Padroni e impunità. Le sentenze della Cassazione che gridano vendetta

La condanna nei confronti di Rosalba Romano conferma la natura politica del procedimento contro di lei e Vigilanza Democratica. L’altisonante dichiarazione “la legge è uguale per tutti” è un’enorme falsità. La Cassazione, in particolare, è chiamata a “correggere” sentenze d’Appello scomode che possono creare pericolosi precedenti.

Quando si tratta di abusi di polizia, ad esempio, sono poche le sentenze di Cassazione favorevoli alle vittime. Le eccezioni dei casi saliti alla ribalta mediatica come quello di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi restano isolate. Gli inquisiti per l’omicidio di Giuseppe Uva – 6 poliziotti e 2 carabinieri – sono stati tutti assolti nei tre gradi di giudizio perché non ci sarebbe stato concreto riscontro delle violenze da loro commesse. I 3 carabinieri che uccisero Riccardo Magherini a Firenze sono stati condannati nei primi due gradi di giudizio e poi assolti in Cassazione. La motivazione scandalosa è che non avevano le competenze mediche per valutare che la loro condotta stava portando alla morte Riccardo: il fatto quindi non costituisce reato!
Oltre che con i poliziotti, è con i grandi capitalisti e i loro funzionari che i giudici della Corte di Cassazione utilizzano la mano leggera. L’annoso “caso Eternit” che ha provocato la strage di operai e abitanti di Casale Monferrato è uno dei più famosi. Nel 2014, Stephan Schmidheiny, ex presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda, viene assolto dopo essere stato condannato nei primi due gradi di giudizio, per avvenuta prescrizione. La Cassazione annullerà anche i risarcimenti alle vittime stabiliti dalle precedenti condanne. É ancora in corso il processo “Eternit bis”, dove l’accusa da disastro colposo è stata mutata in omicidio volontario per le morti di Vercelli (Casale Monferrato) e in omicidio colposo per quelle di Reggio Emilia, Napoli e Torino. Per queste ultime, l’assassino Schmidheiny, già condannato a 4 anni, non ha fatto neppure un giorno di prigione e continua a vivere ben tranquillo in Svizzera.

Recentemente e in modo analogo, la Corte d’Appello di Milano ha sollevato la Breda-Ansaldo dall’accusa di aver provocato la morte di 12 operai per esposizione all’amianto condannando, invece, le parti civili, i familiari delle vittime, a pagare le spese processuali.
Nel caso della strage di operai alla Thyssen Krupp di Torino nel 2006, la Cassazione, pur confermando le condanne per omicidio colposo, ha alleggerito le aggravanti dolose riconosciute nel primo grado. Risultato? Le condanne sono state ridotte drasticamente e per la più grave di esse si è scesi dai sedici ai nove anni di prigione. In ogni caso l’amministratore delegato Espenhahn e il dirigente aziendale Priegnitz ad oggi scontano una “pena” in semilibertà in Germania (di notte in carcere, di giorno al lavoro nei loro uffici, il week-end in famiglia) e non hanno mai fatto un giorno intero di galera.

Infine, ricordiamo la recente assoluzione dei responsabili della strage di Viareggio del giugno 2009: tutti prescritti i reati di omicidio colposo per cui erano sotto processo i vertici di Rete Ferroviaria Italiana e di altre aziende che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini viareggini. La Cassazione ha deciso che Mauro Moretti e gli altri responsabili della morte di 32 persone, molte delle quali bruciate vive nelle loro case, dovevano essere assolti. Eliminando l’aggravante della violazione delle leggi sulla sicurezza nei posti di lavoro hanno decretato automaticamente la prescrizione dei reati.

La Cassazione si pone al di sopra della giustizia ordinaria e dovrebbe valutare esclusivamente la correttezza giuridica dei procedimenti che esamina. Ma la sua imparzialità è solo presunta: di fatto essa è il cane da guardia della borghesia: cancella le sentenze scomode e che potrebbero creare un precedente giuridico contro i padroni e i loro servi; conferma le sentenze contro le masse popolari.
Detto ciò, la classe dominante è lacerata da contraddizioni interne, la guerra tra bande e la concorrenza senza quartiere imperversano. E quando si arriva al regolamento dei conti ci sta che anche qualche capitalista cada nella rete della giustizia borghese.
La mobilitazione popolare inoltre soffia sul collo della borghesia che talvolta deve ordinare e ingoiare qualche smacco anche in campo giudiziario.
La giustizia non è imparziale, ma non è nemmeno un monolite invincibile: è un campo concreto della lotta di classe.

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