A fronte della disastrosa gestione dell’emergenza da parte delle istituzioni borghesi, l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari ha fatto un salto di qualità.
La nascita delle brigate volontarie per l’emergenza in tutta la penisola ne è un esempio. Nate per fare fronte alla crisi economica con la distribuzione di pacchi spesa gratuiti, si sono moltiplicate, hanno allargato la loro attività e rafforzato il coordinamento con le altre realtà popolari. La nascita di brigate mediche e sanitarie è un ulteriore sviluppo.
Riportiamo alcune testimonianze per far conoscere ciò che oggi esiste in embrione e che puntiamo a rendere un esempio da replicare.
Costruiamo in ogni città, quartiere e territorio brigate volontarie per l’emergenza e brigate mediche!
A Quarto: visite e cure domiciliari
In provincia di Napoli è stata avviata la prima brigata medica autorganizzata nel nostro paese: “Medico solidale”. Fanno parte della brigata un medico, infermieri, operatori socio sanitari, psicologi e anche comuni cittadini che si occupano degli aspetti organizzativi. La brigata svolge visite mediche domiciliari, interventi infermieristici, monitoraggio dei pazienti critici.
L’obiettivo è evitare l’ospedalizzazione di persone che possono essere curate a casa. Le visite si prenotano tramite la pagina Facebook e ogni paziente compila un questionario funzionale a capire quali siano gli interventi prioritari.
In circa tre settimane, la brigata ha svolto oltre 100 visite mediche domiciliari e circa 300 interventi complessivi, evitando 15 ricoveri. Solo tre pazienti sono state accompagnate in ospedale. Risultati straordinariamente importanti in un territorio dove i posti di terapia intensiva e sub intensiva disponibili sono pochi.
Il sostegno popolare attorno a questa iniziativa è stato ampio e tangibile: fin dai primi giorni di attività le donazioni di Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) erano così tante che la brigata è diventata a sua volta donatrice verso l’ASL. Una raccolta fondi è stata invece lanciata per acquistare un ecografo portatile allo scopo di intervenire più efficacemente.
Napoli: la brigata “Francesco Ruotolo” a sostegno della cittadinanza
Francesco Ruotolo era un compagno conosciuto nel Rione Sanità (e non solo) per il suo attivismo in difesa della sanità pubblica. È morto nelle scorse settimane “per Covid-19”, anche se il vero motivo della sua scomparsa sta nella mancanza di cure e nello stato di abbandono in cui sono lasciati i cittadini.
In sua memoria e in continuità con il suo impegno, il Comitato contro la chiusura dell’ospedale S. Gennaro ha deciso di attivare la brigata e di onorarla con il suo nome.
Il Rione Sanità è una delle zone più abbandonate dalle istituzioni e dalle autorità sanitarie e, proprio nel tentativo di segnalare il caso del compagno Francesco Ruotolo, il Comitato ha iniziato a muovere tutta la rete di relazioni che ha costruito nel tempo e con la lotta. Se nel caso di Francesco ciò non è bastato, il Comitato ha messo l’esperienza vissuta al servizio delle masse popolari.
La brigata offre informazioni precise sul Covid-19 (sintomatologia, tempi di attesa per tamponi, protocolli, ecc.) e consulti medici per via telefonica, attivando una rete di operatori sanitari volontari (medici e infermieri). Raccoglie informazioni sui disagi nel rapporto dell’utenza con il sistema sanitario (carenza di medici di base, costo delle terapie, ecc.), attraverso un centralino gestito a turno dai membri del Comitato e un volantino distribuito per informare la popolazione dell’iniziativa. Interviene poi per collegare, nel miglior modo possibile, l’utenza con i servizi attivi del SSN, in particolare con il Presidio Ospedaliero del San Gennaro e con il servizio di assistenza domiciliare a distanza. Si tratta, su questo piano, di sostenere il SSN a raggiungere l’utenza e, a sua volta, l’utenza a conoscere i servizi già operativi di cui spesso non si sa nulla a causa di un deficit informativo da parte del sistema pubblico.
Milano: la brigata “Soccorso Rosso” effettua i tamponi gratuiti
Nella Lombardia amministrata dai criminali Fontana e Gallera fin da ottobre era difficile – se non impossibile – effettuare i tamponi.
A novembre, su iniziativa di ADL Cobas Lombardia, è stata costituita a Milano la brigata sanitaria “Soccorso Rosso”. Ne fanno parte medici, infermieri e volontari di supporto: insegnanti, studenti, pensionati e vari esponenti di collettivi e realtà politiche. L’attività principale della brigata, avviata materialmente il 12 dicembre, consiste nell’effettuare tamponi antigenici nel tendone allestito in Piazza Baiamonti. La particolarità è che, grazie alle sottoscrizioni, i tamponi sono gratuiti per chi non ha la possibilità di pagarli. A chi ha possibilità economiche è richiesta una sottoscrizione volontaria. È la formula del “tampone sospeso”.
Nonostante l’evidente necessità di una simile attività, nonostante l’importante adesione di organismi come Arci Milano e la partecipazione attiva di Medicina Solidale, le principali difficoltà alla realizzazione del tendone sono state di carattere burocratico e amministrativo: sono sorti mille cavilli, lungaggini nel rilascio dei permessi per il suolo pubblico, necessità di aggirare le manovre della Regione volte a scoraggiare ogni tentativo di autorganizzazione del personale sanitario.
Il tendone è aperto dalle 11 alle 15 di sabato e dalle 16 alle 20 di domenica. Nei primi due giorni sono stati eseguiti più di 80 tamponi e il numero cresce.
Per il giorno di Natale, la brigata ha invitato il sindaco di Milano Sala, i consiglieri regionali, comunali e di municipio a partecipare come volontari alle attività. È un modo concreto – e un atto più che simbolico – per uscire dalla retorica e dalla propaganda e sostenere concretamente un’iniziativa essenziale per le masse popolari.
Milano: la Brigata “Solidarietà Popolare” e la patrimoniale dal basso
“Da inizio pandemia ci siamo attivati, noi di Gratosoglio Autogestita (GTA) insieme a Zona Autonoma Milano (ZAM), fondando la Brigata “Solidarietà Popolare Milano Sud” per distribuire pacchi alimentari e prodotti igienici a quanti ne hanno bisogno. Per farlo, ci siamo coordinati con le brigate sorte nel resto della città e affiliati al progetto messo in campo da Emergency “Milano Aiuta”, attraverso il quale riceviamo decine di pacchi da distribuire ogni settimana.
A partire dall’estate le persone che hanno avuto necessità di accedere a questo servizio sono aumentate in modo significativo rispetto al numero di pacchi che la brigata riceveva e per questo abbiamo iniziato a organizzare riunioni settimanali insieme alle famiglie che già usufruiscono del pacco per capire insieme come affrontare la questione.
La soluzione che abbiamo individuato e che stiamo praticando è il coinvolgimento delle famiglie nelle attività della brigata, nel reperimento e nella distribuzione di aiuti alimentari.
In questi mesi, abbiamo organizzato con loro la raccolta cibo presentandoci nei supermercati e nei piccoli negozi alimentari chiedendo di donare l’invenduto, recuperando frutta e verdura all’Ortomercato di Milano e cibo dalle mense scolastiche della zona, attraverso la Carovana Salva cibo e l’associazione Recup. Si è “allargato il giro della solidarietà” e alla fine si sono attivati con la brigata anche altri organismi e singoli che distribuiscono libri (Libri on the road), vestiti, giocattoli, computer rigenerati, ecc.
Non ci stiamo limitando alla sola distribuzione di cibo, ma abbiamo organizzato anche uno sportello di ascolto e uno per l’assistenza all’accesso ai sussidi e abbiamo promosso lo scambio e il riuso dei mobili.
A novembre, in occasione di una distribuzione di pacchi spesa, abbiamo organizzato una “Tenda della salute” (vedi l’articolo a pag. 10).
Da dicembre ci stiamo anche mobilitando con manifestazioni pacifiche nei supermercati per imporre alle aziende della grande distribuzione organizzata una specie di “patrimoniale dal basso”: la donazione di cibo “buono” (non in scadenza o da buttare) da distribuire.
Credo che da questa descrizione, anche se breve, viene fuori bene che la brigata non si limita a “fare assistenzialismo”, ma opera per costruire una comunità, per denunciare le responsabilità delle istituzioni sulla disastrosa gestione di questa pandemia e, soprattutto, è strumento di protagonismo e riscossa popolare!”
Un compagno della Brigata “Solidarietà Popolare Milano Sud”.
Comitato Perugia Solidale: vademecum per costruire una brigata
I compagni del Comitato Perugia Solidale hanno lavorato alla stesura di un vademecum contenente indicazioni pratiche, ricavate dalla loro esperienza, su come si costruisce una brigata volontaria per l’emergenza. Uno strumento utile a chiunque voglia attivarsi per far fronte agli effetti prodotti dalla gestione della pandemia da parte di governi e amministrazioni locali. Il vademecum entra nel merito della copertura legale che il Comitato si è dato e della struttura interna, organizzata in gruppi di lavoro, attraverso la quale porta avanti l’attività. Elenca i metodi e gli strumenti individuati per far sì che un’esperienza politica come quella della spesa solidale si evolva, superando lo schema assistenzialistico per assumere un ruolo nella lotta di classe.
Lo scorso 5 dicembre i compagni di Perugia hanno organizzato una riunione on line nella quale presentare il loro vademecum, invitando a partecipare compagni intenzionati a muovere i primi passi sui loro territori, ma anche militanti di brigate già attive per proseguire lo scambio di esperienze e proporre iniziative condivise. A seguito dell’incontro sono nate due brigate che hanno avviato la consegna della spesa solidale, quella di Teramo e di Varese.
Nel mese di dicembre il Comitato si è attivato per recuperare giocattoli da donare ai bambini di Ponte San Giovanni cogliendo in questo modo l’occasione per entrare in contatto con le masse popolari della zona e sviluppare l’inchiesta sul problema dell’assenza di illuminazione pubblica per le vie di uno dei quartieri popolari.
Nelle ultime settimane dell’anno l’attività del Comitato ha visto implementare l’attività del Gruppo di Acquisto Solidale che, in collaborazione con i piccoli produttori locali e attraverso la vendita di cesti natalizi, permette di sostenere l’acquisto dei prodotti per le cassette solidali per le famiglie in difficoltà.