Il 15 novembre cinque regioni sono diventate zona rossa, cinque regioni sono rimaste zona gialla e tutte le altre sono zona arancione. Dietro il balletto sui colori c’è il fallimento del governo rispetto alla capacità di prendere misure adeguate a impedire la seconda ondata dei contagi. La sanità pubblica è in ginocchio, la scuola pubblica è stata praticamente abolita, le condizioni di lavoro in fabbrica e nelle aziende private sono sempre più indecenti, i lavoratori a partita IVA, autonomi, interinali e precari sono stati praticamente lasciati per strada. I piccoli contributi di cui si parla sono palliativi che non riapriranno quelle attività, non ridaranno il lavoro che nel frattempo è stato perso e non danno prospettive di lungo periodo accettabili. Questo disastro è generato dalla sete di profitto dei capitalisti, dei grandi industriali e degli speculatori e dal progressivo smantellamento dei servizi pubblici (sanità in primis). Dall’inizio di marzo la pandemia ha ucciso più di 45mila persone, dal primo di ottobre ad oggi i morti sono quasi 9mila, è una strage che non ha eguali in tempo di pace e di cui non si vede la fine. La parola fine a questa strage la possono mettere solamente le masse popolari organizzate. A fronte del fallimento evidente di governo e istituzioni borghesi, le masse popolari organizzate devono governare il paese. Rispetto a tale emergenza e in funzioni di tale obiettivo, cosa è necessario fare qui ed ora?
Sostenere la classe operaia – Tutti coloro i quali vogliono farla finita con la strage in corso devono innanzitutto sostenere la classe operaia nella sua lotta per imporre misure utili a fronteggiare questa fase d’emergenza che gli operai vivono sui posti di lavoro. Oggi i padroni fanno di tutto per nascondere il numero dei contagi nelle aziende e i lavoratori devono fare di tutto per metterli allo scoperto. Per fare questo devono, però, organizzarsi in ogni modo e in ogni forma. Per sostenerli a fare questo c’è bisogno di tutto il sostegno alle varie forme di organizzazione già esistente nelle aziende, siano esse sindacati, organizzazioni operaie o collettivi di lavoratori. Sostenere e promuovere queste battaglie significa lottare e imporre misure per garantire un lavoro utile e dignitoso e in condizioni di sicurezza. Laddove queste forme di organizzazione non esistono bisogna fomentare la costituzione di gruppi di operai e lavoratori perché agiscano in questa direzione e si coordino affinché nessuno rimanga escluso. Che ogni operai deciso alla lotta si unisca ad altri suoi colleghi decisi a combattere, individui con loro le misure che sono necessarie e urgente nel proprio luogo di lavoro e si mobiliti con lavoratori di altre aziende e con gli abitanti del territorio per imporle. Che ogni compagno, attivista o cittadino responsabile sostenga senza riserve ogni lavoratore o gruppo di lavoratori che si ponga su questa strada.
Aderire allo sciopero generale 25 novembre – Il 25 novembre l’Unione Sindacale di Base (USB) ha lanciato lo sciopero in tre settori: trasporto pubblico locale, sanità e scuola. Per lo stesso giorno l’USI (Unione Sindacale Italiana) ha proclamato lo sciopero generale nazionale. Questo vuol dire che tutti i lavoratori, indipendentemente dal sindacato a cui sono iscritti e indipendentemente dall’essere iscritti o meno a un sindacato, hanno la copertura per poter scioperare. In questa fase lo sciopero generale è un’arma importante in mano a tutti i lavoratori perché crea le condizioni utili alla costruzione di un ampio fronte per la salute pubblica. Chiamiamo ogni operaio, ogni lavoratore, precario o disoccupato a mobilitarsi in questa direzione e rendere la data del 25 novembre una giornata di riscossa e di costruzione dell’alternativa di governo delle masse popolari che si organizzano per fare fronte agli effetti nefasti della crisi cui si aggiungono quelli della pandemia in corso!
Sostenere la resistenza di ogni settore delle masse popolari – Lo sciopero del 25 novembre deve essere una tappa nella lotta di tutte le masse popolari del nostro paese contro gli effetti devastanti delle misure del governo Conte. Tali effetti che si stanno ripercuotendo anche su altre categorie delle masse popolari come partite IVA e lavoratori autonomi che in queste settimane i stanno organizzando e stanno resistendo in tutti i modi e in tutte le forme. Si tratta di lotte e mobilitazioni che vanno sostenute e legate a tutte le altre forme di lotta e resistenza diffuse nel resto del paese. Perché da questa pandemia, più che in altri momenti storici, abbiamo imparato che nessuno si salva da solo e che solo unendo tutte le forze possibili si può farvi fronte mettendo al centro gli interessi della maggioranza e schiacciando quelli di una minoranza sfruttatrice, affarista e parassitaria.
Proseguire e allargare l’azione delle Brigate volontarie per l’emergenza – Tra le più importanti forme di auto organizzazione, che abbiamo visto e a cui abbiamo preso parte, in questa emergenza ci sono le Brigate volontarie per l’emergenza che da marzo 2020 hanno innescato un meccanismo positivo su scala nazionale, attivando centinaia di volontari e dato risposte a centinaia di famiglie nel nostro paese rispetto all’esigenza alimentare e di prim’ordine. Le Brigate oggi sono ancora vive e rafforzano la loro azione allargando i propri campi d’intervento oltre la distribuzione dei pacchi, mobilitandosi anche per un lavoro utile e dignitoso per tutti organizzando i disoccupati o nella lotta per fornire l’assistenza sanitaria di base che oggi manca alle famiglie delle masse popolari (esempio ne siano le Brigate di Solidarietà di Quarto, a Napoli, che con un medico e due infermieri stanno facendo visite mediche a domicilio ai positivi al Covid). Che dieci, cento, mille Brigate volontarie nascano in ogni quartiere e città del nostro paese, che fiorisca il fiore della lotta e della partecipazione delle masse popolari per fronteggiare l’emergenza sanitaria, sociale ed economica in corso!
Tenere aperti circoli, strutture e spazi sociali – Per organizzarsi servono spazi. Già a ottobre i Partito dei CARC ha lanciato un appello a tutti i circoli ARCI, alle associazioni e gli spazi sociali per tenere aperte le sedi a chi vuole organizzarsi. Il governo Conte ha chiuso i circoli ma ha tenuto aperte le chiese e non è un caso perché nelle chiese le masse popolari vanno a pregare e a sperare che un dio le salvi, mentre nei circoli, nelle strutture e negli spazi sociali ci vanno per organizzarsi, mobilitarsi e per studiare. Il Partito dei CARC sta promuovendo in queste settimane l’apertura di queste sedi quali luoghi per organizzarsi in brigate e collettivi, mobilitarsi in presidi, tende delle salute e scioperi ma anche per costruire gruppi di studio attraverso la Scuola di base “Makarenko” e attraverso il nostro Centro di formazione. La parola d’ordine è “nessuno resta a casa”. Restare a casa in questa fase significa lasciare la gestione dell’emergenza nelle mani dei capitalisti, degli affaristi e di una classe politica incapace e indegna.
Rilanciamo a seguire il video in cui tracciamo alcuni di questi spunti e invitiamo i comunisti, i lavoratori e i giovani del nostro paese a mettersi in contatto con noi per fare fronte insieme all’emergenza in corso, indipendentemente dall’organizzazione a cui appartengono o dal movimento a cui partecipano. Quello che è necessario fare oggi è costruire un fronte ampio. Iniziamo a collaborare, in maniera più efficace e responsabile, agiamo sui territori e davanti alle fabbriche, iniziamo a condividere e a scambiarci le esperienze, a far vivere nel concreto la parola d’ordine che sempre lanciamo ai presidi, ai cortei, alle mobilitazioni, nei volantini e nei comunicati: uniti si vince!
Governo e istituzioni borghesi hanno fallito. Le masse popolari organizzate devono governare il paese. Ai comunisti il compito di imporre questa strada!