Nella giornata di ieri Enrico Letta ha assunto la segreteria del Partito Democratico. Si tratta di un’ulteriore manovra da parte dei vertici della Repubblica Pontificia per rafforzare l’operazione di installazione del governo Draghi. Un governo nato a seguito di manovre e intrighi di palazzo che nasconde un commissario di fatto da parte dei gruppi imperialisti, in particolare quelli UE, per tornare a installare governi guidati da partiti ed esponenti delle Larghe Intese (quelli afferenti al polo PD e polo Berlusconi). Tale installazione si è resa più difficile a partire dal marzo 2018 quando su spinta della rabbia e dell’indignazione popolare, il M5S ha assunto il ruolo di prima forza politica del paese, ruolo che via via ha perso man mano che è scivolato verso le Larghe Intese.
Oggi Letta viene presentato come l’uomo in grado di riaccendere le speranze della base militante, che proverà a proseguire la stessa linea politica del suo predecessore (incentrata sull’alleanza col M5S con l’obiettivo di completare il suo assorbimento nel sistema delle Larghe Intese). Ma è l’ennesimo fumo negli occhi. L’ex Presidente del Consiglio non è altro che un personaggio più affidabile per la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e in particolare per quelli europei, impegnati tramite il loro commissario Draghi ad incravattare il paese con il Recovery Fund (vedi articolo Sulla balla del Recovery Fund, sul governo Draghi e il governo che serve alle masse popolari).
Chi è Enrico Letta? Nipote di Gianni Letta, uomo di massima fiducia del Vaticano e vera e propria “eminenza grigia” di Berlusconi e della sua cricca, Enrico Letta (55 anni, nato a Pisa nel 1966) sin da giovanissimo è ben inserito ai piani alti della politica borghese italiana. I primi passi comincia a muoverli infatti tra il 1991 e il 1995 quando ricopre la carica di presidente dei Giovani Democristiani Europei e diventa allievo prediletto di Beniamino Andreatta (l’uomo che da ministro del Tesoro nel 1981 sancì insieme a Ciampi il criminale “divorzio” tra Banca d’Italia e Tesoro, causa della nostra attuale sottomissione alla speculazione finanziaria e al ricatto del debito pubblico), che lo chiama prima come ricercatore nella sua agenzia AREL (Agenzia di Ricerche e Legislazione) di cui oggi Letta è segretario e poi come capo della sua segreteria al ministero degli esteri tra il ’93 e il ’94 (governo Ciampi).
In seguito, negli anni dei governi di “centrosinistra” (’96 – 2001) e della corsa alla moneta unica è vicesegretario del Partito Popolare Italiano, segretario generale del Comitato per l’euro istituito dal ministero del Tesoro e quindi ministro, prima delle politiche comunitarie e poi dell’industria, nei governi D’Alema I, D’Alema II e Amato II.
Tra il 2004 e il 2006 è eurodeputato e in seguito, tra il 2006 e il 2008, è sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri nel secondo governo Prodi, succedendo allo zio che aveva avuto lo stesso ruolo nei governi Berlusconi.
Dal 2009 al 2013 è vicesegretario del PD (segretario era Pierluigi Bersani) mentre tra il 2013 e il 2014 è premier del primo governo che sancisce apertamente le Larghe Intese, prima che la manovra di palazzo ordita da Renzi (“Enrico, stai sereno”), nel frattempo diventato segretario del PD, lo costringa a dimettersi per far posto allo stesso Renzi.
Dopo la fine del suo governo, Letta oltre a continuare ad amministrare le associazioni e i comitati d’affari in cui è inserito (su tutti “VedRò, chiusa per i conflitti di interesse con varie aziende pubbliche e private e sostituita dall’”Associazione TrecentoSessanta” di cui fanno parte diversi dirigenti PD vicini a Letta), riceve diversi incarichi accademici e associativi in Italia e all’estero.
Dal 2015 è membro della sezione europea della Commissione Trilaterale (il “pensatoio” fondato da David Rockfeller all’inizio degli anni ’70 che riunisce politici, manager, finanzieri e imprenditori per alimentare la collaborazione tra i gruppi imperialisti americani, europei e asiatici) e per alcuni anni è stato membro del comitato esecutivo e vicepresidente della sezione italiana di Aspen Institute (altra organizzazione informale della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti, fondata dagli USA negli anni ’50). Dal 2015 ad oggi, Letta si è stabilito prevalentemente in Francia, lavorando per la fondazione Jacques Delors (dal nome dell’ex presidente della Commissione UE che l’ha costituita), di cui è stato presidente fino al 2019, insegnando in diverse accademie e partecipando anche ad una commissione istituita da Macron per la riforma della pubblica amministrazione francese.
Quando la UE chiama… – In sintesi, al di là delle ipocrite frasi di circostanza, la designazione di Enrico Letta è un colpo di mano alle spalle della base del PD (alla faccia delle “primarie” e della “democrazia interna”). Si tratta di un’operazione in cui si combinano due aspetti. Da un lato, la necessità di avere anche alla testa del principale partito delle Larghe Intese un “commissario” dell’UE, in linea con la nomina di Draghi alla presidenza del Consiglio; dall’altro l’esigenza, dopo il fallimento della strategia di Zingaretti – che consisteva nel ridare una sverniciata di sinistra al PD per recuperare il seguito perso nel corso degli ultimi anni e franato a partire dal 2018 – di proseguire nell’opera di sottomissione del M5S e chiarire definitivamente chi deve tirare le fila dell’alleanza.
Enrico Letta ha e avrà certamente la fiducia dell’UE, delle banche, di Confindustria dei vertici dei sindacati di regime, ecc. ma non ha né la fiducia, né il sostegno dei lavoratori e delle masse popolari che ricordano bene le malefatte sue e del suo governo. La sua nomina a segretario è espressione della tregua temporanea firmata da lobbies, comitati d’affari, famiglie malavitose, ognuna in lotta con le altre per difendere ed estendere interessi particolari nella speranza di mettere le mani sui soldi che l’UE continua a promettere (Recovery Fund) e dunque rappresenta tutt’altro che un rafforzamento delle Larghe Intese e del suo principale partito.
Il re è sempre più nudo ed è sempre più chiaro a quella parte democratica e progressista della base PD, la vera natura di questo Partito. Che le Case del Popolo, i circoli Arci e tutti quelli che sono indignati rispetto allo stato di cose presente, si mobilitino e organizzino assieme a comitati, sindacati combattivi e organizzazioni popolari per sabotare l’operazione di “commissariamento UE” del nostro paese con il governo Draghi e di tutti i suoi scendiletto e fiancheggiatori politici. Che sorgano 10, 100, 1000 mobilitazioni contro le Larghe Intese! Che il loro obiettivo sia quello di mirare in alto e puntare a governare il paese!