[Napoli] Insediamento arcivescovo Battaglia: altro che chiacchiere, imporre le misure popolari che servono!

Il 3 febbraio si è insediato il nuovo arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, che dopo 14 anni prende il posto del “papa rosso” Crescenzio Sepe, mantenuto a lungo “in prorogatio” e dimessosi per raggiunti limiti di età.

La nomina del nuovo arcivescovo, con un passato da dirigente di istituzioni socio-sanitarie di proprietà della Chiesa (dalle Comunità terapeutiche per i tossicodipendenti di Don Mario Picchi alla fondazione Betania di Catanzaro) e con ampie relazioni nel mondo delle associazioni antimafia e degli enti caritativi (è amico di don Ciotti di Libera e di don Virginio Colmegna della Casa della Carità di Milano), suscita interesse e attese in tanta parte delle masse popolari.

La sua immagine del resto è quella del “prete di strada”, perfettamente in linea con le dichiarazioni di intenti di papa Bergoglio sulla povertà, la legalità, le tasse, il lavoro, ecc. Basti pensare alle prime parole e alle prime iniziative immediatamente successive alla nomina. Dalla visita ai carcerati, al caffè con l’operaio della Whirlpool, fino all’incontro con la famiglia del vigilante ucciso il 3 marzo 2018: è tutto una sequela di iniziative per dimostrare la sua vicinanza “agli ultimi”.

La nomina di Battaglia non è altro che la riproposizione a livello locale di quello che l’investimento su papa Bergoglio ha rappresentato per il Vaticano a livello nazionale e internazionale. Il sistema politico della borghesia, di cui il Vaticano è cuore pulsante nel nostro paese, è in una crisi profonda e sempre più perde prestigio, consenso e appoggio tra i lavoratori, gli operai e i precari. Prestigio, consenso e appoggio senza i quali non può governare e soprattutto dare una copertura politica allo sfruttamento, l’oppressione e alla repressione delle masse popolari.  

Bergoglio e Battaglia parlano bene, ma le masse popolari devono giudicarli in base a quanto alle belle parole di uguaglianza e solidarietà corrispondano i fatti. Con le belle prediche non si mangia, non si ottiene un testo sulla testa, non si trova un lavoro, non si rimette in sesto la sanità pubblica e non si risolve nessuno dei problemi concreti con cui i lavoratori, i precari e i disoccupati sono costretti a fare fronte, al di là che essi siano credenti, atei, agnostici o aderenti ad altre religioni.

Che fine farebbe il buonismo “socialisteggiante” di Bergoglio e soci se confrontiamo le loro parole con quello che la Chiesa potrebbe fare e non fa? Se confrontiamo le sue invettive contro la “proprietà privata” con i beni che gestisce la Chiesa? Se desse seguito a pagare le tasse sui patrimoni ecclesiali come chiede di fare alle masse popolari italiane? Se alla proposta di pregare per la salute del popolo colpito dall’epidemia da Convid-19 facesse seguito la rinuncia a ogni contributo statale per gli ospedali e le cliniche private che gestisce o mettesse in libero commercio tutti i farmaci presenti nella farmacia vaticana?

Bergoglio e la sua cricca, letti in questa maniera, non sono che la riproposizione a sinistra della solita solfa pretesca “fai quello che dico ma non fare come faccio io”, solfa che da anni esponenti della sinistra borghese alla Bertinotti, Vendola e simili ripetono a ogni piè sospinto.

La verità è che il Vaticano, costituisce un centro di potere occulto, un governo nascosto e irresponsabile del paese (la Repubblica Pontificia) che, senza assumersi direttamente la responsabilità delle sue scelte davanti alle masse popolari, impone e fa valere la propria autorità e la propria influenza in tutti gli ambiti della vita economica e sociale del paese.

È per questo che in queste settimane stiamo assistendo a roboanti reazioni di autorità e uomini politici della città alla nomina di Mimmo Battaglia! Tutti accorrono per legittimarsi e a sottomettersi al nuovo che avanza. Esulta il neosenatore Sandro Ruotolo, si scapicolla De Magistris, appena candidatosi alla presidenza della Regione Calabria, per fotografarsi col vescovo esultando “per il legame sempre più forte tra Napoli e la Calabria” (sic!), intonano cori di giubilo tutte le anime belle della politica cittadina che scodinzolanti siedono ai piedi di Battaglia e della sua Curia.

La nomina di Battaglia (uomo “di seconda fila”, vicino a Bergoglio, con vasti legami all’interno dell’associazionismo antimafia e con ruoli negli enti caritativi e nelle istituzioni sanitarie del Vaticano) è quindi il sintomo della necessità per la Chiesa di ripulirsi per salvarsi dalla tempesta della crisi, rincorrendo la mobilitazione spontanea delle masse popolari che monta a Napoli e in tutto il paese.

Non si tratta, quindi, né di sperare che Battaglia si faccia promotore di un rivolgimento sociale, né di limitarsi a denunciarne gli inganni. Si tratta piuttosto di usare gli appigli offerti dalle sue parole e dalle sue prime mosse più o meno “socialisteggianti” per alimentare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e costringere il nuovo arcivescovo a passare dalle parole ai fatti.

Gli organismi e i comitati popolari della città devono costringere Battaglia e i suoi complici (organizzazioni criminali, Confindustria, l’associazionismo dell’antimafia padronale, ecc.) ad attuare le misure necessarie alle masse popolari per fronte all’emergenza sanitaria, economica e sociale in corso. L’arcivescovo Battaglia mostri nella pratica la sua buona volontà: metta gratuitamente a disposizione delle masse popolari falcidiate dall’emergenza Covid le strutture sanitarie della Chiesa, scenda in lotta contro la chiusura e per la riqualificazione degli ospedali del centro storico, dia agli operai della Whirlpool e delle altre aziende in crisi gli immensi fondi di cui la Curia dispone!

Non è quindi una questione di fede. L’immagine della povertà dilagante che si diffonde nel nostro paese e nel mondo opposta all’opulenza, lo sfarzo e alla doppia faccia dei vertici del Vaticano, certamente sono un motivo di indignazione, rabbia e insofferenza anche per i credenti. Questo perché la contraddizione principale non è tra fedeli e infedeli, come provano a raccontare i vertici della Chiesa cattolica, ma tra sfruttati e sfruttatori.

Che anche per i fedeli, quindi, la lotta di classe diventi un’arma per vivere fino in fondo gli aspetti sani e progressisti della propria fede, eliminando i privilegi di chi da secoli la sfrutta per alimentare il proprio ruolo da oppressore oscurantista e parassitario!

I comitati, i collettivi, le associazioni, i sindacati combattivi, le organizzazioni politiche sane e i sinceri democratici si mobilitino perché la prossima campagna elettorale per le amministrative napoletane diventi il terreno su cui individuare le misure necessarie e pretenderne l’attuazione piegando la volontà politica di chi “comanda” Napoli. Potere al Popolo al PRC, da Sinistra Italiana a Dema, ecc. si mobilitino in questa direzione, sostengano la mobilitazione delle masse popolari napoletane, rompano con quei poteri che affamano e sfruttano la maggioranza della popolazione e con quei partiti politici che ne difendono gli interessi, dal PD a Forza Italia, dalla Lega a Fratelli d’Italia e Italia Viva.

Non sono i padroni ad essere forti, sono le masse popolari che devono imparare a far valere la propria forza!

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