In città, da un paio di settimane, tiene banco la polemica sul videoclip trap “Homie” del giovane Gani girato al Villaggio Stranieri: è il tipico esempio di quando si guarda il dito invece che la luna.
La campagna di criminalizzazione di giovani e giovanissimi (diversi i minorenni) che ne è nata non tiene conto delle radici delle manifestazioni del malessere che le nuove generazioni esprimono come forma di resistenza a un mondo che intossica e ammorba cuore, sentimenti e menti. Una situazione aggravata da una di campagna d’odio velata, dove il moralismo la fa da padrone nei migliore dei casi: infatti, qual è stata la risposta? La repressione.
In una terra come la nostra pesantemente infiltrata dall’’Ndrangheta e da speculatori ambientali, la Questura ha pensato bene di dispensare perquisizioni domiciliari, avvisi orali, multe (per un totale di 20 mila euro) e segnalazioni ai servizi sociali ai danni dei giovani che hanno girato il videoclip. Da qui, il passo alla criminalizzazione è stato breve: titoli in prima pagina e una rincorsa a chi riusciva meglio a scaricare le responsabilità sugli adolescenti, nuova “teppaglia” che non possiamo tollerare nella “città delle persone” (che lo è sulla carta visto che la cementificazione procede divorando salute e territorio, la Sanità privata ha fatto profitto con l’emergenza sanitaria, un’Amministrazione Comunale a guida PD votata alla difesa degli interessi di IREN, ecc.).
Rimanere sulla superficie delle questioni è il miglior modo per lavarsi la coscienza, ergersi a giudice e non sforzarsi per trovare una soluzione. Per uscire dal pantano, la prima questione da porsi è se è il videoclip ad essere il problema o piuttosto è un sintomo di una società malata che ai giovani proletari riserva solo emarginazione, incertezze e assenza di futuro. Se la società (questa società capitalista) è marcia, è chiaro che anche gli “eroi” a cui guardano i giovani sono marci fino al paradosso che si puniscono i giovani che “emulano i criminali” piuttosto che i veri ‘ndranghetisti, spesso in giacca e cravatta alla corte della gestione politica locale.
Per sviluppare un dibattito sano e costruttivo in materia, e cioè sul presente e sul futuro dei giovani, rilanciamo l’articolo che abbiamo pubblicato in Resistenza 7-8/2020 “Bamboccioni, schizzinosi, fragili… sono i giovani a essere “sbagliati” o è la società?”: la sua lettura è fortemente consigliata, perché guarda alla luna e pone la soluzione, ovvero cambiare ordinamento sociale e cioè costruire il socialismo, cura di tutti i mali (economici, sociali, ambientali, psicologici).
A quanto sostenuto nell’articolo aggiungiamo alcune riflessioni utili ad approfondire il ragionamento:
– La cultura del “sesso, droga & rock ‘n’ roll” è una delle punte massime dell’espressione con cui viene promossa la distrazione dalla lotta di classe in corso, unica bussola per dare pienezza alle singole esistenze come dimostrano le storie degli operai delle Officine Reggiane, dei partigiani e delle staffette, tutti giovani e giovanissimi.
– Nessuno spazio di sana aggregazione è in funzione in città (un’assenza cronica e non imputabile alla pandemia da Covid-19) e con la chiusura di circoli ARCI, case del popolo e centri sociali il panorama si è andato ad aggravare ulteriormente: da qui l’importanza di riaprire questi presidi territoriali, pena ne è contribuire, volenti o nolenti, allo sbando di vecchie e nuove generazioni. È una questione di volontà politica: riaprire in sicurezza si può (fornendo DPI gratuitamente, sanificando i locali, riqualificando le piazze e i parchi, ecc.), non farlo significa che non si ha interesse. Da qui l’appello ad organizzarsi per non far morire di asfissia questi polmoni per i nostri quartieri e per le generazioni che li vivono! Riapriamo insieme, gestori soci e residenti i nostri circoli: ne va della nostra salute e dell’economia di interi quartieri!
In questo, rientra anche la mancanza di attività sportive accessibili e capillari: è una di quelle attività che, per un verso o per un altro, dà regole di vita collettiva ai giovani e ne stimola una quotidianità sana nelle relazioni sociali.
– Mesi di Didattica a Distanza (DAD) e stentate riaperture delle scuole contribuiscono a non avere dei punti fermi, boe nella quotidianità di decina di migliaia di studenti: l’aggregazione tra coetanei è uno dei pilastri nella formazione dei giovani, per loro stessa crescita sociale e umana. Limitare o precludere tutto ciò non può che produrre devastazione: sono infatti in crescita i casi di autolesionismo, i tentativi di suicidi, l’uso di droghe e simili. Di fronte a tutto ciò è fondamentale attivarsi dentro e fuori le scuole, trasformarle in veri e propri centri di nuova formazione e di riscossa. Significa cioè partecipare da protagonisti alla costruzione di una nuova società, già oggi, dando un senso alle proprie vite e assumendo un ruolo positivo. Sono tanti e variegati i sommovimenti che lo confermano: le Brigate di Mutuo Soccorso, le proteste contro la DAD, le occupazioni delle scuole in sicurezza per le riaperture, i presidi di genitori, insegnanti e studenti in piazza, ecc. e in tutto questo sono i giovani ad essere promotori e costruttori. L’invito è di unirsi a queste mobilitazioni, coordinandole ad un livello superiore, che già da alcune settimane (Priorità alla Scuola, Studenti Autorganizzati, la Brigata Immunità Solidale, ecc.) attraversano la nostra città, dimostrando nella pratica il ruolo attivo e positivo che i giovani possono assumere e che già oggi stanno assumendo!
I giovani sono destinati ad essere carne da macello sui posti di lavoro o nelle guerre oltre mare, ad essere parcheggiati all’Università e in ogni caso ad essere esclusi dalla partecipazione alla gestione della società (come tutti i proletari). Non è questo il presente e il futuro che vogliamo: prendiamo esempio dall’esperienza del “Poema Pedagogico” di Makarenko dove giovani disadattati, ladruncoli, dediti al banditismo e alcolizzati sono diventati promotori di teatri popolari, ufficiali dell’Armata Rossa, agronomi, insegnanti, operai specializzati. Proprio come Makarenko, sono diventati costruttori del socialismo: la possibilità di un futuro luminoso è legato alla costruzione del socialismo e la partecipazione attiva dei giovani è parte integrante di questo! Il futuro è di tutti ma in ultima analisi appartiene ai giovani, diceva Mao e ciò significa contribuire alla costruzione della rivoluzione socialista in corso, soprattutto oggi che l’emergenza sanitaria Covid-19 ha reso evidente la necessità di cambiare rotta e fare dell’Italia un nuovo Paese Socialista.
Buona lettura.
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Bamboccioni, schizzinosi, fragili… sono i giovani a essere “sbagliati” o è la società?
I mesi della pandemia hanno prodotto sui giovani in particolare, ma non solo, effetti psicologici gravi, o meglio, hanno esasperato elementi di fragilità psicologica che erano già presenti prima.
Nei decenni i giovani (precisiamo che parliamo sempre dei giovani delle masse popolari, i rampolli della borghesia non hanno questi problemi: la questione dirimente è infatti quella di classe, non l’età anagrafica) sono stati etichettati dai vari ministri di turno con gli epiteti più vari: negli anni ’60 e ’70 erano i ribelli, poi sono diventati bamboccioni e “choosy” (schizzinosi), oggi sono gli smidollati, i fragili.
Abbiamo scritto a più riprese che la crisi terminale del sistema economico capitalista ha effetti anche sul piano politico, sociale, morale, ecc. L’emergenza Covid-19 non ha creato di per sé nessun problema nuovo, ha semmai messo in luce quelli che erano i problemi preesistenti del mondo capitalista. Parlando con gli studenti, abbiamo notato che una grossa fetta di loro soffre in forme e a livelli diversi di episodi di ansia, attacchi di panico o addirittura di depressione. L’opinione pubblica si scandalizza: “Ma come? La depressione a 20 anni? Io alla loro età ero così pieno di vita!” o al massimo si interroga restando però alla superficie del problema: “È un male dei nostri tempi, passerà”. Ecco, questo non ci serve. Chi si concentra sui giovani in quanto categoria sbaglia approccio, perché quella che bisogna guardare è la società nel suo complesso, a come essa si è modificata e agli effetti della sua trasformazione.
Proviamo a metterci nei panni di uno studente, di un nostro giovane lettore che sente di avere questo malessere ma non sa bene perché, che pensa di essere sbagliato, che crede di essere lui il problema. A questo giovane noi diciamo subito che no, che le cose non stanno così, come ora lui se le immagina.
A scuola e all’università i professori gli proclamano e gli insegnano che siamo tutti uguali, che abbiamo tutti le stesse possibilità, che se vogliamo una cosa possiamo raggiungerla, ecc. Poi però, lui esce fuori dall’aula e vede nella sua pratica che non è come gli raccontano, che non può dedicarsi al suo hobby se i soldi non ci sono, che non può studiare Storia all’università perché “sennò non troverà lavoro”, che non ha la possibilità di farsi viaggi all’estero come fa invece il figlio del grande imprenditore, che se vuole continuare a studiare deve trovarsi un lavoro perché la famiglia non lo può aiutare, che a volte un impiego lo deve trovare per forza perché sennò a casa non si mangia. Con la pandemia ha visto anche che, rispetto al suo coetaneo più fortunato, non può seguire bene le lezioni online perché non ha la connessione o il computer adatti, perché ha altri fratelli in casa e la stanza è una sola o per mille altri motivi. E allora come può credere che siamo tutti uguali?
Il suo senso di inadeguatezza aumenta anche perché la tv, i social, i giornali gli dicono che deve essere perfetto, forte, invincibile. I problemi ci sono, ma vanno nascosti il più possibile, mai dare l’impressione di essere deboli. Nel migliore dei casi le fragilità, per certi versi tipiche della sua età, diventano vera e propria ansia: ansia da prestazione per il raggiungimento di un obiettivo, ansia di non riuscire a stare al pari degli altri, ansia di non superare l’interrogazione, il test o l’esame, ansia di finire la scuola e non sapere cosa fare nella vita. Tuttavia, il nostro giovane può farcela, può riuscire a raggiungere gli obiettivi che si pone nella misura in cui è disposto non solo a enormi sforzi e sacrifici personali, ma anche e soprattutto a calpestare gli altri, a rinnegare, in cambio di una carriera assicurata, la sua stessa classe di provenienza, a passare sul cadavere di quanti sono nelle sue stesse condizioni, a fare gli interessi dei padroni, a diventare in definitiva “come i padroni”.
Se poi i problemi per il nostro giovane diventano troppo grandi e anche l’apparenza non può essere più mantenuta, allora c’è sempre lo psicologo che ti dice che devi accettarti per come sei, che puoi sì elaborare il tuo disagio, ma che in fondo il tuo senso di inadeguatezza te lo porterai dietro per sempre. E se lo psicologo non basta, allora si passa allo psichiatra: sei depresso? Ti senti inadeguato? Prendi gli psicofarmaci e vedrai che (rimbambito) starai meglio! Xanax prescritto come fosse Zigulì… Si “curano” i sintomi, ma non la causa del male che non è certo imputabile al nostro giovane, ma a quello che c’è fuori da lui. Non troverà infatti mai psicologo o psichiatra disposto a dirgli che per mettere mano alla vera radice dei suoi problemi, l’unica cura da seguire è adoperarsi in prima persona pe cambiare la società marcia in cui vive.
Il nostro studente non sa cosa gli riserva il futuro, si sente spesso impotente, non ha fiducia che le cose andranno come sperava o come gli dicono a scuola. Sente mille campane, mille cose diverse, ma nessuna di quelle lo convince come è normale che sia e la confusione regna sovrana. Cerca allora un contesto, un ambito, una nicchia nella quale sente di avere il controllo o che lo fa evadere, che lo frastorni. E allora via ai mille mondi virtuali, all’uso delle droghe, alla ricerca di mondi “alternativi” dove rifugiarsi (le comuni isolate, le autoproduzioni, la “decrescita felice”), talvolta anche allo studio compulsivo e totalizzante (non è importante la materia che si studia, ma l’approccio ad essa). In sintesi: questo mondo non mi piace, non credo di poterlo cambiare per come vorrei, quindi ne cerco un altro. In tutto questo non ho alleati, sono solo contro tutti.
Per parlare al nostro giovane, quindi, dobbiamo allargare il ragionamento a ciò che è fuori da lui. Gli stati di ansia, la depressione, le malattie mentali e i mille problemi a essi collegati aumentano esponenzialmente nei periodi di crisi, questo è un fatto documentato. Perché la rovina della classe dominante ha enormi effetti anche sulle masse popolari, la rovina del sistema capitalista in putrefazione ha effetti nefasti su tutti: quella che nella società borghese è la malattia incurabile dei giovani, in realtà è l’inquietudine di chi non si sottomette “naturalmente” al corso corrente delle cose.
Ebbene, noi diciamo a questo giovane che non deve andare per forza così, che non deve rassegnarsi “al suo destino” sperando di cavarsela in qualche modo. Il destino non esiste: lo costruiamo noi con la consapevolezza che è possibile cambiare le cose per il meglio. Noi non illudiamo questo giovane come fanno la borghesia e la Chiesa, non gli diciamo che “andrà tutto bene” quando non è affatto vero. Ma diciamo con certezza che il futuro è nelle nostre mani, che possiamo e dobbiamo darci i mezzi per cambiare questa società, fornirli a lui e a tutti gli altri decisi a intraprendere questo cammino.
Scriviamo spesso che il modo migliore per un giovane delle masse popolari di dare seguito alle sue aspirazioni è partecipare alla lotta di classe, a volte lo ripetiamo a mo’ di slogan, ma è davvero così. Ogni giovane, ogni elemento delle masse popolari che si sottrae al sistema di intossicazione della borghesia e decide di dedicarsi alla lotta di classe per la costruzione del socialismo, è una possibilità in più per tutta l’umanità.
A questo giovane diciamo di unirsi alla Carovana del (nuovo)PCI, di partecipare alle attività promosse dalla parte più sana delle masse popolari: dalle brigate volontarie per l’emergenza alle associazioni sportive, di organizzarsi con i suoi compagni per formare un collettivo, di unirsi ai tanti organismi giovanili e studenteschi che esistono sul territorio, di guardare al mondo esterno come qualcosa che possiamo cambiare.
Caro compagno, caro giovane che stai leggendo questo articolo, la società in cui non ti sentirai più un esubero, dove non sarai mai utilizzato come carne da macello, nella quale non ti sentirai più “sbagliato” o “inadeguato” ma dove, anzi, potrai esprimerti al meglio, realizzare le tue potenzialità e diventare così membro attivo di una collettività che guarda fiduciosa al futuro, può esistere. Questa società è il socialismo e spetta a tutti noi, anche a te, costruirla.
Non perdete tempo a imparare un mestiere che non farete!
Imparate a fare la rivoluzione socialista!
La borghesia imperialista e il clero sprofondano il nostro paese in una tragedia senza fine. La Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti sprofonda il mondo intero in una barbarie sempre più grave in cui si combinano crisi economica, disoccupazione e miseria, abbrutimento morale, degrado intellettuale, devastazione del territorio, crisi ambientale, guerre e delitti di ogni genere. Tutto questo non è casuale, non è neanche fatale: è l’effetto della seconda crisi generale del capitalismo che nel 2008 è entrata nella sua fase acuta e terminale.
Questo corso delle cose cambierà quando le masse popolari dei paesi imperialisti riusciranno a organizzarsi sotto la guida del movimento comunista che sta rinascendo anche nel nostro paese. Allora esse spazzeranno via la borghesia imperialista e il suo clero con il loro marcio e criminale sistema di relazioni sociali e di relazioni internazionali e a partire dai paesi imperialisti instaureranno il socialismo in tutto il mondo. La rinascita del movimento comunista è quindi il compito decisivo, quello che deciderà il corso e l’esito della lotta delle masse popolari. Il primo paese imperialista che romperà le catene del sistema imperialista, mostrerà la strada e aprirà la via anche agli altri paesi. Esso sarà sostenuto dalle masse popolari organizzate di tutto il mondo. L’Italia può essere questo paese, ha tutte le condizioni per esserlo e sta a noi comunisti italiani promuovere la rivoluzione socialista nel nostro paese.
Il (nuovo)Partito comunista chiama i più generosi tra i giovani a dedicarsi a questa impresa, come settanta anni fa il primo Partito comunista chiamò i giovani d’allora alla Resistenza: a farla finita con il fascismo e il nazismo e con il sistema sociale borghese e clericale che li aveva generati.
Il (nuovo) Partito comunista oggi vi chiama con piena coscienza dei limiti del primo Partito comunista a causa dei quali i Partigiani allora non portarono a compimento l’impresa a cui tanti giovani, tanti operai, lavoratori e donne si erano dedicati senza riserve; con piena coscienza dei motivi per cui non riuscirono a impedire che la vittoria della Resistenza fosse sostanzialmente aggirata dalle vecchie classi dominanti che imposero la Repubblica Pontificia.
Oggi la situazione delle masse popolari non è meno grave di allora. Che sia asservita alle istituzioni dei gruppi imperialisti dell’Unione Europea o che si prostituisca ancora più ai gruppi imperialisti americani e sionisti, la Repubblica Pontificia porta rovina e morte nel nostro paese e lo coinvolge nell’oppressione di altri paesi sotto le bandiere della NATO e dell’UE. La disoccupazione colpisce e umilia milioni di lavoratori, uomini e donne e in particolare voi giovani. Per questo i vertici della Repubblica Pontificia hanno stabilito che nelle scuole e nelle università non dovete imparare a pensare: dovete solo imparare un mestiere e una professione. Ma per gran parte di voi non vi è neanche un lavoro utile e dignitoso che vi attende: i vertici della Repubblica Pontificia vi condannano a imparare un mestiere per fare poi i disoccupati o i lavoratori precari, per emigrare, per servire agli ordini della borghesia e del clero in lavori gran parte dei quali non sono né utili né dignitosi, ma servono principalmente ad arricchire i ricchi, ad impoverire altri lavoratori e a opprimere la massa della popolazione.
Giovani, ribellatevi a questo destino!
Arruolatevi nelle file del (nuovo)Partito comunista e delle organizzazioni pubbliche che seguono la sua linea. Arruolatevi nelle file dei combattenti della rivoluzione socialista! (…)
da La Voce del (nuovo)PCI n. 47