[Prato] Prato capitale italiana dello sfruttamento e del contagio in fabbrica? La soluzione sono i lavoratori!

Firenze, 03.04.2021

È notizia di ieri che i padroni della stamperia Texprint di via Sabadell (Prato) hanno inviato lettere di licenziamento a tutti i 18 operai (ad alcuni un semplice messaggio WhatsApp) che dalla metà di gennaio sono in sciopero e denunciano condizioni di lavoro e di vita intollerabili, chiedendo l’applicazione del contratto nazionale di lavoro. Ieri, 2 aprile, le parti erano state convocate dal giudice del lavoro in seguito a un ricorso d’urgenza presentato dall’azienda che chiedeva di inibire le azioni degli scioperanti (presidio e picchetto davanti all’azienda).

Ma all’ultimo momento, e cioè a seguito della presentazione da parte del SI COBAS della memoria difensiva, l’azienda ha rinunciato al ricorso e ha inviato le lettere di licenziamento!

Questa è la risposta dei padroni di fronte alle rivendicazioni dei lavoratori che, nel caso di specie, chiedono l’applicazione del contratto nazionale, e cioè lavorare 8 ore per 5 giorni a settimana (anziché le attuali 12 ore per 7 giorni a settimana). Le istituzioni locali e nazionali tacciono davanti a questo ennesimo sopruso e trattano le aziende capitaliste come zone soggette ad extraterritorialità: vale la legge del padrone e dei suoi profitti, non l’autorità e la legge dello Stato né il tanto strombazzato “bene comune”!

Questo avviene a Prato, città che ha guadagnato, proprio in questi giorni, il triste primato nazionale di contagi da COVID-19 per percentuali di abitanti. I motivi di questa situazione di emergenza ci sono chiari, è la conseguenza dei voleri di Confindustria di tenere tutte le aziende aperte ad ogni costo nonostante la pandemia, provocando il doppio dei morti della prima ondata (nel paese abbiamo superato le 110mila vittime).

La ASL Toscana Centro e il suo direttore, Renzo Berti, hanno scoperto l’acqua calda: il contagio è nelle fabbriche! Infatti, Prato “si presta” a questo disastro, simile a quello avvenuto nella Bergamasca lo scorso anno, in quanto territorio a forte vocazione industriale, è un polo logistico di smistamento delle merci con l’Interporto e le numerose filiali di corrieri nella zona di Calenzano. Non a caso, nonostante sia in zona rossa da metà marzo, si registrano più di 400 contagi a settimana ogni 100 mila abitanti.

I lavoratori del settore con cui abbiamo parlato allo sciopero per il rinnovo del CCNL lunedì scorso, ci hanno raccontato che i protocolli di sicurezza (percorsi differenziati, igienizzazioni, controllo del corretto uso dei DPI e temperature corporee) sono sempre più blandi. Se a tutto questo aggiungiamo il lavoro nero e precario, quindi molto poco tracciabile, come quello denunciato dai lavoratori Texprint e dal SI Cobas, tutto torna.

Berti ha annunciato controlli stringenti per il rispetto delle misure anti-infezione nelle aziende ma sappiamo già che la salute dei lavoratori dipende solo e soltanto da loro, dalla loro organizzazione e dal loro protagonismo: loro devono organizzare l’adozione delle misure necessarie a tutelare la loro sicurezza e quella delle loro famiglie; finanche imporre la chiusura delle aziende laddove necessario!

Come agire?

È necessario costituire organismi di operai nelle aziende private e organismi di lavoratori nelle aziende (ancora) pubbliche che si mobilitano per:

– la chiusura temporanea delle aziende che fanno produzioni non indispensabili, con garanzia di salario pieno per i lavoratori,

– l’adozione di misure di sicurezza e igiene (vedi anche http://sicobas.org/2020/11/15/comunicato-il-si-cobas-a-confronto-con-il-ministero-del-lavoro-e-mise-tutelare-la-salute-e-la-vita-dei-lavoratori-senza-se-e-senza-ma/) ,

– la creazione di squadre locali di lavoratori di aziende chiuse, studenti di scuole superiori e università, disoccupati, per dare informazioni, distribuire materiali di protezione individuale, consegnare cibo e medicine di base a chi non è autosufficiente, rilevare dati e segnalare urgenze, aiutare il personale sanitario. Questa attività deve diventare parte integrante del lavoro che già oggi svolgono i tanti gruppi di sostegno alimentare e le brigate di solidarietà che si sono costituite a marzo scorso;

– il contrasto della repressione poliziesca e padronale contro lavoratori e sindacalisti che denunciano, protestano, scioperano.

Le istituzioni locali, i sindacati confederali, la ASL, i consiglieri comunali e regionali ed esponenti politici che vogliono fare la differenza, che dicono di voler fare la differenza (ad esempio le consigliere regionali del M5S Silvia Noferi e Irene Galletti), che oggi scoprono e denunciano il problema dei contagi nelle aziende e le condizioni di lavoro nelle fabbriche degne dell’Ottocento, devono dare seguito a quanto si propongono di fare coerentemente con quanto prescrive la Costituzione: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme” (art. 35) e le leggi vigenti nel nostro paese: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” (articolo 2087 del Codice Civile).

Gli operai e il resto delle masse popolari devono agire in autonomia, fare tutto ciò che è possibile fare per lavorare in sicurezza e al contempo spingere, costringere, mettere alla prova le dichiarazioni di intenti delle autorità!

In definitiva la via d’uscita dall’emergenza (del capitalismo) è realizzabile solo nella misura in cui i lavoratori si organizzano, stabiliscono collegamenti con organismi operai e popolari di altre aziende, mobilitano e organizzano le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona circostante a svolgere i compiti necessari a far fronte all’emergenza sanitaria, economica, sociale e politica, a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la parte più oppressa della popolazione è privata, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità.

Quando il sopruso si fa legge resistere è necessario ma bisogna andare oltre, passare all’attacco per eliminare la causa del sopruso!

Un governo come quello Draghi, ligio ai capitalisti e piena espressione degli interessi della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei (UE e BCE), americani (USA e NATO) e sionisti (Israele), non vuole e non può prendere misure efficaci.

Le masse popolari hanno bisogno di un governo capace di decidere azienda per azienda, tramite suoi funzionari di fiducia, ove possibile lavoratori dell’azienda, quale deve continuare a funzionare perché necessaria nell’immediato e quale fermarsi fino alla fine dell’epidemia o per un tempo determinato a ragion veduta, che regoli la produzione e la distribuzione dei beni e servizi necessari alla popolazione, che riconverta aziende o ne apra di nuove per produrre strumenti e attrezzature che servono a far fronte all’epidemia.

Serve un governo che assicuri l’assistenza a tutti gli ammalati, ampliando e rinnovando il sistema sanitario pubblico e in nome dell’emergenza requisisca le strutture private che anche a Prato abbondano (come Villa Fiorita), che garantisca un salario dignitoso e condizioni di lavoro sicure e sane a tutti quelli che devono continuare a lavorare e un reddito dignitoso a quelli che per un certo tempo non occorre che lavorino, per tutto il tempo in cui le aziende devono restare ferme. Un governo che organizzi le cose con una visione d’insieme: se chiude le scuole, deve organizzare anche la cura dei bambini che sono a casa; se fa stare a casa le persone per ridurre il contagio, deve organizzare anche gli approvvigionamenti di alimenti e medicinali e assegnare una casa a chi non ce l’ha o vive ammassato con altri in un buco.
Occorre un governo deciso a subordinare alla lotta all’emergenza anche gli interessi dei grandi capitalisti, del Vaticano, delle Organizzazioni Criminali, delle agenzie UE, USA e sioniste. I vertici della Repubblica Pontificia, i padrini di Mario Draghi e della sua accozzaglia di governo che litiga continuamente su tutto, sono incapaci di instaurare e gestire un governo di questo genere.

Un governo del genere sopra indicato può essere costituito solo su iniziativa delle masse popolari organizzate.

Ribadiamo la nostra solidarietà ai 18 operai licenziati dalla Texprint e invitiamo tutti quanti a partecipare alla manifestazione che è stata annunciata dal SI Cobas per il 17 aprile, che promuoveremo e sosterremo al meglio delle nostre forze: spazziamo via il “modello Prato” che puzza di sfruttamento, disastro sanitario e omertà.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

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