[Firenze] Non un soldo a chi affama le masse popolari! Rispondiamo alla loro repressione con la nostra organizzazione!

Rispediamo le multe al mittente!

Questa mattina abbiamo appreso dai giornali locali l’ennesima decisione senza senso, del sindaco di Firenze Dario Nardella che vieta la vendita, l’asporto e il consumo di bevande alcoliche in area pubblica dalle 16.00 alle 22.00.

Questa misura rientra nella tanto decantata “lotta alla movida” che nella narrazione corrente è indicata come una delle principali fonti di contagio e sviluppo del virus. È la stessa narrazione di chi scarica la responsabilità e i costi (siamo a 100 mila morti) della pandemia sui comportamenti individuali mentre tutto è stato permesso a Confindustria, mentre la popolazione veniva (e viene) abbandonata a se stessa trovando ristoro solo nella solidarietà popolare di cui le Brigate di Solidarietà, le iniziative di sostegno alimentare, le Brigate Mediche sono esempio.

Certo, lotta alla movida…mentre i lavoratori rimangono accalcati nelle catene di montaggio e sulle linee di produzione delle grandi aziende con i servizi di mensa spesso soppressi così come sospeso è da marzo il diritto di poter fare assemblee in fabbrica.

Va anche bene accalcarsi nei supermercati per permettere alla Grande Distribuzione Organizzata di continuare indisturbata a fare profitto mentre i piccoli negozi alimentari vengono vessati e strozzati dalle suddette misure di contenimento senza un reale sostegno economico da parte dello stato, anzi continua il martellamento fiscale a loro danno.

Questi sono solo alcuni esempi della gestione criminale delle istituzioni borghesi di questa emergenza ma le chiacchere stanno a zero: la verità è che il problema della diffusione del virus sta principalmente nell’inadempienza da parte delle aziende private e pubbliche, e delle istituzioni che dovrebbero controllarle, nel garantire adeguate misure di sicurezza e contenimento del virus. Oltretutto, quando i lavoratori provano a denunciare i problemi sui posti di lavoro vengono sanzionati e intimiditi sulla base degli odiosi vincoli di fedeltà aziendale con cui aziende pubbliche e private provano a tappare la bocca ai lavoratori: decine e decine sono i casi, soprattutto nel comparto sanitario, di lavoratori che hanno subito provvedimenti disciplinari per aver adempiuto al loro dovere e cioè denunciare, informare la popolazione di quanto accade all’interno delle aziende.

La verità è che occorre prendere misure serie ed efficaci per far fronte alla crisi sanitaria e che consistono nel:

– garantire l’accesso universale e gratuito a dispositivi di protezione individuale, tamponi, farmaci e vaccini anti Covid;

– garantire un efficace sistema di isolamento dei positivi e un capillare sostegno alle loro famiglie;

– potenziare la medicina territoriale;

– assumere personale sanitario pubblico;

– adeguare le strutture sanitarie pubbliche e requisire quelle private per ricavare nuovi spazi a fronte della sofferenza delle attuali strutture sanitarie (posti letto, ecc.);

– sostenere tutti i lavoratori dipendenti e autonomi e partite IVA con giusti e celeri indennizzi e ristori;

– tenere aperte le scuole e le università in sicurezza.

Inoltre, da quando sono in vigore le misure di distanziamento sociale sono state comminate decine di migliaia di multe per la loro violazione, solo nell’ultimo periodo a Firenze ne sono arrivate a centinaia.

A ricevere le multe sono soprattutto operai, lavoratori, attivisti politici e sindacali, puniti per aver organizzato o partecipato a presidi, manifestazioni, momenti di aggregazione volti a portare il messaggio di organizzarsi e resistere alla repressione che con la scusa del COVID si sta dispiegando sempre di più.

Tuttavia, non si ha notizia di una sola sanzione comminata ai dirigenti delle tante grandi aziende che, a marzo scorso, hanno riaperto in deroga ai decreti (pur non producendo beni essenziali, come la Whirlpool…), mai controllate dai prefetti.

A Firenze stiamo assistendo a un imponente operazione repressiva a danno di alcuni compagni e attivisti politici e sociali (vedi qui) a cui non solo sono arrivate pesantissime misure cautelari per i fatti della manifestazione del 30 ottobre ma che continuano ad essere perseguitati per la loro attività politica con minacce e sanzioni. Le multe ricevute sono multe arbitrarie e illegittime, non devono essere pagate! Anzi, la campagna contro il loro pagamento deve diventare una campagna di denuncia dei responsabili del disastro in cui versa il paese e di organizzazione e mobilitazione per cacciarli!

Il terreno per sviluppare questa mobilitazione è favorevole, ci sono già sentenze che hanno accolto i ricorsi di cittadini sanzionati per la violazione del distanziamento sociale, perché i DPCM da cui tali sanzioni originano sono, a rigor di legge, illegali e anticostituzionali!

Quindi è necessario che le realtà politiche, i sindacati, i singoli militanti colpiti dalle sanzioni siano decisi a non pagarle e a mobilitare le masse popolari su questo terreno: è questa la via per stroncare l’operazione repressiva messa in campo con il pretesto della pandemia.

Il Partito dei CARC è disponibile a sostenere quanti intendono organizzarsi in questo senso.

Sulla base della nostra esperienza le misure da prendere in caso di multe ricevute per violazione dei DPCM sono le seguenti:

1. A seconda della natura del provvedimento, bisogna fare ricorso o al Prefetto per violazione dei DPCM o al governatore della vostra Regione per violazione di ordinanze regionali, preparando una memoria difensiva in cui si indicano come si sono realmente svolti i fatti, con eventuali testimonianze come foto, video o altro.

2. nella memoria difensiva si deve chiedere l’annullamento del verbale e l’archiviazione della sanzione pecuniaria. Si può richiedere anche un’audizione al Prefetto o al governatore per discutere del caso, se venisse accettato può essere occasione per organizzare dei presidi di solidarietà e denuncia. La memoria difensiva va poi inoltrata all’istanza competente tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

3. Ogni ricorso contro queste multe è individuale, ma è buona pratica promuovere azioni e ricorsi collettivi.

4. Se il Prefetto o il governatore non annullano la sanzione, serve fare poi ricorso a un giudice di pace e può essere occasione di ulteriore mobilitazione!

Dunque, facciamo appello a tutti gli organismi, collettivi e singoli che stanno ricevendo queste misure a non pagare le multe, a denunciarle pubblicamente, a organizzarsi con altri anche dal punto di vista legale, a istituire una raccolta fondi per le spese legali, a mettersi in contatto con noi, a unirsi per sviluppare un’azione comune e allargare il fronte di chi lotta contro la repressione.

Federazione Toscana del Partito dei CARC

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