[Brescia] Chi ha paura che la classe operaia si mobiliti? Rispediamo al mittente i tentativi di intimidazione della DIGOS

Martedì 9 febbraio 2021 la sezione di Brescia del P.CARC, come ogni mese, è andata a fare un volantinaggio all’IVECO per sostenere e spingere i lavoratori a organizzarsi, per non subire la morte lenta dello stabilimento e contrastare i disegni degli Agnelli-Elkann mirati alla dismissione produttiva e alla speculazione finanziaria.

In questa occasione i compagni hanno portato agli operai la parola d’ordine di mobilitarsi per impedire l’installazione del governo Draghi. Questo è un tentativo dei poteri forti di imporre più speditamente un programma di lacrime e sangue ai danni dei lavoratori e dei pensionati, di far fuori quella parte dei parlamentari che sono stati espressione, in campo elettorale, della ribellione e distacco delle masse popolari dai governi delle Larghe Intese (polo PD e banda Berlusconi) e che hanno portato il M5S a vincere le elezioni politiche nel 2018.

Arrivati ai cancelli i compagni hanno trovato, come in altre occasioni, anche i militanti di Lotta Comunista a diffondere volantini e giornali. Oltre a loro erano presenti alcuni delegati FIOM e il segretario della Camera del Lavoro di Brescia, Francesco Bertoli.

In questo contesto e nel mezzo del via vai dei lavoratori, la DIGOS si è intrufolata iniziando a identificare i compagni impegnati nel volantinaggio, tra cui alcuni operai della fabbrica, delegati sindacali FIOM militanti di Lotta Comunista e i compagni del P.CARC, tanto che lo stesso segretario della CGIL Bertoli ha difeso in maniera decisa il diritto di condurre la propaganda politica ai cancelli della fabbrica, denunciando il fatto che mai in tanti anni gli sia capitato di vedere una cosa del genere fuori dall’Iveco!

Ovviamente le ragioni avanzate dalla funzionaria della DIGOS, che sarebbero riconducibili a ordinarie perlustrazioni ai cancelli delle fabbriche per prevenire “assembramenti”, sono buffonate. Dimostrano quanto i padroni abbiano paura che la classe operaia alzi la testa, quanto temono che si organizzi e si leghi strettamente ai comunisti. Alla faccia di chi dice che la classe operaia non esiste più!

In realtà i nervi sono particolarmente tesi perché in questi giorni si sta tentando di insediare l’ennesimo governo illegittimo e anti-popolare, contro il quale si registrano le prime mobilitazioni: è di sabato 6 febbraio il presidio cittadino “No Draghi”. Inoltre, Iveco è al centro di un’operazione finanziaria degli Agnelli–Elkann, che sono in procinto di venderla alla cinese FAW, mentre ancora non sono chiari i destini dei suoi 1700 lavoratori, attualmente già alle prese con il Contratto di Solidarietà. E ancora, l’azienda ha reso noto in questi giorni che non pagherà il premio di produzione dovuto per l’anno 2020, impoverendo ulteriormente i salari di chi ha già subito le decurtazioni dovute alla cassa integrazione per Covid.

Non è certo un caso che questo episodio avvenga a breve distanza di tempo da alcune iniziative in cui i comunisti bresciani, con le rispettive organizzazioni e partiti, hanno costruito delle mobilitazioni unitarie: quella per il centenario della fondazione del PCdI e quella contro Draghi. Non è un caso che questo attacco venga fatto ai cancelli dell’Iveco, che è proprio il terreno dove si sta sperimentando con più costanza l’unità d’azione fra diverse organizzazioni comuniste e alcuni operai nel Comitato Futuro Iveco. Quello che è sicuro è che è alta l’attenzione verso quello che si muove dentro e fuori dalle fabbriche e fra le masse popolari, così come è alta l’attenzione nei confronti dei comunisti.

Solidarietà anche ai compagni di Lotta Comunista, agli operaie e delegati intimiditi fuori dai cancelli dell’IVECO!

Avanti con più determinazione: serve organizzarsi, mobilitarsi e coordinarsi tra operai dei vari stabilimenti FCA-CNHi, indipendentemente dalle tessere sindacali, con gli operai della Whirlpool, precari e partite IVA, infermieri e personale ospedaliero, giovani, pensionati e donne delle masse popolari, per far fronte alla morte lenta delle aziende, per prendere in mano la gestione dell’emergenza sanitaria e sociale come hanno fatto le brigate di solidarietà e quelle sanitarie, per impedire che che si installi il governo delle banche e dei padroni, il governo Draghi.

Quello di cui abbiamo bisogno è un governo d’emergenza popolare, promosso e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari che da nord a sud del paese sono alla testa delle mobilitazioni per difendere dalla speculazione e dal degrado economico e sociale il tessuto produttivo e i servizi pubblici, come la scuola e la sanità.

Il futuro è nelle mani della classe operaia e delle masse popolari organizzate!

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