Il 21 gennaio è l’anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia.
Non possiamo non partire dalle centinaia di morti che contiamo tutti i giorni a causa dell’emergenza sanitaria; questa è una delle manifestazioni della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia conduce contro le masse popolari. Oggi come cento anni fa c’è bisogno di comunismo, questo non è uno slogan o un’aspirazione, ma una necessità concreta.
Oggi celebrare la nascita del PCd’I significa imparare dalla sua storia, dalle sue vittorie e dai suoi limiti per costruire la rivoluzione nel nostro paese.
Uno degli insegnamenti che ricaviamo è che il Partito Comunista costruisce la rivoluzione socialista a partire dall’edificazione della rete del nuovo potere: per i bolscevichi furono i soviet, per i comunisti in Italia furono i Consigli di Fabbrica. L’instaurazione del governo sovietico non sarebbe stata possibile senza la creazione di una rete di soviet degli operai e dei soldati (il grosso dei quali erano contadini mobilitati per la guerra) diffusa in tutto il paese e aggregata intorno al partito bolscevico. La vittoria della Resistenza contro il nazifascismo non ci sarebbe stata senza il PCI clandestino e le sue cellule di fabbrica, senza i CLN, senza le organizzazioni di massa orientate dal PCI. Non a caso uno degli aspetti della bolscevizzazione del vecchio PCI era che le cellule di fabbrica dovevano essere il cuore, l’organizzazione base del partito (su questo Gramsci condusse una battaglia all’interno del partito nel 1923-26). Quel tessuto di organizzazioni operaie e popolari nel nostro paese ha raggiunto la sua massima espansione negli anni ’60 e ’70, per poi declinare nell’ambito della crisi generale del movimento comunista.
Per noi oggi i soviet, quelli che chiamiamo Organizzazioni Operaie e Popolari, devono essere la spina dorsale del futuro stato socialista. È quindi un compito centrale per i comunisti quello di adoperarsi per creare, ricreare – stavolta animati dalla volontà di andare fino in fondo – quella rete già esistita, per rafforzare le organizzazioni che in embrione già esistono, per orientarle verso un’azione comune e obiettivi di potere.
Dobbiamo costruirli! È così che combattiamo la sfiducia di operai e masse popolari.
Oggi gli operai e le masse popolari sono spinti a resistere agli effetti devastanti della gestione criminale della classe dominante. Lo fanno mobilitandosi in mille forme: lo fanno nelle aziende lottando per la sicurezza sul lavoro e contro lo smantellamento della produzione aggregati in sindacati o al di là di questi, lo fanno negli ospedali per far fronte allo smantellamento del SSN e alle condizioni di ricatto in cui si trovano a lavorare, lo fanno nelle scuole lottando per lavorare in sicurezza, lo fanno nei quartieri con le Brigate di solidarietà che si sono organizzate per non lasciare indietro nessuno e per iniziare a gestire anche il tracciamento del virus con tamponi e supporto sanitario.
Per adesso lo fanno principalmente spontaneamente e senza la direzione del Partito Comunista (la Carovana del (n)PCI), senza un obiettivo di potere. Questi sono gli embrioni di quello che sta a noi comunisti far diventare basi del nuovo potere, alternativo a quello della borghesia.
Imparare dalla storia del vecchio movimento comunista significa anche guardare al fatto che i soviet non nacquero già aggregati attorno al partito comunista bolscevico, ma che fu l’azione di quest’ultimo all’interno di essi a conquistarne la direzione.
Compagni! Il miglior modo per celebrare i 100 anni dalla nascita del Partito Comunista d’Italia è che ogni comunista che è in cerca del partito si organizzi nella Carovana del (n)PCI; è che ogni comunista organizzato all’interno di un partito si adoperi per organizzare, mobilitare e coordinare le masse popolari.
La rivoluzione si costruisce ogni giorno, tanti sono i modi per farlo e ognuno può contribuire:
andando con continuità davanti alle aziende capitaliste e alle aziende pubbliche per spingere gli operai e i lavoratori a organizzarsi e prendere in mano la loro azienda;
andando con continuità davanti alle scuole medie, superiori e alle Università per spingere all’organizzazione, alla mobilitazione e al coordinamento studenti, insegnanti e personale ATA;
sostenendo le brigate di solidarietà e i comitati che si attivano su ogni territorio per resistere all’emergenza in corso;
propagandando il socialismo con iniziative culturali, dibattiti, scritte murali, striscioni ecc.;
promuovendo banchetti informativi sulle misure sanitarie e l’emergenza in corso, per fare inchiesta sui territori, per promuovere l’organizzazione delle masse popolari;
riappropriandosi degli spazi ereditati dal vecchio movimento comunista come i circoli Arci e supportare la loro riapertura e la riconquista del loro ruolo per le masse popolari dei quartieri.
Avanziamo nella costruzione della rete del nuovo potere a partire da questo! Facciamo appello a tutti quelli che da oggi vogliono mettersi su questa strada a contattarci per partecipare alle attività che mettiamo in campo nelle città in cui sono presenti sezioni, a coordinarsi per organizzare attività e iniziative congiunte o a organizzarne di simili in maniera autonoma. È così che costruiamo la rete del nuovo potere: è così che costruiamo i nuovi soviet!