Nello scorso numero di Resistenza abbiamo scritto delle mobilitazioni del mondo della scuola contro la Didattica a Distanza (DaD) e per la riapertura delle scuole in sicurezza. Nelle ultime settimane queste proteste si sono moltiplicate e si estendono oggi in molte zone d’Italia, ma soprattutto si stanno sempre più saldando con le mobilitazioni contro il governo Draghi.
Il rientro al governo di personaggi come la Gelmini (al Ministero degli Affari Regionali), autrice di una delle riforme della scuola più odiate degli ultimi decenni da cui scaturirono il movimento dell’Onda e le grandi proteste studentesche del 2008-2009, o Brunetta (Ministero della Pubblica Amministrazione), rende ben chiaro agli studenti che il governo “dei competenti” in realtà non porterà niente di buono alle masse popolari. In questo articolo riportiamo alcuni aggiornamenti sulle mobilitazioni in corso nelle scuole e nelle università.
Il 30 gennaio è stata occupata la Facoltà di Lettere a Napoli. Motivo dell’occupazione, come spiegato dagli studenti, è la protesta contro le chiusure indiscriminate degli atenei che da un anno ormai non permettono quasi in nessun caso lezioni in presenza, impediscono di usufruire degli spazi di studio e delle biblioteche, mentre la retta annuale da pagare è rimasta immutata. Oltretutto, in nessun caso gli studenti, che vivono quotidianamente l’ateneo e forse conoscono meglio di chiunque altro i suoi problemi e le sue risorse, sono stati interpellati per prendere decisioni in merito alle modalità con cui proseguire la didattica. Questo ennesimo problema, dicono giustamente, si inserisce in una situazione di generale smantellamento del diritto allo studio universitario che si protrae ormai da anni.
L’occupazione della facoltà ha smosso ampiamente le acque: il Rettore, per ritorsione, ha chiuso l’intero ateneo e la sua decisione ha spinto gli studenti che non hanno partecipato all’occupazione e che si sono ritrovati a non poter svolgere esami o a dare tesi di laurea, a schierarsi contro la mobilitazione alimentando così la guerra tra poveri tra le loro stesse fila.
Sempre a Napoli, il 29 gennaio è stato occupato il liceo classico “G. B. Vico”, per protestare contro la beffa della riapertura prevista il 1 febbraio senza adozione alcuna delle necessarie misure di sicurezza e a fronte del vergognoso scaricabarile tra Regione, enti locali e singole istituzioni scolastiche a cui De Luca ha delegato ogni responsabilità. A seguito dell’occupazione, tre studenti sono stati accusati dalla dirigenza di aver danneggiato l’edificio, di aver impedito lo svolgimento delle attività didattiche e di aver impedito l’ingresso del personale e di conseguenza rischiano la bocciatura. Per questo, il 23 febbraio, è stato indetto un presidio fuori la scuola in loro solidarietà.
Anche a Milano gli studenti dell’assemblea di Scienze Politiche hanno occupato la biblioteca della facoltà per permettere di tenerla aperta oltre le h.16:00 e garantire quei servizi che l’amministrazione universitaria non è intenzionata a dare. A seguito di questa occupazione e della contrattazione con il rettorato, gli studenti sono riusciti ad ottenere l’impegno da parte dell’università di aprire nuovi spazi per lo studio e hanno obbligato il direttore generale ad assumersi le sue responsabilità nei confronti del corpo studentesco.
Continua l’ondata di occupazioni delle scuole superiori anche a Roma. Dopo il Kant e il Pilo, a fine gennaio sono stati occupati il liceo Ennio Quirino Visconti, il Mamiani e il Socrate. Un segnale di protesta contro una ministra “tardiva e inadeguata”, hanno detto e scritto, e anche contro il premier Draghi “che ci chiede di andare a lezione in classe fino a luglio”, ma così “tiene studenti e professori ostaggi di un sistema che non funziona”. Draghi dicono è un Presidente del Consiglio “in assoluta continuità con i governi che hanno tagliato l’istruzione negli ultimi trent’anni”.