Dove sta andando il Patto d’Azione?

Il 9 dicembre si è svolta l’assemblea milanese del Patto d’Azione. Il primo – e probabilmente unico – argomento affrontato è stata la partecipazione del P.CARC, ritenuta “inopportuna” da vari presenti, e la necessità di espellerlo dal Patto d’Azione in ragione della linea politica che promuove.
Le argomentazioni sono state che il P.CARC non può restare nel Patto d’Azione perché è alleato del M5S, perché sostiene posizioni sovraniste e intrattiene relazioni con i sovranisti e perché sostiene le mobilitazioni dei commercianti e delle P.IVA.
La Segreteria Federale Lombardia l’11 dicembre ha emesso un comunicato che dimostra la pretestuosità di tali motivazioni (ricordando, in particolare, che il SI COBAS non si è fatto scrupoli ad avere “relazioni con il M5S” quando esse sono state utili alla causa degli operai e spiegando in cosa consiste la lotta per la sovranità nazionale per i comunisti). Ne riportiamo, a seguire, uno stralcio.

“Il P.CARC ha aderito fin dall’inizio al Patto d’Azione e lo ha fatto più convintamente alla luce di quanto emerso e ratificato nelle assemblee nazionali. Abbiamo aderito e contribuito a questo progetto:
“L’inclusività del Patto d’azione è una scelta convinta, così come l’adesione al Patto d’Azione deve essere fatta in maniera convinta. Chi sostiene il percorso si impegnerà e lavorerà attivamente alle iniziative di lotta come alla propaganda del percorso utilizzando i propri canali di comunicazione. (…)
La crisi capitalistica tende ad acuirsi e spingerà sul terreno della lotta una moltitudine di proletari; avremo ben altri compiti con cui fare i conti più che quello di formare l’ennesimo coordinamento sommatoria di gruppi che discute di petizioni di principio. Il percorso del Patto d’azione rappresenta in quest’ottica una “palestra” per verificare se siamo in grado, insieme, di essere all’altezza dello scontro in atto e di esercitare il ruolo politico ed organizzativo per un movimento che vada al di là dei nostri attuali confini numerici” (da Avanti con il Patto d’azione per la costruzione di un Fronte unico di classe anti-capitalista – giugno 18, 2020).
E ancora:
“Dobbiamo fare il possibile per non farci trovare impreparati, per serrare le nostre fila, mettendo in primo piano ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide: non un’astratta “unità per l’unità”, bensì un programma di lotta unificante, composto da parole d’ordine e rivendicazioni semplici e chiare (riassumibili nella mozione finale dell’assemblea del 14 aprile) che è a disposizione di tutti coloro che ne condividono lo spirito, i contenuti e gli obbiettivi” (da Per un Fronte Unico Anticapitalista. Avanti con il Patto di unità azione! – 14 maggio 2020).

Cacciare dalla porta il P.CARC significa cacciare dalla finestra anche le pretese di dare seguito pratico a ciò che il Patto d’Azione proclama di perseguire e quindi ne mina alle fondamenta il percorso.
Lo spirito e il contenuto della partecipazione del P.CARC al Patto d’Azione è iniziato e proseguito alla luce di quanto il Patto d’Azione ha dichiarato, partendo da ciò che unisce, ma alimentando sempre il dibattito politico e usando le iniziative comuni anche come terreno di confronto e di verifica delle linee e delle prospettive su cui tra le forze aderenti al Patto d’Azione ci sono divergenze.
(…) Il comportamento inquisitorio e scorretto di alcuni esponenti milanesi del Patto d’Azione è una dimostrazione di pochezza politica e difficoltà a dare efficace seguito organizzativo al percorso di cui pretendono di essere promotori non sarà in alcun modo causa di settarismo e chiusura da parte nostra, in particolar modo nei confronti dei delegati e degli iscritti del SI COBAS che dimostrano ogni giorno di essere concretamente una spinta per l’organizzazione e la mobilitazione della classe operaia.
Abbiamo aderito con convinzione e spirito costruttivo e propositivo, benché critico, a un percorso che si basasse sull’unità d’azione, pratica, di promozione e sostegno alla mobilitazione della classe operaia e delle masse popolari. Se tale percorso è diventato un intergruppo dove non si discute di politica (anzi si rifiuta di discutere di politica per mantenere un’unità di facciata) e in cui si esclude qualcuno per i capricci più o meno ideologici di questo o quel capetto, il percorso non ci interessa. Sarebbe un percorso che non favorisce la classe operaia e la sua mobilitazione, ma la indebolisce. Sarebbe un percorso che pretende di rappresentare i lavoratori, ma si traduce nello scimmiottamento del teatrino della politica borghese, dove si parla tanto di aria fritta e poi a decidere sono un gruppetto di auto-proclamati capi.

(…) Proprio per sviluppare il percorso del Patto d’Azione e rafforzare il ruolo che esso può svolgere nella lotta di classe del nostro paese è utile prendere posizione e chiamiamo i compagni, i lavoratori e gli attivisti a farlo su:

  1. unità d’azione con tutti coloro che mettono al centro gli interessi della classe operaia e delle masse popolari, rifiuto e lotta contro chi promuove la contrapposizione fra classe operaia e il resto delle masse popolari (il nemico è la borghesia imperialista!);
  2. discussione politica e anzi promozione della discussione politica contro l’unità di facciata e la “pace senza principi”. Il modo più efficace per alimentare coscientemente l’unità d’azione pratica è conoscere e comprendere le differenze di chi vuole unirsi e fare il bilancio delle esperienze;
  3. contrastare la creazione e il consolidamento di “circoli chiusi” che decidono a latere e sulla testa delle assemblee, a volte in aperto contrasto con le decisioni e l’orientamento delle assemblee (come è il caso della riunione di Milano del 9 dicembre) e promozione della più ampia partecipazione decisionale della classe operaia;
  4. mobilitazione per un reale sviluppo territoriale del coordinamento secondo le forme e i modi che consentano l’inclusione di soggetti collettivi e individui interessati a superare il settarismo, lo spirito di concorrenza e a mettere al centro la lotta di classe.

Gli editti, le esclusioni, le messe al bando, gli opportunismi li lasciamo volentieri alla classe dominante e alle sue organizzazioni gialle e corporative: siamo per l’unità degli sfruttati, non di chi pretende di rappresentarli!

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