Parliamo dell’arresto del 10 marzo scorso dei due coordinatori del SI Cobas di Piacenza, Arafat e Carlo, per la mobilitazione (vittoriosa) di inizio febbraio alla FedEx (oltre al loro arresto sono stati denunciati 25 operai della TNT, sono stati comminati fogli di via, revocati permessi di soggiorno e somministrate multe per tredicimila euro).
Ma parliamo anche della condanna a 9 mesi di reclusione comminati al coordinatore del SI Cobas di Bologna, Simone Carpeggiani, per un picchetto del 2014; parliamo delle continue violenze poliziesche contro gli operai che picchettavano la Texprint di Prato; dei recenti arresti di Torino contro i NO TAV (22 marzo 2021) che traggono pretesto dalla manifestazione del Primo Maggio 2019; dello sgombero del rifugio autogestito a Oulx (23 marzo 2021) o ancora dell’inchiesta contro i portuali del CALP di Genova accusati di associazione a delinquere per aver scioperato contro il traffico di armi nel porto e per le manifestazioni antifasciste che si sono svolte in città negli ultimi anni.
Ci riferiamo pure alle 67 condanne a carico degli attivisti del movimento NO TAP pugliese (19 marzo 2021); agli arresti e alle denunce di Firenze del 3 febbraio per la manifestazione del 30 ottobre 2020 e alla raffica di multe che, sempre a Firenze, ha colpito chi si è mobilitato e ha manifestato contro la repressione. Parliamo dei 37 arresti a Torino (9 marzo 2021) per la manifestazione del 26 ottobre 2020 per cui la Procura minaccia di sospendere il Reddito di Cittadinanza ai genitori dei minorenni arrestati (a ulteriore conferma che si tratta di una rappresaglia contro chi è sceso in piazza e non una questione di “giustizia”). Parliamo anche della perquisizione contro i due compagni del Comitato verità e giustizia per le vittime da Covid-19 di Bergamo, indagati perché la Procura immagina un loro coinvolgimento nella spedizione di due bossoli al presidente di Confindustria Lombardia (quell’associazione di assassini che si è imposta per evitare la zona rossa nel marzo scorso causando la strage nella bergamasca).
Ci riferiamo ancora per esempio al fermo, avvenuto lo scorso 5 marzo nella metropolitana di Milano, di due compagni del PC (Rizzo) che dovevano partecipare a una manifestazione in difesa della scuola pubblica.
Questi fatti e i mille altri che per vari motivi non sono conosciuti, nel loro complesso incarnano il movimento politico in corso: repressione poliziesca e giudiziaria per far chinare la testa a chi l’ha alzata, per impaurire tutte le masse popolari e dissuaderle dalla mobilitazione.