Nel 68° Anniversario della morte di J. Stalin

Il movimento comunista rinasce sulla base del marxismo-leninismo-maoismo

Il 68° anniversario della morte di Josif Stalin (5 marzo 1953) costituisce un’importante occasione di riflessione sul bilancio dell’esperienza dei primi paesi socialisti e sulla rinascita del movimento comunista.
Stalin ha avuto un grande ruolo nella costruzione del socialismo e nell’espansione della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale poichè per 30 anni ha diretto il partito comunista del primo paese socialista della storia, l’URSS.
Per i borghesi è stato il terrore fatto persona poichè ha guidato l’edificazione del socialismo, dimostrando che un mondo diverso dal capitalismo era possibile e liberava le masse popolari dalla cappa di oppressione materiale e morale a cui la borghesia imperialista le costringe e perchè ha guidato vittoriosamente la resistenza contro il tentativo di annientamento dell’URSS che la borghesia imperialista affidò a Hitler e al nazismo.

Per le masse popolari di tutto il mondo è stato il simbolo della liberazione dalla dittatura terroristica della borghesia, della sovranità nazionale e dell’internazionalismo proletario. In una parola, del socialismo.
I pure mai eguagliati risultati nella costruzione del socialismo, in particolare in URSS, subirono un progressivo ridimensionamento quando, dopo la morte di Stalin, i revisionisti moderni si installarono alla direzione del Partito Comunista. Iniziò una fase di progressiva restaurazione del capitalismo in URSS e di conseguenza in moltissimi dei paesi socialisti che erano sorti su spinta della vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e della vittoria sul nazifascismo.

Come fu possibile?

Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che coincideva anche con la fine della prima crisi generale del capitalismo, il movimento comunista internazionale era convinto che nei paesi imperialisti una nuova fase di crisi avrebbe, in breve tempo, portato al crollo del modo di produzione capitalista e che, nei paesi socialisti, la vittoria sul nazifascismo avrebbe garantito il definitivo consolidamento delle conquiste ottenute con la costruzione del socialismo e che la lotta di classe si sarebbe attenuata.

Questa tesi trova riscontro nella Costituzione sovietica del 1936 (“la Costituzione di Stalin”), che riconosceva uguali diritti per tutti i cittadini sovietici, attenuando le discriminazioni di classe, e anche nello Statuto del PCUS, approvato nel XVIII Congresso del 1939.
Il centro della questione fu che Stalin arrivò a comprendere, a riconoscere e a indicare che i contrasti di classe si sarebbero acuiti man mano che l’Unione Sovietica avanzava verso il comunismo, tanto che nell’opuscolo Problemi economici del socialismo in Unione Sovietica (1952) lanciò un allarme sulla necessità di affrontare le contraddizioni che si andavano sviluppando. Tuttavia non comprese pienamente la forma che andava assumendo la lotta di classe nella società socialista, come del resto non aveva una chiara analisi riguardo alla natura e alle caratteristiche della borghesia propria dei paesi socialisti. Ne conseguì la debolezza nel contrastare l’influenza delle concezioni borghesi all’interno dello stesso Partito Comunista.

Pertanto, sta in un limite di esperienza e di dialettica la radice delle difficoltà a formare, educare e organizzare una sinistra interna al Partito adeguata ad affrontare con successo le contraddizioni che si ponevano all’interno del PCUS, nell’URSS e, di conseguenza, nell’intero movimento comunista internazionale.

Fu Mao Tse-tung che, successivamente, traendo insegnamento dall’esperienza sovietica, fece una più approfondita analisi delle questioni che stavano avviluppando e portanto all’esaurimento la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale: la natura e le caratteristiche della borghesia propria del modo di produzione e della società socialista (incarnata dai dirigenti del Partito, dello Stato e delle organizzazioni di massa che si oppongono al rafforzamento del potere operaio e popolare), le forme e il contenuto della lotta di classe nei paesi socialisti.

In ragione delle sintesi elaborate da Mao, il maoismo è lo sviluppo del marxismo-leninismo e rappresenta una superiore tappa della teoria scientifica del movimento comunista. Chi ha l’obiettivo di rimettere l’umanità sul cammino temporaneamente interrotto dai revisionisti moderni deve conoscere, assimilare e usare il marxismo-leninismo-maoismo.
In questo modo le giuste celebrazioni degli impareggiabili risultati ottenuti dal movimento comunista del secolo scorso e dei dirigenti che di quel processo erano alla testa, si combinano con lo sforzo per affrontare e superare i limiti e correggere gli errori che rallentano la rinascita del movimento comunista. Per compiere l’impresa che al vecchio movimento comunista non riuscì: instaurare il socialismo in un paese imperialista.

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