Pubblichiamo l’intervista che Indira Pineda ha rilasciato alla nostra Agenzia Stampa per riportare l’esperienza cubana nella gestione della pandemia da Covid-19.
Cuba, come tutti gli altri paesi (Repubblica Popolare Cinese, Repubblica Socialista del Vietnam, Repubblica Democratica Popolare del Laos, Repubblica Popolare Democratica di Corea) dove in misura più o meno ampia vigono istituzioni e altri aspetti del sistema sociale creato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, ha affrontato la pandemia con misure diverse da quelle adottate nei paesi imperialisti o soggetti al sistema imperialista mondiale e con migliori risultati. Basta ad esempio confrontare i decessi indicati con gli oltre 100 mila decessi su circa 60 milioni di abitanti in Italia e gli oltre 545 mila decessi su circa 332 milioni di abitanti USA. La Repubblica di Cuba (abitanti: 11.3 milioni), all’oggi, conta 54.835 contagiati, 4.510 ricoverati, 344 decessi (fonte Ministero della Salute pubblica, OMS).
A partire dal trionfo della Rivoluzione (1959), Cuba ha costruito un sistema sanitario territoriale pubblico con anche una fitta rete territoriale di ospedali e ambulatori, facendo molta attenzione alla prevenzione delle malattie e concentrando mezzi ed energie nello sviluppo della ricerca tecnologica finalizzata all’indipendenza scientifica dai paesi imperialisti. Attualmente, il paese dispone complessivamente di 95.000 medici (circa 9 medici ogni mille abitanti, il primato mondiale).
Quanto alle misure prese nella lotta al Covid-19, le autorità medico-sanitarie cubane hanno previsto l’implementazione di un piano integrato di trattamento epidemiologico differenziato per sani, malati e guariti dal virus che consiste in: a) per i primi, indagine attiva attraverso l’identificazione di soggetti asintomatici, distanza e quarantena sociale responsabile (stare a casa, uscire solo per comprovata necessità per l’acquisto di alimenti o farmaci oppure per recarsi in ospedale), raccolta dei dati epidemiologici, vigilanza e assistenza; b) per i secondi, assistenza sanitaria ad ogni livello, ospedalizzazione e terapia intensiva; c) per gli ultimi, vigilanza domiciliare costante.
Inoltre, Cuba ha attuato provvedimenti aggiuntivi anche in altri ambiti della vita sociale tra cui:
– sospensione delle attività produttive non indispensabili, garantendo ai lavoratori il vincolo con il loro posto di lavoro oppure ricollocandoli in altre attività funzionali ad affrontare l’emergenza;
– riconversione produttiva di aziende per la produzione e distribuzione a prezzi regolati di cibo e gratuità dei dispositivi di protezione individuale;
– uso delle strutture appartenenti alle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR), tra cui alberghi, adatti ad ospitare soggetti contagiati e quelli sotto osservazione, massima operatività della Difesa Civile (l’equivalente della nostra Protezione Civile);
– attivazione dei Consigli di Difesa Nazionale su scala nazionale, affinché il coordinamento con la Difesa Civile e gli altri corpi di pubblica sicurezza (Polizia, Esercito, Finanza, ecc.) sia il più operativo possibile nel soccorso alla popolazione.
Inoltre, Cuba è l’unico paese al mondo ad aver progettato 4 vaccini, tutti finanziati dallo Stato; tra questi, emerge Soberana 2 in fase 3 dei test clinici, di cui l’isola prevede una produzione di 100 milioni di dosi entro la fine del 2021 e la sua distribuzione ai paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia.
Quanto alla mobilitazione popolare, i vertici dello Stato cubano incitano alla partecipazione massiccia della popolazione: attraverso le attività delle organizzazioni di massa legate al Partito Comunista Cubano (PCC), lo Stato riesce ad assistere soggetti a rischio come gli anziani affetti da patologie pregresse, a comunicare nei quartieri informazioni verificate rispetto a pratiche giuste, misure economiche, sociali e sanitarie adottate dal governo nazionale e dal Potere popolare locale (articolato istituzionalmente nei municipi, province, regioni), ecc. Organizzazioni come i Consigli di Difesa della Rivoluzione (CDR, la più grande del paese), l’Unione dei giovani comunisti (UJC), la Federazione studentesca universitaria (FEU), la Federazione delle donne cubane (FMC), l’Associazione nazionale di piccoli agricoltori (ANAP), i Pionieri (OPJM), la CTC (Centrale dei lavoratori cubani), si sono attivate a ogni livello per contribuire alla lotta contro il virus. I membri dei CDR e dei Consigli popolari in ogni quartiere delle piccole, medie e grandi città distribuiscono gratuitamente cibo e farmaci agli anziani e a famiglie che ne hanno bisogno; l’UJC e la FEU hanno migliaia di giovani mobilitati e organizzati nelle campagne di raccolta alimentare in supporto agli agricoltori dell’ANAP, nelle industrie essenziali e negli ospedali come operatori sociosanitari volontari; le donne della FMC combattono sul fronte domestico, medico-sanitario ed educativo; i pionieri sono attivi in colonie infantili e campi ricreativi; infine, i lavoratori iscritti alla CTC sono attivi nella battaglia collettiva per la produttività a beneficio della popolazione, specialmente in campo alimentare.