanto più siamo capaci di approfondirle, maggiori possibilità di vittoria abbiamo!
Darsi un piano per arrivare a costruire un governo territoriale delle masse popolari organizzate – come in parte avvenne con i CLN e le organizzazioni di massa durante la Resistenza – è l’aspetto decisivo della battaglia che i comunisti, ovunque collocati, devono promuovere.


Di questo, di come sostenere la battaglia degli operai della FedEx-TNT per valorizzarla ai fini della più generale lotta di classe, delle potenzialità rivoluzionarie di questa terra, della necessità di dotarsi di un piano di liberazione nazionale dai padroni e dalla pandemia e della costruzione del legame tra la classe operaia, masse popolari e movimento comunista, tratteremo a Reggio Emilia il 16 maggio (contattateci per i dettagli!) nell’Attivo federale di presentazione della SFER. Tratteremo di tutto ciò e anche dei nostri progetti su Reggio Emilia, Bologna, Modena, Parma e sul resto della regione.
Vi aspettiamo perché possiate contribuire a costruire la nuova e fieramente rossa, Emilia Romagna!
La Segreteria Federale dell’Emilia Romagna

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