Con il Decreto legge Ristori sono in arrivo ai comuni nuovi fondi destinati all’erogazione del Bonus Spesa. Solo nella città di Firenze sono in arrivo 2 milioni di euro destinati a questo scopo.
Le masse popolari hanno già assistito a questa farsa nei mesi scorsi; una farsa dalla quale la maggioranza è rimasta del tutto esclusa. I Bonus Spesa rientrano a pieno tra le misure d’emergenza del tutto insufficienti che il governo centrale ha preso, e continua a prendere, in maniera schizofrenica dall’inizio della pandemia.
Già nei primi mesi dell’emergenza, con le prime distribuzioni dei bonus, la misura ha dimostrato chiaramente la sua inadeguatezza nel far fronte alle necessità delle masse popolari, svelando spesso una gestione del tutto fallimentare – nel migliore dei casi – da parte delle amministrazioni locali.
Nella realtà, in molti casi ha svelato una gestione speculativa a vantaggio della gestione privatistica del terzo settore e in alcuni casi parte dei fondi sono rimasti parcheggiati e non ancora distribuiti.
A fronte di questa gestione criminale in molti casi sono stati proprio i comitati popolari e le organizzazioni di lavoratori a organizzarsi e mobilitarsi per prendere in mano la gestione prima della richiesta dei Bonus Spesa e poi ad attuare un controllo popolare sulle graduatorie.
Se c’è un bilancio, infatti, che possiamo trarre da questi mesi è proprio che a fronte del fallimento delle istituzioni sono state le masse popolari a gestire l’emergenza in maniera positiva nelle fabbriche, negli ospedali, nelle scuole e nei quartieri.
Affinché i nuovi fondi non siano ennesimo campo di mala gestione e speculazione l’erogazione dei bonus spesa deve essere posta sotto il controllo popolare e gestita dalle stesse masse popolari. È necessario che siano gli abitanti dei quartieri a prender in mano la loro gestione.
Facciamo quindi appello alle Brigate di Solidarietà esistenti perché si attivino in ogni città e in ogni quartiere, perché estendano la loro rete di intervento e perché altre se ne costituiscano per attuare un controllo popolare e prendere in mano la gestione delle richieste e della distribuzione dei buoni.
Le Brigate di Solidarietà, i comitati di controllo popolare possono già da ora iniziare:
a fare inchiesta sulle modalità di richiesta dei bonus, a diffondere e far compilare le richieste tra gli abitanti dei quartieri attuando una mappatura delle necessità;
a vigilare sulle graduatorie e sull’effettiva erogazione dei buoni;
a fare pressioni sulle amministrazioni comunali e di quartiere affinché la gestione dei fondi sia resa pubblica e affinché estendano il bonus mettendo a disposizione fondi comunali, anziché essere impiegati per allestimenti natalizi o per comprare mobilio e poltrone (come avvenuto realmente a Siena, dove a fronte dei fondi esauriti per i bonus il sindaco ha pensato di impiegare fondi comunali per acquistare una poltrona anziché dirottarli proprio sui bonus)
Tutti quei consiglieri comunali e regionali che dicono di volersi opporre alla gestione criminale di governo centrale e locale, e che per questo motivo hanno raccolto voti e sono stati eletti, a livello regionali chiamiamo, quindi,in causa Irene Galletti e Silvia Noferi del 5S, devono supportare con tutti i mezzi necessari le Brigate di Solidarietà, promuovere in ogni quartiere simili comitati di controllo e su questi farsi forza per usare le proprie cariche per una gestione del bonus in rottura con affaristi e speculatori.
Le Brigate di Solidarietà possono gestire anche l’erogazione dei fondi in maniera positiva per le masse popolari mobilitandole ad organizzarsi e ad attuare un controllo popolare sull’operato delle istituzioni! Possono contendere loro la direzione dei quartieri e la gestione delle misure necessarie come già hanno dimostrato per la distribuzione dei beni e come stanno dimostrando nella sempre crescente gestione dell’emergenza sanitaria!
Significa quindi estendere la loro azione, fare inchiesta nei territori, legarsi alle mobilitazioni degli operai, dei lavoratori della sanità e dell’istruzione, significa indicare quali sono le misure necessarie ed attuarle incalzando le istituzioni. Significa in definitiva conquistare pezzo pezzo la gestione di tutto ciò che le istituzioni abbandonano al macero e assumere un ruolo crescente da autorità pubbliche.
Governi e istituzioni hanno dimostrato il loro fallimento e la loro volontà di non rompere la sacra legge del profitto, le masse popolari possono invece gestire l’emergenza e le Brigate hanno un ruolo fondamentale in questo processo. Un processo di costruzione di una governabilità dal basso che nella sua opera misuri esponenti politici e sindacali, per commissariare dal basso i governi locali e imporre i propri uomini e le proprie donne di fiducia; le pressioni per fare di Gino Strada il commissario alla Sanità in Calabria è chiaro esempio del percorso da intraprendere e da portare fino in fondo. Per avanzare quindi nella costituzione di amministrazioni locali e in definitiva di un governo che fondi la sua azione sul loro operato e lo promuova. Un governo che aprirà una nuova e superiore lotta di classe per la direzione del paese e che sarà una tappa per avanzare nel fare dell’Italia un nuovo paese socialista.
Federazione Toscana del Partito dei CARC