[Italia] Scuole sicure: che il 26 marzo sia una tappa per un piano popolare di riapertura

Con l’ultimo DPCM targato Draghi e il passaggio di molte delle regioni in zona rossa, la scuola è nuovamente chiusa. Il governo Draghi ha mostrato fin dalle prime settimane la sua natura e il suo programma di misure lacrime e sangue sferrando un attacco alla scuola pubblica e alla pubblica amministrazione, a partire dall’odiosa nomina di Brunetta a Ministro della Pubblica Amministrazione, noto per la sua avversione contro i lavoratori del pubblico impiego. In queste settimane si sono moltiplicate le mobilitazioni, i presidi, i flash mob, le lezioni organizzate davanti alle scuole dai comitati nati in difesa della scuola e per la sua riapertura. Tutte le mobilitazioni andranno a convergere il prossimo venerdì 26 marzo nella giornata di sciopero che riguarderà personale scolastico, personale del trasporto pubblico e logistica.

La giornata del 26 che ha visto scioperi e iniziative in molte città d’Italia deve essere concepita come una occasione di confronto e coordinamento tra le diverse categorie e settori in mobilitazione e un trampolino per le future iniziative e mobilitazioni. La lotta per la riapertura, la salvaguardia e la ricostruzione della scuola si inserisce nella più ampia lotta contro questo governo antipopolare e guidato dal “pilota automatico” imposto dalla UE. È legata a doppio filo alla difesa e al potenziamento del SSN, alla difesa e al potenziamento del trasporto pubblico, alla lotta di operai e lavoratori per un lavoro dignitoso e in sicurezza, alla lotta delle donne per la conquista del reale diritto al lavoro.

La chiusura delle scuole colpisce duramente tutte le masse popolari: colpisce i giovani che sono isolati o abbandonati al mondo virtuale; colpisce i genitori e principalmente le donne che sono quelle su cui ricade la chiusura delle scuole in termini di perdita del lavoro. Colpisce tutte le masse popolari perché la loro istruzione è una componente della lotta di classe, è uno strumento di cui devono rimpossessarsi.

Nell’ultimo anno infatti chi ha deciso in ultima istanza della riapertura delle scuole sono stati proprio i collettivi studenteschi, le organizzazioni di insegnanti, alcuni organismi sindacali, i comitati formati da genitori, studenti e insegnanti come Priorità alla Scuola con le mobilitazioni messe in campo e l’incalzo sulle istituzioni. Con le loro iniziative, se pur non coordinate e sparpagliate, hanno dimostrato in piccolo che organizzandosi hanno la forza di rendere carta straccia le misure di governo e istituzioni e imporre le misure che rivendicano!

Hanno sperimentato di poter gestire la scuola in sicurezza (seppur non avendo sostegno e aiuti dalle autorità, se non addirittura i bastoni tra le ruote), di poter mandare avanti le lezioni in presenza, di poter riaprire le scuole occupandole, di poter trovare e indicare quali strutture utilizzare per poter suddividere le classi, di avere delle loro graduatorie di precari e esternalizzati e dei loro metodi di reclutamento: insegnanti e operatori scolastici sanno come funziona una scuola e sono capaci di pensare una diversa e piu efficiente organizzazione della scuola. Hanno anche sperimentato in alcune iniziative di avanguardia di poter gestire direttamente la sicurezza sanitaria dentro le scuole mettendo in coordinamento insegnanti, studenti e brigate sanitarie per fare tamponi e screening preventivo nelle scuole occupate dagli studenti. Allo stesso modo son state avviate esperienze di coordinamento con gli autisti degli scuolabus e con i lavoratori del servizio di trasporto pubblico.

Ancora una volta la scuola va riaperta e proprio la mobilitazione dei comitati nati attorno al mondo della scuola può farlo.

Va riaperta alle condizioni di chi la frequenta. Riaprirla alle condizioni della classe dominante infatti significa mettere in contraddizione chi la vuole aperta – chi ha la necessità che lo sia – e chi teme per la sua sicurezza. Alle condizioni di governo e istituzioni la scuola non è un luogo sicuro, come non lo era prima date le condizioni delle strutture e come non lo è nessun luogo di lavoro, dalle fabbriche agli ospedali. Può darsi che in alcuni istituti ci sia una effettiva sicurezza che non giustifica le carenze di tutto il resto delle scuole con maggiore divario. In alcuni casi, come nelle grandi città, si possono trovare scuole all’avanguardia in termini di sicurezza ma poi gli studenti sono costretti ad ammassarsi sui bus e altri mezzi di trasporto. In definitiva però la scuola oggi non è sicura perché chi governa la società sceglie di chiuderle anziché investire nelle misure necessarie per la riapertura in sicurezza!

La sintesi tra riaprire e farlo in sicurezza esiste, ma nessuno porterà la scuola in quella direzione se non proprio chi si mobilita direttamente tra insegnanti, studenti e utenti ossia coloro che ha un vero interesse a farlo. La via per riaprire le scuole in sicurezza non può essere altro che coordinare le esperienze fatte fin qui, estenderle in tutto il paese. Questa è la via per unire le forze nell’interesse della scuola pubblica, di studenti, di lavoratori e di genitori, la via per unire quello che la classe dominante divide.

Da dove partire?

Dividere le classi pollaio e assumere. Con le lezioni in presenza davanti alle scuole le classi possono essere già divise! Coordinarsi con le organizzazioni di insegnanti che possono stendere liste di disoccupati, personale Covid, precari e esternalizzati da stabilizzare per impiegarli da subito!

Riprendersi gli spazi della scuola e trovarne di nuovi. I collettivi studenteschi hanno già dimostrato di potersi riprendere la scuola e riaprirla. Occupare e organizzare lezioni coordinandosi con le organizzazioni di insegnanti; promuovere in ogni quartiere la mappatura degli spazi e strutture chiuse da rimettere in sesto in tempi celeri e da poter usare per dividere le classi pollaio.

Piano sicurezza con screening e vaccinazioni. I comitati della scuola possono legarsi alle Brigate Sanitarie (ad esempio a Milano) per svolgere screening settimanali nelle scuole; possono e devono legarsi alle mobilitazioni in atto per i vaccini, per la liberalizzazione dei brevetti e il reperimento di quei vaccini pubblici slegati da interessi di profitto come Soberana (il vaccino cubano). Possono farlo prendendo contatti con associazioni legate ai paesi come Cuba e facendo pressioni su esponenti come Gino Strada.

Ri-pubblicizzazione e implementazione del trasporto pubblico locale. Coordinarsi e sostenere la battaglia per la ri-pubblicizzazione, per le assunzioni e quindi per il potenziamento dei lavoratori del servizio pubblico: più autisti, più mezzi, più corse!

È questo il piano di riapertura che serve per risolvere la contraddizione tra diritto all’istruzione, diritto al lavoro e diritto alla sicurezza sul lavoro.

Su queste parole d’ordine bisogna mobilitarsi in futuro, per quanto riguarda la scuola, a partire dalla giornata di sciopero e lotta del 26 marzo scorso, parole d’ordine che abbiamo come protagonisti il personale scolastico, personale del trasporto pubblico, organizzazioni e comitati di genitori, collettivi studenteschi, brigate di solidarietà, comitati in difesa della salute pubblica e partendo da qui per ripartire con confronti, discussione, di scambio di esperienze e coordinamento per  iniziative comuni.

Per rimettere in sesto il paese sono le masse popolari a doversi organizzare e far valere la propria forza e imporre un governo d’emergenza che sia loro espressione e non quella di speculatori e banchieri!

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