Solo le masse popolari possono mettere fine alle manovre e al sistema delle Larghe Intese!
Conte 2, un governo “cornuto e mazziato”
Quello che la stampa presenta come l’incomprensibile colpo di testa dell’umorale e permaloso Renzi è in realtà il tentativo di una parte dei vertici della Repubblica Pontificia (capitalisti, banchieri, Vaticano, organizzazioni criminali, gruppi imperialisti europei, Usa e sionisti) di regolare i conti, dare la “mazzata finale” e disfarsi del M5S, che è ancora la forza di maggioranza del governo Conte 2.
Il M5S nel 2018 si è affermato in Parlamento come portavoce del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari contro il sistema delle Larghe Intese (la combinazione del polo PD e del polo Berlusconi), però non ha fatto leva sulla mobilitazione e l’organizzazione popolare per attuare il programma di cambiamento in nome del quale aveva raccolto voti: si è piegato ai vertici della Repubblica Pontifica e ha accettato di formare un governo con esponenti delle Larghe Intese. In questo modo anziché essere il M5S a sgretolare pezzo dopo pezzo le Larghe Intese, è stato il M5S a finire “cucinato a fuoco lento” dalle Larghe Intese (prima dalla Lega di Salvini e poi dal PD di Zingaretti) e a sedere in un governo “cornuto e mazziato”: non abbastanza affidabile per andare bene agli “italiani che contano”, non abbastanza di rottura per andare bene alle masse popolari.
Adesso una parte dei vertici della Repubblica Pontificia ha concluso che il M5S è “cotto al punto giusto” e quindi non serve più proseguirne il logoramento graduale, ci sono le condizioni per dargli il colpo finale ed è passata all’azione. Sostituire il governo Conte 2 con un governo Draghi, Cottarelli e simili, cioè un governo tecnico del “pilota automatico” della UE, oppure formare un governo ancora guidato da Conte ma ancorato a una squadra di “responsabili” o “costruttori” (chiamateli come volete) che, per dirla usando le parole di Bersani, in nome della militanza democratico-liberale (cioè democristiani) sostengono Conte perché “prosegua il suo lavoro”, cioè operi più nel solco delle Larghe Intese e del “programma comune” della borghesia imperialista del nostro paese.
Queste sono le alternative su cui si dividono i vertici della Repubblica Pontificia, compreso il Vaticano.
Bene hanno fatto i deputati e i senatori del M5S (“la fronda” li chiamano i giornali della classe dominante) che hanno presentato un documento in cui pongono alcune questioni decisive per il futuro del governo e del paese. No al MES e ai prestiti del Recovery Fund (che alimentano il sistema del debito pubblico, la sottomissione del Paese all’UE e le rendite di finanzieri e speculatori), sospensione della didattica a distanza (DAD) e ripresa delle lezioni in presenza e in sicurezza, sostengo concreto alle partite IVA, riorganizzazione del sistema sanitario nazionale.
“Nessun ultimatum” afferma Pino Cabras che è uno dei firmatari. Battere i pugni sul tavolo è giusto, ma adesso bisogna andare fino in fondo senza piegarsi ai ricatti in nome della cosiddetta “responsabilità”: passare dalle parole ai fatti!
“Quando il gatto non c’è i topi ballano”
Il governo Conte 2 è stato fin dalla sua nascita “commissariato” dal PD e da Italia Viva (ricordiamo, per inciso, che alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 il PD di Zingaretti e Renzi ha avuto il 18,7% dei voti); del PD e Italia viva sono/erano alcuni dei ministri-chiave (a partire da quello dell’Economia, Gualtieri); il gruppo dirigente del M5S ha partecipato al governo rinnegando gran parte – se non tutto – del programma per cui è stato votato da milioni di persone (11 milioni, quasi, il 32% dei votanti).
Se il PD ha potuto fare il bello e il cattivo tempo, se Renzi ha potuto ricattare continuamente il governo e far saltare il banco è solo perché il M5S ha dato loro la possibilità, ha lasciato loro libertà di iniziativa e di manovra.
Questo è anche il motivo per cui il M5S ha continuato a perdere pezzi (ha il record di espulsi e dimessi dal gruppo parlamentare) e si trova oggi lacerato e incerto sulla strada da seguire.
Ebbene, l’iniziativa “della fronda” (come alcuni mesi l’Agenda lanciata da Di Battista per gli Stati Generali) indica una strada: alzare la testa e risalire la china in cui il M5S è scivolato è possibile, ma bisogna mettere al centro le misure di emergenza che servono ai lavoratori e alle masse popolari (a partire dal dare un reddito dignitoso a lavoratori e disoccupati, assicurare una abitazione dignitosa per ogni famiglia, un’assistenza sanitaria e una scuola pubbliche ed efficienti, salvaguardare l’ambiente, ecc.).
È possibile dentro i palazzi, ma la politica che si limita ai palazzi non ha gambe per marciare.
È possibile soprattutto se l’iniziativa nei palazzi è strumento per prendere posto nelle strade e nelle piazze, nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, agitando, facendo valere e attuando il programma per cui il M5S ha raccolto tanti voti nel 2018 e, più ancora, mettendosi al servizio dell’attività e della mobilitazione della miriade di comitati e reti di cittadini che cercano una strada per fare fronte in modo positivo all’emergenza sanitaria, economica e sociale.
Risalire la china: alle masse popolari non serve un governo Conte 2, 3 o 4 che fa la stessa politica delle Larghe Intese!
Gli eletti del M5S
* possono – e quindi devono – far valere tutto il peso del sostengo che il M5S ha raccolto nel 2018 e che ha perso solo in ragione della sottomissione a quella politica che aveva promesso di contrastare e combattere;
* possono – e quindi devono – proporre loro la soluzione alla crisi di governo nata per la manovra di palazzo di cui Renzi (e i suoi padrini e paladini) è stato protagonista. Le Larghe Intese minacciano la crisi di governo se il Parlamento non approva la riforma del MES o se non prende il Recovery Fund alle condizioni imposte dall’UE e non usa queste risorse per finanziare padroni e affaristi (se il finanziamento arriva e quando arriva il grosso sarà usato per mantenere il sistema di lor signori). Basta non avere paura della crisi e non cedere alla minaccia. Anche se la situazione sembra precipitare, le Larghe Intese dovranno cedere perché nell’immediato non hanno altra soluzione;
* possono – e quindi devono – chiamare alla mobilitazione quello che rimane dei meet-up a partecipare attivamente per rafforzarsi e diventare punto di riferimento per l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari;
* ma soprattutto devono usare il potere e le risorse che gestiscono per sostenere le mille iniziative che i lavoratori e le masse popolari stanno portando avanti contro la chiusura/smantellamento/delocalizzazione delle aziende e per la loro nazionalizzazione, contro le grandi opere devastanti e costose come il TAV, per la gestione dell’emergenza sanitaria, per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, per la scuola, ecc. C’è tanto lavoro da fare per rimettere in piedi il paese devastato non dalla pandemia (che ha solo fatto scoppiare la bolla), ma da decenni di gestione criminale da parte dei Benetton, degli Agnelli-Elkann, dei Riva e soci, dei Profumo e gli altri pescecani della finanza, degli alti prelati alla Bertone, delle agenzia USA, sioniste e UE, con i loro governi e il loro codazzo di sindacalisti complici, pennivendoli e complici.
Ognuno è chiamato a dare il suo contributo, non ci sono scuse o giustificazioni che tengono.
Il P.CARC sostiene e collabora con quanti sono decisi a promuovere il cambiamento di cui il paese ha bisogno e di cui i lavoratori e le masse popolari sono protagonisti.
Usiamo la crisi in cui il sistema politico delle Larghe Intese si dimena per creare le condizioni necessarie a instaurare il governo che serve al paese, un governo di emergenza popolare che opera nell’interesse delle masse popolari e dell’ambiente e che si regge sulla mobilitazione e sulla partecipazione delle organizzazioni operaie e popolari.
Sostenere e promuovere la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari, le lotte degli operai per la sicurezza, i contratti e contro la chiusura di aziende, dei disoccupati e precari per un reddito dignitoso, degli studenti contro la didattica a distanza (DAD), dei commercianti per l’apertura in sicurezza dei negozi.
Allargare l’adesione e la partecipazione allo sciopero generale del 29 gennaio indetto dalle Assemblee Lavoratori Combattive, alle lotte studentesche di questi giorni, all’azione delle Brigate di solidarietà e mediche, alle lotte di commercianti e disoccupati.