Sullo sciopero fiscale indetto da Confcommercio Toscana

Ha fatto decisamente rumore la lunga e dettagliata lettera inviata da Anna Lapini, la presidentessa di Confcommercio Toscana, al presidente nazionale Sangalli (https://www.firenzetoday.it/cronaca/coronavirus-commercianti-sciopero-fiscale-tasse.html), in cui dichiara che 50mila aderenti all’associazione si sono detti pronti ad attuare uno sciopero fiscale, per far fronte al collasso economico delle proprie aziende.

Tale presa di posizione è abbastanza originale per associazioni di categoria non certo famose per la loro “combattività”, evidentemente la spinta dal basso è enorme per costringere i dirigenti ad esprimere pubblicamente tali posizioni.

La protesta dei commercianti conferma la crescente resistenza che le masse popolari oppongono agli effetti devastanti della crisi del sistema capitalista. Mentre commercianti, partite IVA e lavoratori autonomi subiscono un progressivo impoverimento e peggioramento delle condizioni di vita, multinazionali come Amazon fanno fatturati miliardari. Quanto accade mostra che è sicuramente tramontata l’era del “piccolo è bello”, dell’arricchimento facendo leva sulle proprie forze e capacità individuali che nella tempesta della crisi valgono ben poco, anzi, questi settori sono stati fra i primi ad essere falcidiati in quanto forze “ausiliarie” del movimento produttivo ed economico, anello economicamente debole del “mercato” che li scarica senza remore.

Se terranno fede a quanto detto rispetto ai lavoratori e all’indotto, e cioè: “le nostre aziende non hanno più risorse e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto ad uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere” contribuiranno a unire il movimento di resistenza spontaneo contro i reali responsabili di questa situazione: governo, speculatori, affaristi e criminali vari!

I primi effetti di questa “minaccia” li vediamo proprio in questi giorni, con il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani affannarsi in ogni modo per far passare la Toscana da zona rossa ad arancione e poi a gialla, per permettere lo shopping natalizio che darebbe una boccata di ossigeno a queste imprese. Il problema è che sarebbe un palliativo se, come questa estate, non vengono prese misure di igiene e sicurezza adeguate per delimitare al massimo e prevenire i contagi, per “schermare” le masse popolari dal Covid: si tornerebbe in breve a nuove chiusure e centinaia di altre aziende di questo tipo non riaprirebbero più.

La situazione è come il cane che si morde la coda, è per questo che va rispedito al mittente il ricatto fra lavoro e salute e non si deve scadere nella guerra tra poveri (chi è aperto e chi no, chi ha gli ammortizzatori sociali e chi no..)!

I responsabili di questo stato di cose sono ben definiti e sono quelle istituzioni che ricoprono di miliardi di euro multinazionali come FCA per la “riconversione” e che in questi mesi, oltre ad aver fatto poco o nulla per prevenire una seconda ondata pandemica, dopo aver costretto negozi ed attiità a chiudere in primavera hanno concesso risarcimenti del tutto inadeguati.

Il 4 novembre centinaia di commercianti, titolari di piccoli imprese, P.IVA, hanno affollato la manifestazione che si è tenuta sul Ponte Vecchio a Firenze. Erano presenti non pochi dipendenti delle loro aziende come quelli delle lavanderie industriali, atterrate dalla mancanza di turisti e dalla cancellazione di sagre e fiere: tutti insieme a chiedere un sostegno per non sprofondare nel baratro.  Questa è la via da seguire: rifiutarsi, in modo organizzato e collettivo, di pagare le tasse a Comuni, Regioni e governo nazionale che li hanno lasciati al loro destino, a chi “eroga” buoni spesa che si esauriscono nel giro di due giorni, a chi ha ridotti i servizi pubblici al lumicino a partire da scuola e sanità, a chi non ha fatto sanificazioni di nessun genere come accaduto (come a primavera) nei quartieri popolari come Rifredi e Novoli dove vivono oltre centomila persone.

C’è necessità di costruire un unico fronte di lotta, organizzazione, mobilitazione e solidarietà per non essere le vittime designate della crisi e, soprattutto, per costruire l’alternativa politica al sistema di potere che ci affama e opprime a partire dalla costituzione di un governo che abbia la forza e la volontà politica di prendere misure di emergenza quali:

  • Abolizione di tutte le tasse per il 2020;
  • Sospensione dei ratei dei mutui;
  • Sospensione e ricontrattazione dei canoni di locazione;
  • Cancellazione delle agevolazioni fiscali per multinazionali come Amazon (devono pagare le tasse dove lavorano, non nei paradisi fiscali).

Questo è il solo governo che può applicare in modo fermo e netto i principi progressisti della Costituzione a cui si richiamano i firmatari della lettera che annuncia lo sciopero fiscale, il solo che si può assumere il compito di cominciare a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

La strada dell’organizzazione e della partecipazione è la sola prospettiva per le masse popolari!

I capitalisti e i loro servi si prostrano solo e soltanto alla legge del profitto e la sola cosa da fare con loro è cacciarli, per costruire dal basso l’alternativa politica urgente e necessaria.

La Segreteria Federale Toscana

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