Nel mese di febbraio la Confindustria genovese ha attaccato pesantemente l’autorità portuale di Genova. Secondo gli industriali è mancata l’adeguata vigilanza sugli accordi da loro sottoscritti con la Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie (CULMV), lo storico consorzio che gestisce, in forma cooperativa, l’impiego dei lavoratori all’interno del porto.
In poche parole, gli industriali accusano l’autorità portuale (minacciando la richiesta di risarcimento di ben otto milioni di euro!) di aver favorito forme di “estorsione” ai loro danni. Come? Attraverso accordi imposti dal 2013 a oggi, con cui essi sarebbero stati costretti a rimpinguare le casse della CULMV, perennemente in difficoltà. In pratica, un attacco ai salari elargiti ai lavoratori impiegati e la mira, neanche troppo nascosta, di sostituire il consorzio con una galassia di piccole cooperative in perenne lotta e concorrenza fra loro.
Un simile attacco, in una realtà come quella del porto genovese, non poteva non scatenare la mobilitazione. A Genova opera il CALP (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, vedi intervista su Resistenza n.3/2021), un’organizzazione operaia particolarmente attiva sul fronte sia politico che sindacale. Il CALP è divenuto un punto di riferimento importante che fa da pungolo tanto ai sindacati di regime quanto a quelli di base (recentemente i suoi componenti sono passati in blocco dalla CGIL a USB).
Questo scenario ha costretto FILT CGIL, FIT CISL e UIL trasporti a proclamare, per il 5 marzo, lo sciopero con il blocco del porto al quale i lavoratori hanno risposto compatti. Quando la lotta è giusta i lavoratori rispondono, a prescindere da quale sigla sindacale proclami l’agitazione!
Allo sciopero ha aderito ufficialmente con un comunicato anche USB che ha promosso un suo presidio sotto la Confindustria genovese e a cui i lavoratori del CALP hanno preso parte.
Di seguito riportiamo il comunicato di adesione di USB che indica nell’unità della classe il valore imprescindibile della condotta da mantenere.
I Portuali genovesi con USB sotto Confindustria. Ma non è che l’inizio.
Questa mattina, nonostante la pioggia, 50 lavoratori portuali erano con USB sotto la sede di Confindustria in appoggio allo sciopero sulle banchine indetto dai sindacati confederali a cui la sezione USB di Genova ha risposto con l’appoggio in nome dell’unità dei lavoratori. Uno sciopero non nostro ma al quale non ci siamo sottratti perché vogliamo rappresentare tutti i lavoratori in maniera chiara e decisa, senza tentennamenti o paure. Come è tradizione sulle banchine della nostra città.
Per USB Porto tutto questo è solo l’inizio di un percorso sindacale che deve avere come protagonisti i lavoratori. Un percorso che metta in discussione la disparità di trattamento tra lavoratori, che serva a bloccare le mire di Confindustria, dei terminalisti sull’automazione e degli armatori sull’autoproduzione, che possa arrivare fino alla definizione di un nuovo organico portuale rinnovato e aumentato perché se aumentano traffici, profitti e lavoro devono aumentare anche i lavoratori. Un percorso che deve rimettere al centro anche il tema della sicurezza sul lavoro.
Oggi si trattava di rispondere uniti alle provocazioni contro la Compagnia Portuale, USB ha fornito il suo contributo ma la lotta deve continuare nei prossimi giorni con chiarezza di intenti e continuando a puntare direttamente sull’unità interna tra i lavoratori. Una unità tra chi lavora che, insieme a una indispensabile chiarezza degli obiettivi e delle pratiche, è la forza più grande a nostra disposizione.
Unione Sindacale di Base
Porto di Genova
5 marzo 2021
“I lavoratori ricordino che oggi il lavoro è un privilegio”- Questa è l’immediata risposta data dagli industriali genovesi alla mobilitazione del 5 marzo. Bene, ricordino gli industriali che nel socialismo quel privilegio glielo faremo gustare pienamente. Non ci sarà spazio per i piagnistei, il loro contributo alla collettività sarà preteso.
Quale contributo, quale lavoro? Di schiena o di testa? Caso per caso, saranno i lavoratori organizzati a stabilirlo.