In vista del nuovo presidio “Giù le mani dalla scuola!” di Priorità alla Scuola (PAS) Reggio Emilia di venerdì 19 (ore 17 in p.zza Prampolini – qui l’evento Facebook), abbiamo brevemente intervistato un insegnante e attivista del nodo locale di PAS.
Prima di lasciare la parola a Davide, che ringraziamo per l’intervista, alcune brevi considerazioni e proposte.
La mobilitazione locale e nazionale di PAS, costante e capillare è particolarmente importante soprattutto ora che, come qui in Emilia Romagna, siamo entrati in zona rossa: le produzioni non essenziali continuano ad essere garantite e difese, i contagi nelle aziende galoppano mentre le scuole vengono chiuse aggravando le condizioni di vita di milioni di famiglie. Chi ne paga di più il prezzo sono le madri lavoratrici costrette sempre di più a mettersi in aspettativa o a lasciare il lavoro per gestire i figli in DAD; studenti, giovani e giovanissimi a cui vengono recisi i contatti con i coetanei e le relazioni sociali così fondamentali a quest’età. Infatti, non è un caso che aumentano abbandono scolastico e fragilità psicologiche, scaricandone nuovamente il peso sulle famiglie già in difficoltà per l’emergenza sanitaria. Il tutto, per garantire il profitto dei padroni e non la tutela reale della salute dei molti. Cosa questa che qui stride non poco, essendo Reggio Emilia “la Città delle Persone” e rinomata in tutto il mondo per la sua educazione dell’infanzia.
È necessario tenere aperta la scuola e rigettare la DAD. Nei prossimi mesi sarà questa la battaglia decisiva per la difesa e la ricostruzione dell’istruzione pubblica. Per farlo dobbiamo costruire in ogni scuola comitati di insegnanti genitori e studenti per:
– un controllo popolare sull’entità e l’impiego del Recovery Found, perché non sia ennesimo campo di speculazione ma perché vengano usati per strutture, spazi e assunzioni;
– vigilare sull’attuazione delle misure di sicurezza, che ne individuino loro di adeguate come hanno già dimostrato di saper fare;
– trovare autonomamente in ogni quartiere e città gli spazi necessari alla scuola pubblica e all’abolizione delle classi pollaio (dalle ex caserme, agli edifici pubblici abbandonati, fino agli spazi della chiesa e delle scuole private!) e promuovere ispezioni popolari in questi spazi chiamando in causa anche eletti e non, esponenti della società civile che hanno a cuore la scuola pubblica perché usino il loro ruolo per mettere al servizio della scuola pubblica gli spazi individuati;
– imporre l’assunzione di tutti gli insegnanti precari e esternalizzati. Gli esempi di DPCM in questi mesi non mancano e nemmeno esempi passati di stabilizzazioni “straordinarie” degli insegnanti.
Buona lettura.
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1. Davide, qual è la reale situazione dei contagi nelle scuole… e dei vaccini per il personale scolastico? Sono state prese misure adeguate per tutelare la salute del personale e degli studenti?
Con i dati della regione siamo veramente una minuscola percentuale dei casi totali in regione. Posso dire che nella mia scuola, liceo Ariosto-Spallanzani, su 185 tra docenti, Ata e uffici, abbiamo un caso positivo, tre da gennaio a oggi; tra gli studenti, su 1372 studenti del liceo 4 positivi e non più di due contemporaneamente da gennaio.
2. In questi mesi abbiamo visto come a fronte del fallimento di governi e istituzioni voi avete deciso di non attendere soluzioni dall’alto ma di combinare la pressione sulle istituzioni a soluzioni che voi stessi avete messo in pratica per prendere in mano la gestione di parti di istruzione. Le lezioni in piazza sono un esempio di questo. Parlaci delle iniziative che avete messo in campo qui a Reggio E. in questo senso per riaprire nei fatti le scuole in sicurezza.
Io in prima persona ho continuato sempre ad andare a scuola e continuerò a farlo, anche con le classi vuote. Scendiamo regolarmente in piazza e mandiamo messaggi ai giornali e ai politici con costanza. La strada è tutta in salita ma non molliamo, il 19 scendiamo in piazza dopo una simbolica lezione in DAD all’aperto con alcuni studenti
Non è l’unica forma di lotta, come da comunicato di lancio del presidio del 19:
– combattiamo nelle scuole, come genitori e come prof, per un rientro in aula e per una scuola migliore;
– combattiamo coi ricorsi che stiamo presentando e che hanno necessità di una forte spinta delle piazze;
– combattiamo contro la disinformazione: che taccia i/le più giovani come untori, quando chi è dentro la scuola è più monitorato e il contagio si diffonde meno che altrove.
Per questo difendiamo:
– Il diritto alla salute: per una vera campagna vaccinale e per delle vere contromisure che frenino i contagi,
– Il diritto all’istruzione,
– Il diritto ad un lavoro degno: che non risenta dei cambi di umore del Governo o della Regione da un giorno all’altro,
– Il diritto a manifestare.
3. Quali sono secondo voi i punti di forza delle battaglie che avete condotto e delle iniziative che avete messo in campo? Quali i punti da rafforzare invece? Come pensate di proseguire? Mappare gli edifici sfitti in città potrebbe essere una linea di sviluppo?
A livello nazionale un’efficace coordinamento che poi si replica nelle regioni e nelle province. Siamo assolutamente dell’idea che ampliare gli spazi scolastici anche riprendendo spazi in abbandono sia una strada da seguire.
4. Abbiamo visto tanti comitati e organismi darsi un’organizzazione interna (responsabilità, gruppi di lavoro, ecc.), com’è strutturato a livello interno il comitato locale?
Il comitato locale prevede due formidabili persone che seguono i tavoli di lavoro e io che organizzo le piazze. Abbiamo una chat di gruppo e alcuni studenti e studentesse volenterosi ci danno una mano per la grafica e ci indicano quale aspetto migliorare per lettere o comunicati stampa.
5. Riaprire le scuole in sicurezza significa mettere in campo iniziative che puntino a risolvere la contraddizione salute-lavoro e salute-diritto allo studio, come hanno fatto ad esempio alcuni sindacati nello stendere dei protocolli di sicurezza autoprodotti che gli operai si occupano di verificare e far applicare all’interno di ogni azienda. Voi che rapporto avete con i lavoratori della scuola? State pensando a iniziative simili?
I protocolli che ci avevano fornito hanno dimostrato di funzionare, manca un presidio infermieristico nelle scuole, necessario sempre e che continueremo a chiedere con insistenza.
6. Gli studenti, i giovani, sono tra i più colpiti dalla gestione criminale di questa emergenza. Che legame avete con loro e con i collettivi e cosa pensate che potrebbero fare per contribuire alla riapertura delle scuole?
Il legame con gli studenti è forte. I collettivi condividono le nostre battaglie per il diritto alla salute e il diritto allo studio.
7. Nell’ultimo giorno in presenza un gruppo di studentesse e studenti ha occupato simbolicamente il liceo Canossa… che posizione avete in merito?
Appoggio totale e sostegno. Io stesso sono andato a sentire le loro ragioni e a dire che le loro ragioni sono le nostre.
8. Tra le iniziative che avete messo in campo c’è la stesura del piano di utilizzo del Recovery. Come pensate di dargli gambe? Avete intenzione di costituire commissioni apposite per controllare l’utilizzo dei fondi da parte di ogni regione o altro?
Ancora sono proposte e naturalmente speriamo a livello nazionale di poter contribuire.
9. Più volte avete mostrato la contraddizione tra le misure di prevenzione adottate dai governi, tutto è aperto tranne le scuole. Aggiungiamo che chiudono piccoli esercizi commerciali, bar, ristoranti, teatri cinema e scuole ma lasciano aperte le aziende, che sono invece il principale luogo di contagio. Che legame avete con gli operai e gli altri lavoratori? Al vostro interno, tra i genitori che ruolo hanno? Pensi sia possibile combinare le vostre battaglie con quelle degli altri settori di lavoratori?
Ci piacerebbe molto avere un maggiore contatto con il mondo del lavoro, è difficile instaurare contatti ma i genitori che ci seguono sono sempre più numerosi, anche quelli che durante la prima ondata avevano sofferto della DAD ma in silenzio ora stanno facendosi avanti chiedendosi dopo un anno perché siamo ancora al punto di partenza.