Abbiamo intervistato Angelo Larosa, portavoce del Comitato Cittadino Giarre “Rivogliamo l’ospedale”, uno dei tanti comitati e gruppi di cittadini che negli scorsi anni sono nati in tutto il paese per far fronte al progressivo smantellamento della sanità pubblica. Consigliamo la lettura di questa intervista perchè è sia una delle molte esperienze di lotta per il diritto alla salute che ci sono in Italia da cui prendere spunto, ma soprattutto perchè dal racconto di Angelo ricaviamo la conferma di qualcosa che non è scontato: solo i cittadini e i lavoratori hanno interesse a difendere il benessere della collettività e spetta a loro, dato che le istituzioni remano in senso contrario, attivarsi per farlo.
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Ciao Angelo, grazie mille per averci concesso questa intervista. Come è nato il comitato per la riapertura del pronto soccorso e dell’ospedale di Giarre? Quale è stato il punto di avvio della vostra attività?
Ci siamo costituiti nel 2015 quando con la delibera n.664 dell’ASP (azienda sanitaria provinciale) di Catania è stata decretata la chiusura del Pronto Soccorso e quindi di conseguenza dell’ospedale di Giarre. La chiusura non è stata ovviamente totale, nel senso che alcuni reparti sono rimasti aperti ma accorpati all’ospedale di Acireale. Tutto però parte da un decreto assessoriale della regione siciliana del 2009 che ha permesso la costituzione degli “ospedali riuniti”, e a Giarre toccò essere riunito con Acireale. Accorpare Giarre ad Acireale e non il contrario fu una manovra politica: Acireale è più rappresentata politicamente a livello regionale e nazionale. Fatto sta che dopo tre giorni da questa delibera del 2015 avemmo la prima vittima: una signora che non ha avuto subito accesso al Pronto Soccorso e quindi a cure tempestive. Dopo di lei ci furono altre due vittime, ma in particolare è a partire da una quarta vittima che è “scoppiata la bolla”: nel maggio dello stesso anno una signora venne soccorsa per dei gravi problemi di salute ma, dati i ritardi, i medici del 118 poterono solo constatare la morte. Questa signora apparteneva ad una famiglia molto numerosa e di persone che “non se la fanno passare facilmente sotto il naso”, che hanno subito protestato facendo accadere un parapiglia, sfasciando l’elicottero dell’elisoccorso e l’ambulanza, e tramite i canali social la cosa si ingigantì a tal punto che sfociò in una manifestazione spontanea la sera stessa e alcuni dei manifestanti addirittura occuparono la stazione ferroviaria. In quella occasione mi presi la mia denuncia insieme ad altre 35 persone per interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti, abbiamo un processo penale ancora in corso e che guarda caso porta il mio nome (nonostante partecipai nell’onda della manifestazione spontanea, io fui evidentemente associato ai promotori della mobilitazione che in realtà fu una iniziativa di piazza spontanea).
Da quel momento si organizzarono moltissime iniziative contro l’esproprio vero e proprio del diritto alla salute di tutto il comprensorio di Giarre (che conta circa 90mila abitanti) e che secondo il decreto Balduzzi del 2012 dovrebbe avere un ospedale di base, sottratto alla nostra comunità senza la garanzia di avere il servizio di emergenza-urgenza. Siamo arrivati ad oggi a 16 morti per i ritardi del soccorso ovviamente contati da noi e segnalatici (2-3 casi sono accertati anche dalla magistratura con processi in corso, non solo denunciati pubblicamente dai parenti), sentirsi male è diventato un gioco alla roulette russa, e in tutto questo seppure l’ASP dovesse essere condanna a risarcire le famiglie colpite di certo non pagheranno i dirigenti colpevoli di questo scempio ma sempre e solo le casse dell’ASP, quindi soldi pubblici e dei cittadini: oltre al danno anche la beffa. La cosa assurda è che in realtà nel comprensorio avremmo dovuto avere, secondo delibera, 4 ambulanze medicalizzate, ma in realtà nei fatti sono solo due. In questo meccanismo ovviamente si inserisce la speculazione degli appalti del soccorso ai privati: appalti affidati per avere un certo tipo di servizio, pagato alla modica cifra di 20mila euro al mese, a società che non effettuano il servizio completo (magari l’ambulanza dovrebbe essere medicalizzata e invece non c’è il medico a bordo), e se magari vai a indagare a chi vengono concessi questi appalti è evidente l’intreccio politico con gli interessi privati. Insomma, da voltastomaco.
Siamo stati anche sulle cronache nazionali, ma finora ci siamo scontrati contro un muro di gomma.
Come comitato di Giarre siamo anche inseriti in un più ampio comitato regionale a tutela della salute e in difesa della sanità pubblica, composto dai comitati degli ospedali isolani come Pantelleria e Lampedusa, dai comitati degli ospedali Castel Vetrano, Piazza Armerina, Noto e molti altri.
Rispetto all’emergenza Covid-19 lo smantellamento della sanità non ha fatto altro che aggravare le situazioni già delicate preesistenti a livello nazionale, quindi è ovvio che ci sia un sovraccarico di lavoro per le strutture attive, problemi legati alla logistica e all’edilizia e molti altri. Sul vostro territorio che problematiche state riscontrando?
Tenendo presente i trascorsi appena descritti, ovviamente l’emergenza sanitaria da Covid-19 non poteva non concatenarsi con i problemi precedenti. Già dal primo lockdown avevano pensato di creare ad Acireale un reparto Covid. Noi ci siamo mossi immediatamente considerando la logistica degli ospedali e presumendo la creazione di situazioni di promiscuità gravi per i pazienti che già sono ricoverati in una struttura che ospita, dopo lo smantellamento dell’ospedale di Giarre, pochi posti letto per un comprensorio di 250 mila abitanti: abbiamo fatto quindi un esposto alla magistratura, ma non abbiamo ricevuto assolutamente alcuna risposta, come se non esistessimo e come se il problema non ci fosse. Nel frattempo tutto è stato portato avanti in situazione di grave rischio per la salute dei pazienti non Covid ricoverati ed assistiti ad Acireale, ovviamente senza cambiare nulla rispetto a prima se non in peggio.
Arriviamo quindi ad oggi nel pieno della seconda ondata: ci arrivano in anticipo comunicazioni sindacali o “soffiate” da personale interno all’ospedale che hanno saputo che vogliono trasformare Acireale in ospedale solo Covid. Abbiamo ovviamente subito attenzionato la stampa rispetto a ciò affermando la nostra contrarietà. Alcuni hanno suggerito di fare anche Giarre, quel che ne resta, ospedale Covid, a cui ovviamente ci siamo opposti. Ma è chiaro che se la dinamica nazionale è quella di privatizzare la sanità pubblica, e se i privati accolgono i malati covid solo dietro lauti compensi (siamo in possesso di delibere che parlano di numeri che fanno accapponare la pelle!), è ovvio che non c’è più la tutela per il malato no-Covid se trasformi tutto in ospedali Covid.
Catania e hinterland ha una popolazione di circa 750mila abitanti e le strutture ospedaliere hanno 2491 posti letto, posto più posto meno. Se compariamo il comprensorio di Acireale-Giarre, ossia circa 250mila abitanti quindi un terzo della popolazione, ci sono a disposizione 176 posti letto (150 Acireale e 26 Giarre). La proporzione chiunque può farla e capire il livello di disservizio. Come si può pensare di fare Acireale un ospedale Covid con posti letto già ben al di sotto del fabbisogno territoriale per i “malati ordinari”? O ti rivolgi su Catania per una cosa del genere, oppure devi requisire quelle strutture private che la regione siciliana ricompensa lautamente (da più parti si “vocifera” che si arriva fino a 2mila euro a posto letto dati ai privati per i pazienti Covid… ovviamente al giorno!). Oltretutto hanno anche lasciato il punto nascita ad Acireale: ma quale madre coscientemente andrebbe a partorire in un ospedale Covid? Infine, essendo il Pronto Soccorso di Acireale oramai PS Covid-19, le ambulanze che soccorrono pazienti non-Covid vengono deviate verso Taormina o il Cannizzaro. Come comitato è da tempo che protestiamo anche sulla base di quanto afferma il Decreto Balduzzi, ossia che il Pronto Soccorso deve essere disponibile ad un massimo di 30 minuti dalla località più lontana del distretto sanitario a cui si fa riferimento. Un ambulanza che parte da Castiglioni in 30 minuti è difficile che arrivi ad Acireale, figuriamoci al Cannizzaro.
Una cosa buona sembra che volessero farla rimettendo in piedi il PS di Giarre cosa che ovviamente sosteniamo, ma una serie di politici si sono dimostrati contrari a questa cosa tra cui l’onorevole Nicola D’Agostino, originario di Acireale, che ha più volte affermato in questa situazione che nessun infermiere o medico verrà mandato da Acireale a Giarre (ci chiediamo con quale autorità e ruolo parli, dato che non ha responsabilità dirette nella gestione dell’ASP e delle strutture sanitarie locali) continuando a dire che è inagibile, quando come comitato abbiamo ampiamente dimostrato che non è così. Lo affermano anche le perizie commissionate dalla stessa ASP. Ma alla fine questo PS lo stanno montando come la tela di Penelope: di giorno lo montano, di notte lo smontano, e i lavori non finiscono mai. Azzardo il motivo, che non è così misterioso: Acireale inglobando Giarre è diventato sulla carta DEA di primo livello secondo il Decreto Balduzzi, perchè ha ampliato il numero di abitanti cui fa riferimento. Sulla carta però il nuovo governo regionale Musumeci ha definito che Giarre deve riaprire il suo ospedale di base. Se così fosse, Acireale verrebbe così declassato anch’esso ad ospedale di base (si riduce il bacino di popolazione a cui fa riferimento) e a qualcuno verrebbero a mancare un bel po’ di soldini da far circolare (appalti per imprese di pulizie, cucina e altri servizi esternalizzati). Altrimenti non si spiega il perchè stiano facendo il diavolo a quattro per impedire la riapertura di Giarre: non gliene frega dei disservizi e dei morti. Disservizi non solo per Giarre, ma anche per Taormina, Acireale e il Cannizzaro perchè ovviamente la popolazione del comprensorio di Giarre si riversa su quegli ospedali e più volte si sono riscontrate criticità, episodi di esasperazione, aggressioni etc.
L’onorevole D’Agostino però ha decretato che Acireale deve diventare ospedale Covid nonostante il parere contrario della maggior parte dei sindaci locali. Lui ha sicuramente influenza e ha lo scopo di difendere gli interessi del suo bacino elettorale e del territorio da cui proviene ossia Acireale (legittimo sicuramente), ma siamo contrari che lo faccia a discapito di Giarre perchè qui, per esempio, con una maggiore sinergia tra le varie strutture e ottimizzazione delle risorse potrebbero operare, a beneficio di tutti, tutti quei medici e infermieri con patologie gravi che non possono lavorare con pazienti Covid, oppure potrebbe essere trasferito il punto nascita, permettendo alle donne di partorire in sicurezza dai contagi.
Che rapporto avete con il personale sanitario (medici, infermieri, tecnici, etc): avete un scambio con loro? Non so se sai ma ad esempio in molte parti d’Italia si sono verificati casi di denuncia di situazioni malsane negli ospedali portate avanti da infermieri e medici, poi subito richiamati all’ordine oppure duramente colpiti da parte delle direzioni sanitarie, che si fanno forza sul vincolo di “fedeltà aziendale”. Puoi dirci qualcosa in merito?
Il nostro comitato si fa voce anche del personale sanitario. Medici e infermieri sono fortemente penalizzati dal vincolo di fedeltà aziendale, infatti materialmente ad informarci è il personale che si rivolge a noi per non esporsi pubblicamente, tante cose le abbiamo sapute in anticipo tramite le informative che il personale sanitario ci ha fornito in anticipo rispetto alle mosse delle direzioni sanitarie e dell’ASP. Molte notizie bisogna però trattarle con tatto per non rendere semplice l’individuazione da parte delle direzioni aziendali di chi ci da le informazioni. Racconto un episodio: due anni fa ci sono state date dall’interno del laboratorio analisi di Giarre dei documenti dove si evidenziava che gli addetti di laboratorio erano costretti a lavorare con i reagenti scaduti. Siamo andati subito dai Carabinieri e abbiamo riportato a loro tutte le informazioni che ci erano pervenute e il giorno stesso dopo poche ore erano all’interno dei laboratori con i NAS e sono partite anche denunce contro i dirigenti.
C’è quindi un rapporto di fiducia con molti lavoratori, molti operatori non si fidano delle istituzioni ma si fidano di noi: è una cosa assurda se ci si pensa. Anche la cittadinanza, che normalmente per disservizi di tipo sanitario dovrebbe rivolgersi ai sindaci che per Costituzione sono i responsabili della salute pubblica della popolazione, si rivolge a noi per denunciare o per avere informazioni.
Ma la sfiducia di lavoratori e cittadini verso la politica è ovvia, come può essere il contrario? Ad esempio nelle scorse settimane è stato convocato un consiglio comunale a Giarre sulla tematica ospedale, cui siamo anche stati invitati dal Presidente del consiglio comunale. Durante questo consiglio comunale, prima si è innescata una diatriba sulla regolarità o meno della convocazione tra consiglieri, poi si sono dilungati su di una serie di argomenti ridicoli a dimostrazione che le autorità politiche locali non hanno assolutamente idea di cosa fare, da dove partire e come mettere mano ai problemi. Il polso della situazione purtroppo solo noi dei comitati ce l’abbiamo, intendo a livello nazionale. E’ brutto dirlo nel senso che non dovrebbe essere così, ma noi guardiamo la sanità dal punto di vista del diritto alla salute, la “politica” invece ne parla solo in termini economici (budget, bilanci).
Per questo motivo, l’abbiamo sempre detto, chi fa parte del comitato poi non può pensare di fare carriera politica e usarlo strumentalmente come è stato per molti comitati in tutta Italia.
Parlaci un po’ delle problematiche del personale sanitario. Si riscontra in tutti gli ospedali italiani carenza di personale e quindi l’impossibilità materiale di soddisfare l’enorme richiesta di assistenza da parte della popolazione. Immagino valga lo stesso per Giarre, cosa puoi dirci in merito?
Un altro problema ovviamente, che è tra i principali problemi, è quello dell’insufficienza del personale sanitario. L’ASP aveva dichiarato che per la riattivazione del PS di Giarre (e quindi di quei reparti ad esso collegati) sarebbero servite complessivamente 70 unità (medici, infermieri, tecnici ecc.). Sono stati anche stanziati 10 milioni direttamente dal Ministero della Salute per intervenire sull’ospedale di Giarre, ma ovviamente i lavori come dicevo sono quello che sono e le assunzioni non sono mai partite, con la solita opposizione dei vari politici locali “che contano”. Rispetto al personale poi c’è tutto il discorso della carenza a livello nazionale per via degli accessi a numero chiuso alle facoltà di medicina e del meccanismo del precariato. Oggi il personale destinato a lavorare con i pazienti Covid non può operare su altri pazienti, molti medici e infermieri hanno problemi di salute e non possono lavorare su pazienti Covid, e la carenza di personale non è solo legata a quello che resta di Giarre ma ovviamente anche ad Acireale. Ma come accennavo, Giarre potrebbe già ripartire offrendo servizi in sicurezza rispetto ad Acireale che è un ospedale Covid, e magari impiegare tutto quel personale non impiegabile nelle strutture di Acireale, ma evidentemente questo esercizio razionale nei giochi politici ed economici che ci sono dietro la chiusura dell’ospedale di Giarre non è ammesso.
Andiamo in chiusura, ti poniamo un’ultima domanda: il rapporto con i cittadini. Che legame avete instaurato? C’è partecipazione?
In realtà ci saremmo aspettati, data la tematica, molta più partecipazione in termini di numeri di piazza quando abbiamo organizzato manifestazioni in passato. Di grande aiuto è stata sempre la comunità studentesca: Giarre ha molti istituti superiori (abbiamo praticamente tutti gli istituti) e molti sono pendolari, quindi una popolazione studentesca di circa 8-10mila giovani degli istituti superiori. Molto spesso hanno partecipato alle nostre manifestazioni, li abbiamo coinvolti in maniera attiva creando momenti anche nelle scuole con gli studenti, illustrando le problematiche di cui ci occupiamo come comitato ma anche parlando di edilizia scolastica. La tematica del diritto alla salute si lega praticamente a tutto.
Proprio trattando il tema dell’edilizia scolastica abbiamo cercato ovviamente di indagare sull’esistenza di certificati di staticità e le certificazioni di antisismicità alla base della sicurezza e dell’agibilità di una struttura scolastica. Il comune di Giarre non ci ha fornito alcun documento per le strutture di propria pertinenza, stessa cosa per il comune di Riposto, e parliamo di una zona sismica importante come la nostra che viviamo ai piedi dell’Etna. Purtroppo San Giuliano di Puglia e il crollo della scuola dopo il terremoto del 2002 è la dimostrazione che le istituzioni, se non lottiamo per avere appunto le certificazioni di staticità e antisismicità, faranno ricadere sulle famiglie le responsabilità di quanto accaduto e ci siamo battuti con gli studenti anche per portare questi temi nel dibattito cittadino e nelle scuole. Quindi diciamo per sintetizzare ci siamo occupati di tantissimi temi riguardanti la salute pubblica anche se il nostro comitato è “di scopo” ossia la riapertura del PS di Giarre.
Vuoi chiudere l’intervista con una tua riflessione?
Mi auguro che non succeda l’irreparabile, ossia assistere per mancanza di posti letto ordinari a ulteriori perdite per il nostro territorio. L’emergenza sanitaria causa Covid-19 mostra chiaramente la necessità di cambiare politica a partire dal livello nazionale per quanto riguarda la sanità pubblica: potenziarla, e smetterla di dirottare fondi alla sanità privata. Questi sono i motivi per cui Giarre è stato smantellato e oggi ci troviamo in questa situazione. Potenziarla vuol dire più fondi e meglio gestiti, vuol dire più posti letto, più personale, più strutture e di migliore fattezza. Lo trovo difficile, perchè la “politica” negli anni ha pensato a creare comitati di affari, la politica partitica intendo, da salotto. La politica dei comitati invece è quella vera con la “P” maiuscola, così come dovrebbe essere!