Mercoledì 10 febbraio i compagni della Sezione di Massa del P.CARC hanno organizzato un incontro tra la brigata Rotta Solidale, cui stanno partecipando, la brigata Solidarietà Popolare di Milano e la brigata Giovani in Solidarietà di Colle Val d’Elsa, di cui io faccio parte.
Credo sia importante fare conoscere questa iniziativa, piccola ma molto significativa, perché va nella direzione di promuovere il coordinamento e lo scambio di esperienze tra brigate.
Rotta Solidale ha cominciato le attività di distribuzione dei pacchi spesa da pochi mesi e ora si ritrova ad affrontare problemi a cui la brigata di cui faccio parte e quella di Milano, che sono attive fin dal primo lockdown, hanno già dato alcune risposte.
La principale questione su cui ci siamo confrontati è stata la necessità di superare la logica dell’assistenzialismo e di comprendere in che modo farlo.
La chiave di volta per le brigate di Milano e Colle Val d’Elsa è stato il coinvolgimento nelle attività della brigata delle stesse famiglie che ricevono i pacchi. Inizialmente non è stato un semplice invitarle a questa o quell’altra iniziativa o chiedere loro qualcosa in particolare, ma è ormai avviato un percorso attraverso il quale esse partecipano direttamente, da protagoniste, alle attività della brigata.
Alcuni passi per facilitare questo percorso sono stati: far venire le famiglie a ritirare i pacchi nelle sedi anziché abituarle alla consegna a domicilio; formulare dei questionari per ragionare assieme a loro delle problematiche più generali provocate dall’emergenza; coinvolgerle in assemblee e discussioni promosse proprio nei giorni della consegna dei pacchi e, infine, suddividere il lavoro da svolgere e assegnare a tutti un ruolo.
Come brigate ci siamo quindi confrontate su come e dove recuperare il cibo di distribuire. La principale riflessione a riguardo è che per quanto cibo si possa raccogliere, non potrà mai essere sufficiente a fare fronte alla povertà dilagante. Anche le famiglie che partecipano alle attività vedono e toccano con mano questo aspetto e ciò spinge tutti a un ragionamento sul fatto che è necessario “andare oltre la solidarietà” e, proprio per alimentare la solidarietà, è necessario mettere in campo iniziative di lotta.
I compagni di Rotta Solidale, al cui interno ci sono realtà strutturate e anche il sindacato USB, hanno infine riportato l’esperienza di come hanno coinvolto alcune famiglie che ricevono gli aiuti alimentari nelle manifestazioni per il diritto alla casa e per accedere ai sussidi previsti per l’emergenza (il cui accesso è spesso ostacolato dalle istituzioni). Su questo ci hanno passato materiali che hanno prodotto utili a sviluppare un percorso in questo ambito (a me hanno inviato, ad esempio, un documento sul numero delle case sfitte nelle province toscane).
Ci siamo lasciati con una comprensione maggiore dell’importanza di creare momenti come questo, con il proposito di rivederci, dare continuità al confronto e allargarlo ad altri.
Chiara