Il bluff di Bergoglio

È uscito a marzo il numero 67 de La Voce del (nuovo)PCI. Segnaliamo qui in particolare l’articolo “Cacciare la Corte Pontificia e il suo governo occulto per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!”. Ne raccomandiamo lo studio perché, come scritto nell’articolo: “Un compagno italiano che si dichiara comunista e tratta, discute, scrive di rivoluzione socialista in Italia e non si occupa del Papato (nel bilancio dell’esperienza e nell’analisi del corso delle cose) è arretrato: non si occupa della conquista del potere e dell’instaurazione del socialismo (e quindi anche della dittatura del proletariato, uno dei tre pilastri del socialismo), ma di elezioni, di rivendicazioni sindacali o politiche (economicismo) o di una combinazione delle due.”

L’articolo è un importante strumento per quanti vogliono fare la rivoluzione socialista nel nostro paese. In particolare mostra nel dettaglio il ruolo dei gesuiti nella storia più recente della Chiesa e nella lotta contro il movimento comunista. Illustra il percorso attraverso cui, da forza che ha sempre prediletto l’azione dietro le quinte, i gesuiti si sono trovati costretti ad uscire allo scoperto, esprimendo con Bergoglio il primo Papa appartenente a quest’ordine nella storia del cattolicesimo. Porta alla luce il loro legame con larga parte dei governi e uomini di potere dell’attuale società.

Per comprendere appieno il testo e la frase riportata è necessario avere chiaro il ruolo che il Vaticano ha nel nostro paese e la natura del pontificato di Bergoglio. Per illustrarli, partiamo da un fatto di cronaca.
L’11 aprile Papa Bergoglio ha detto: “condividere la proprietà non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro”. È solo l’ultima e più clamorosa delle uscite di “sinistra” di Bergoglio.
Perché il capo di un’istituzione come il Vaticano, che dispone di ricchezze immense (tra cui il 20% del patrimonio immobiliare italiano, valutato in circa mille miliardi) che ben si guarda dal mettere al servizio dell’emancipazione delle masse popolari ma anche solo dal condividere coi più poveri, fa una dichiarazione del genere? Il motivo è da ricercare proprio nel ruolo che il Vaticano ricopre in Italia.

Il Vaticano è il principale pilastro del regime politico del nostro paese, che chiamiamo Repubblica Pontificia. Questa venne instaurata negli anni 1945-1949, a seguito della caduta del regime fascista.
Il fascismo, voluto e finanziato dalla borghesia imperialista del nostro paese, era stato travolto dall’esito della guerra e dall’avanzata del movimento comunista. Il rischio che in Italia la classe operaia guidasse le masse popolari a instaurare il socialismo non era mai stato così grave. Per scongiurarlo, la borghesia nel dopoguerra si rimise completamente alla Chiesa e all’imperialismo americano. Le sue velleità di governare politicamente il paese cessarono definitivamente.
Seguì quindi la fase di direzione della Chiesa sullo Stato, tramite la Democrazia Cristiana: una fase che va all’incirca dal 1947 al 1992. Con l’accordo con l’imperialismo americano, l’Italia divenne un nuovo tipo di Stato Pontificio allargato. Ma il Vaticano non portava alcuna responsabilità per le conseguenze del proprio governo. Era insomma un potere irresponsabile e di ultima istanza, tacitamente accettato da tutti i firmatari del “patto costituzionale” e dai loro eredi.

La crisi politica, un aspetto della crisi generale del capitalismo, travolse infine, nel 1992, il regime DC costituito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. La Chiesa venne quindi costretta dalle circostanze a impegnarsi direttamente nel governo del paese.
Nel 2008 la crisi generale del capitalismo entrava nella sua fase acuta e terminale. Questa alimentava tra le gerarchie ecclesiastiche lo scontro sulla linea da seguire nella nuova situazione. Il conflitto si fece così acuto da costringere Ratzinger alle dimissioni, con una manovra che ha un solo precedente nella storia del Cattolicesimo. Ne uscì infine vincitrice la fazione che sosteneva l’elezione di Bergoglio, che divenne il nuovo Papa, senza peraltro che i contrasti si placassero. Al contrario, la guerra sotterranea tra le gerarchie ecclesiastiche continua a suon di scandali, intrighi e colpi di mano, nel pieno rispetto della tradizione vaticana.

Nel contesto di un intervento sempre più diretto del Vaticano nel governo del paese, l’operazione Bergoglio era funzionale a mantenere l’egemonia della Chiesa sulle masse popolari nella nuova condizione di crisi acuta e dispiegata, con l’elezione di un Papa che si presentasse come “anticapitalista”, povero, in lotta contro il marcio della Chiesa e della società, un Papa che agitasse messaggi “rivoluzionari”. Insomma, l’operazione consisteva nel ripescare la figura del Papa “buono”, che già aveva reso un buon servizio alla Chiesa il secolo scorso nella sua lotta contro il movimento comunista.
L’obiettivo era condurre una guerra di conquista dei cuori e delle menti delle masse popolari: porsi come riferimento per le masse popolari colpite dagli effetti della crisi, operare perché queste si affidassero alla Chiesa e alla misericordia per risolvere i loro problemi, incanalare così la resistenza e la mobilitazione popolare verso pratiche ed obiettivi compatibili con il mantenimento della Repubblica Pontificia, per contrastare in definitiva la rinascita del movimento comunista.

La frase pronunciata da Bergoglio l’11 aprile rientra proprio in questa operazione. Se la pandemia, la crisi economica e sociale, portano le masse popolari a comprendere come questa società basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione non funziona più, allora il Papa si deve rivolgere proprio a queste masse per dire loro che l’aspirazione a una società più giusta non ha niente a che vedere con il comunismo, non troverà realizzazione nella rinascita del movimento comunista e nella rivoluzione, ma nell’opera della Chiesa per affermare in questa società i valori cristiani.
Per inciso, questo fa comprendere quanto la classe dominante tema il movimento comunista, nonostante la nostra attuale debolezza, quanto consideri la rivoluzione una prospettiva concreta, più di quanto faccia chi pure si dice comunista.

La frase di Bergoglio dimostra che il comunismo non è un’utopia, ma una prospettiva realistica. Non perché “anche il Papa è comunista”, ma perché la rinascita del movimento comunista è un pericolo tanto reale per la Chiesa da costringerla a prendere contromisure.
Ma senza prospettive concrete, in verità. La Chiesa cattolica è un pilastro dell’imperialismo mondiale, uno dei principali poteri impegnati a mantenere con ogni mezzo l’attuale sistema sociale fondato sulla divisione in classi e la proprietà privata dei mezzi di produzione. Bergoglio non darà ne può dare nessun seguito concreto alle sue belle parole.

Tuttavia, i comunisti devono condurre la lotta a loro volta.
Devono utilizzare la contraddizione tra ciò che la Chiesa predica e ciò che realmente è e fa per contenderle la conquista dei cuori e delle menti delle masse popolari.
Da una parte dobbiamo giovarci della denuncia dei mali del capitalismo che Bergoglio è costretto a fare per mantenere il suo ascendente sulle masse popolari, usarla per alimentare la sfiducia delle masse in questa società. Dall’altra dobbiamo smascherarne l’ipocrisia e soprattutto mettere in luce il ruolo della Chiesa nella gestione del paese, come suo governo occulto, come garante di ultima istanza del mantenimento dell’attuale sistema di potere, mostrare che non ha niente a che fare con il ruolo dei comunisti, che lottano invece per instaurare una nuova e superiore società, il comunismo appunto.
È il contrario di quello che fa la sinistra borghese, dal PRC al Manifesto, che plaude alle parole di Bergoglio e lo acclama come “Papa comunista”.

Per non farsi irretire dalle sirene della sinistra borghese è fondamentale che i comunisti conoscano e comprendano la storia e il ruolo del Vaticano in Italia e nel mondo, le contraddizioni che lo attraversano, le fazioni che lo compongono. Consigliamo la lettura dell’opuscolo Il futuro del Vaticano, un testo datato (pubblicato originariamente su La Voce del (nuovo)PCI n. 23), ma che illustra organicamente la nascita, lo sviluppo, e il ruolo del Vaticano nel nostro paese.
Edizioni Rapporti Sociali
Pagg. 112, 8 euro
Puoi richiederlo a carc@riseup.net

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