Lo scorso 8 gennaio si è svolto il processo di Cassazione per la strage di Viareggio del 29 giugno 2009. Quella sera il deragliamento di un treno merci danneggiò una cisterna contenente GPL, la cui fuoriuscita innescò un’esplosione che interessò la stazione di Viareggio e le aree circostanti, uccidendo 32 persone e ferendone un centinaio. Fino ad ora nessuno è stato mai condannato per quella strage e la sentenza della Cassazione è stata allo stesso modo a dir poco vergognosa. I giudici hanno infatti prescritto per tutti gli imputati il reato di omicidio colposo plurimo, a causa del non riconoscimento dell’aggravante dell’incidente sul lavoro, che fino ad ora aveva evitato la cancellazione del reato. Nella pratica si è trovato un motivo alquanto pretestuoso (cioè che le norme a tutela della salute dei lavoratori tutelano solo il luogo di lavoro e non l’ambiente esterno) per assolvere di fatto l’ex Amministratore Delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti e soci. Infatti che un reato venga prescritto o che gli imputati vengano assolti nella sostanza poco cambia: ad oggi per la strage di Viareggio per lo Stato italiano non ci sono colpevoli, “è stato solo uno spiacevole episodio” come ebbe a dire lo stesso Moretti a commento della vicenda.
La strage e i processi condotti dal 2009 in poi sono l’emblema e la conferma del fatto che la giustizia borghese NON è uguale per tutti, basta guardare ai numerosi reati che sono già stati prescritti per quell’episodio: l’incendio colposo e le lesioni plurime gravi e gravissime. Ancora una volta sono gli interessi dei grandi capitalisti e dei gruppi di potere ad essere salvaguardati, in ogni modo possibile, ribaltando le sentenze precedenti, cercando cavilli e scappatoie per la prescrizione, ecc.: un copione già visto e rivisto, ma che non può diventare la normalità.
Sentenze come questa sono colpa di giudici inetti, corrotti o in malafede? Anche, ma non è questo l’aspetto principale. Finché il sistema vigente rimarrà quello capitalista, la legge dello Stato mirerà sempre a difendere gli interessi della classe dominante. Anche davanti a episodi gravissimi come quello della stazione di Viareggio, a 11 anni di distanza non sono state comminate pene, i reati rimanenti vengono prescritti o si trova il modo di minimizzarli. E mentre Moretti gongola, i proletari ogni giorno combattono con leggi, norme, cavilli e burocrazia, che sempre meno li salvaguardano dal perdere il lavoro, la casa, il reddito e via dicendo.
L’unica soluzione a questo marasma è costruire un sistema che non sia governato dalle leggi del profitto, che non subordini gli interessi delle masse popolari in ogni campo (sanità, lavoro, scuola) a quelli dei capitalisti italiani e stranieri. In questi giorni molti esponenti politici, sindacali e della società civile si stanno – giustamente – indignando per la sentenza della Cassazione, ma bisogna fare un passo in più. È necessario che si passi dal denunciare il cattivo presente a darsi i mezzi per ribaltarlo, per costruirne uno basato su presupposti diversi.
Facciamo quindi appello a tutti gli esponenti della società civile, del mondo politico e sindacale a mettere a completa disposizione dei comitati e delle organizzazioni delle masse popolari tutte le loro risorse, conoscenze e mezzi, non solo per opporsi ai processi-farsa di Viareggio, ma per costruire dal basso una rete di organizzazioni che comincino a mettere mano da subito agli effetti più gravi della crisi che minano la salute e la vita stessa dei proletari.
Tanti sono gli esempi in tal senso, sempre di più sono le mobilitazioni delle masse popolari da cui nascono embrioni di organizzazioni che si occupano del lavoro, della scuola, della sanità, ecc., facendo quello che lo Stato non fa, cioè provvedere ai bisogni delle masse popolari. È tramite queste esperienze, il loro sviluppo e coordinamento che le masse popolari del nostro paese imparano a gestire parti crescenti della loro vita (prendiamo ad esempio le varie brigate mediche che si stanno occupando di fare tamponi e prevenzione, ai vari comitati della scuola che si organizzano per riaprire in sicurezza o agli operai che hanno imposto in primavera prima la chiusura delle fabbriche e poi l’assunzione di protocolli di sicurezza).
Il ruolo di noi comunisti non è quello di indignarsi più degli altri davanti a una sentenza del genere, ma usarla per far fare un bilancio della loro esperienza pratica ai parenti delle vittime, ai comitati e agli abitanti di Viareggio, per guidare loro e tutte le altre masse popolari che si mobilitano e organizzano a intraprendere quel percorso di costruzione che è indispensabile sia per porre rimedio al disastro causato dalla classe dominante in tutti i campi e aggravato dalla pandemia, sia per mettere le basi per avanzare verso il socialismo.
Avanti compagni e compagne! Trasformiamo rabbia e sofferenza in riscossa per tutti i proletari!
Federazione Toscana del P.CARC