Rispondiamo al commento della consigliera Noferi rispetto alla nota che abbiamo pubblicato negli scorsi giorni relativa all’ordine del giorno per invitare il Governo a valutare un piano di aiuti economici per il personale di università statunitensi e altri istituti di alta formazione nel nostro paese.
La consigliera in risposta alla nota scrive “i lavoratori senza paga sono lavoratori anche se stranieri. Molti di questi docenti sono professionisti che non hanno ricevuto i sussidi per problemi di codice ATECO. Secondo voi dovrebbero morire di fame? Complimenti per il ragionamento autarchico…”
Le rispondiamo non per alimentare uno sterile battibecco, ma anzi per aprire un vero e proprio confronto sul tema dell’istruzione nel nostro paese. Un confronto, che come sa bene la consigliera, cerchiamo e promuoviamo costantemente e che ci auspichiamo quanto più proficuo per le masse popolari investite a pieno nella questione istruzione.
Lo facciamo perché siamo convinti che il M5S possa avere ancora un ruolo positivo in questo senso e perché sappiamo che al suo interno esistono esponenti che vogliono riportare il Movimento alle sue origini, al legame che aveva con le masse popolari per fare i loro interessi.
È giusto porsi il problema delle condizioni economiche e delle tutele dei lavoratori del privato, chi ha scritto la nota e chi le scrive è proprio un’insegnante esternalizzata. Quello però di cui trattiamo non riguarda questo, riguarda invece le vere e proprie aziende rappresentate dalle scuole e università private e, più in generale, il sistema di gestione dell’istruzione pubblica nel nostro paese. Una gestione che da oltre 40 anni ha progressivamente smantellato la scuola pubblica a favore di quella privata con ingenti finanziamenti e tramite l’esternalizzazione progressiva di crescenti parti del servizio pubblico. Quello di cui parliamo sono vere e proprie aziende che fanno profitti sulla pelle di lavoratori e che si mantengono con rette che nulla hanno a che vedere con il diritto di accesso a un’istruzione. Le politiche tese alla privatizzazione dell’istruzione e – di pari passo – allo smantellamento di quella pubblica hanno già creato nel corso dei decenni condizioni di lavoro precarie e sottopagate, classi pollaio e un servizio pubblico che è sempre più di classe, in cui sempre più le masse popolari vengono marginalizzate e espulse ben presto (l’abbandono scolastico e l’analfabetismo di ritorno e funzionale nel nostro paese hanno numeri alti). Una gestione che questa emergenza ha solo portato allo scoperto acutizzandone le contraddizioni, tanto è vero che la maggioranza delle strutture private non ha avuto problemi a riaprire in sicurezza a settembre.
Una gestione e una situazione che fa il paio con quella della sanità pubblica, di cui in questi mesi le masse popolari hanno pagato sulla propria pelle e continuano a pagare gli effetti.
Esattamente al pari delle strutture sanitarie private, crediamo che anche le università e le scuole private vadano requisite e messe al servizio dell’istruzione pubblica per un suo potenziamento. Le strutture private devono essere utilizzate per gli spazi necessari ad una riapertura che sia davvero in sicurezza. Potenziare il sistema dell’istruzione significa non solo trovare gli spazi (che come abbiamo visto esistono), ma assumere nel servizio pubblico e stabilmente tutto il personale impiegato, precario e disoccupato. Tra questi anche tutti i lavoratori delle aziende private, al pari di tutti i lavoratori esternalizzati nel pubblico che non hanno coperture e lavoro in questo momento. Di lavoro ce ne sarebbe per tutti se il sistema pubblico fosse potenziato secondo le reali esigenze.
È possibile farlo? Questa emergenza da coronavirus Covid-19 ha mostrato chiaramente che è possibile prendere misure d’emergenza. Quello di cui c’è bisogno è la volontà di prenderle negli interessi delle masse popolari.
Sono misure che possono essere prese impunemente senza scatenare una guerra da parte di tutti quei partiti delle Larghi Intese, di speculatori e affaristi nostrani e stranieri? La battaglia per attuare simili misure richiede da una parte che ci siano esponenti e eletti decisi a farla e portarla fino in fondo e richiede soprattutto che questi si diano gli strumenti per affrontare questa battaglia. Darsi questi strumenti significa proprio quanto indicavamo nella precedente nota, significa appoggiarsi nelle proprie azioni a tutti i comitati che già combattono quotidianamente per la difesa e il potenziamento della scuola pubblica e che costituiscono l’ossatura di autorità che possono controllare, far attuare le misure scuola per scuola (basti pensare al controllo popolare che sarebbe stato necessario per la vera attuazione della misura del Reddito di cittadinanza), che possono individuarne altre e mettersi a lavoro per applicarle direttamente. Significa quindi non solo appoggiarsi a questi, ma sostenerli con ogni mezzo e promuoverli e farsi portavoce delle misure che questi individuano. Questa è la forza e il sostegno di cui gli esponenti del 5Stelle che vogliono riprendere la strada delle origini devono avvalersi, è l’unica forza in grado di sostenerli nel rompere con le politiche che da oltre quaranta anni vengono attuate senza soluzione di continuità.
Per questo chiediamo alla consigliera cosa intende fare concretamente per legarsi ai comitati in difesa della scuola che nella regione, e a livello nazionale, sono presenti. Per questo le chiediamo come intende supportare e sostenere le misure che hanno individuato per tutelare il diritto all’istruzione. Per questo le chiediamo anche come intendono, lei e la consigliera Galletti, riprendere e portare avanti fino all’ottenimento del risultato la mozione relativa alla garanzia dello stipendio pieno per tutti gli esternalizzati della scuola, che si trovano senza tutele e senza lavoro in molti casi.
Chiudiamo chiedendo pubblicamente un incontro alla consigliera per portare avanti il confronto su questi e su altri temi urgenti per le masse popolari della Toscana e del paese.
Eleonora Bianchi,
compagna del Partito dei CARC e insegnante precaria