[Milano] L’esperienza di un compagno positivo al Covid-19

Pubblichiamo la testimonianza di un compagno del Partito dei CARC che, entrato in contatto con un compagno positivo al Covid, ha vissuto in prima persona le criticità del Servizio Sanitario Nazionale e della gestione che il Governo nazionale e locale ha fatto dell’emergenza sanitaria in corso.

Il compagno oltre a denunciare l’inefficienza della sanità pubblica nell’accogliere e monitorare le centinaia di accessi alle strutture, racconta le peripezie che ha dovuto affrontare per ricevere una diagnosi e che lo hanno portato da un capo all’altro della città per sottoporsi al tampone. Ci parla di un Servizio Sanitario Nazionale ridotto all’osso da tagli al personale, reparti e posti letto in favore di ospedali e cliniche private il cui unico obiettivo è ancora una volta quello di speculare sull’emergenza lucrando sulle spalle delle masse popolari per le quali il costo di un tampone pesa come un macigno.

La lettera che segue racconta quello che le masse popolari vivono ogni giorno sulla loro pelle a causa delle macerie su cui a stento si regge ancora la sanità pubblica che deve essere riconquistata e ricostruita a partire dall’iniziativa e dall’organizzazione delle masse popolari. Costituiscono un esempio di questa tendenza le Brigate Volontarie per l’Emergenza nate a Milano come in altre città del paese per far fronte all’emergenza che, individuando e attuando le misure necessarie che vanno negli interessi delle masse popolari, si muovono sulla strada da percorrere per uscire dalla pandemia.

***

Cari compagni dell’Agenzia Stampa,

vi scrivo per raccontarvi le vicissitudini che mi hanno portato a sottopormi al tampone per indagare la mia condizione di salute poiché entrato in contatto con un compagno positivo al Coronavirus. Vicissitudini che più o meno direttamente coinvolgono tutti gli elementi delle masse popolari che hanno bisogno di una diagnosi certa per contrastare i sintomi o, se asintomatici, per non diventare veicolo di contagio per familiari o colleghi di lavoro.

Ma partiamo dal principio.

Quasi un mese fa, dopo essere entrato in contatto con un compagno risultato positivo al Covid ho iniziato l’auto-quarantena fiduciaria, soluzione propagandata, e altamente consigliata, dalle istituzioni che prevede l’isolamento per 14 giorni nella speranza che la situazione clinica non si aggravi, solo in questo caso si è liberi di chiamare il 118 o andare direttamente ad un pronto soccorso

Ho comunque cercato di richiedere un tampone tramite il Servizio Sanitario Nazionale.

Le risposte ufficiali del medico di base e degli ospedali pubblici a cui mi sono rivolto sono state: “Impossibile prenotare e fare oggi il tampone perché la priorità viene data a soggetti malati o immunodepressi”; “I tamponi non bastano e anche nel caso venissero fatti non si riuscirebbe a processarli tutti in tempo utile”… è forse per questo che dalla Regione non si autorizza l’individuazione di soggetti positivi che non presentano sintomi importanti benché entrati in contatto con soggetti sicuramente positivi?

Fatto sta che nella ricca ed efficiente Lombardia non vengono autorizzati i tamponi necessari, in quella stessa Regione che fino allo scorso anno veniva definita da politicanti e pennivendoli locali e nazionali “la Regione con il miglior sistema sanitario del paese e non solo”, un’eccellenza. Qualifica questa che si è infranta definitivamente a fronte dell’operato di governatori, amministratori regionali e locali che hanno evidenti responsabilità nella mala gestione del sistema sanitario lombardo e che già nella prima parte di quest’anno hanno causato l’invalidità e la morte di decine di migliaia di individui per Covid e per altre diverse patologie non monitorate perché gli ospedali erano al collasso.

Nel frattempo ho letto ciò che è avvenuto in Cina proprio in questi giorni: in una sola città Qingdao (6 milioni di abitanti) lo Stato fa 3 milioni di tamponi al giorno alla popolazione per circoscrivere positivi asintomatici a fronte di un piccolo focolaio. Certo, questo è possibile quando esiste una sanità pubblica diretta dallo Stato che mette al centro la salute delle masse popolari senza cederla al privato. Qui lo Stato programma tamponi di massa per individuare i soggetti positivi, circoscrivere lo sviluppo della diffusione del virus, attua una politica di prevenzione e cura che porta alla situazione attuale in cui nell’intera Cina esistono poche centinaia di casi accertati e nessun caso grave e parto di una nazione con una popolazione di 1 miliardo e 400 mila abitanti!!

In Italia, in Lombardia, a Milano invece, con diverse migliaia di casi positivi non viene svolta alcuna attività di prevenzione e contenimento necessaria, non vengono autorizzati tutti i tamponi necessari tramite servizio pubblico, ma è comunque sempre possibile fare un tampone a proprie spese! Questo è il sistema organizzato dai vertici politici della Regione in accordo con i facoltosi e ben disposti Amministratori delle strutture sanitarie private.

Quindi l’unica soluzione per sapere se avevo contratto il virus è stata quella di richiedere un tampone naso-faringeo a pagamento. Sei costretto a questo se non vuoi attendere la sorte!

E’ possibile prenotare in decine di ospedali o cliniche private, tutte pienamente autorizzate dalla Regione e pronte ad accoglierti. Si può prenotare facilmente tramite sito internet o tramite numero di telefono.

Io ho telefonato al maggiore Gruppo di Milano e della Regione (19 strutture solo in Lombardia). Esiste un numero dedicato per chi intende fare visite o esami urgenti. Mi hanno risposto subito e in eno di due minuti ho prenotato. Ho chiesto di potermi recare nell’ospedale più vicino alla mia residenza ma, per questo avrei dovuto attendere circa 7 giorni per fare il tampone. Avrei dovuto aspettarne invece solo 3 giorni recandomi in un altro ospedale del Gruppo dall’altra parte della città. Avrei dovuto attraversare la città, prendendo mezzi pubblici ed entrando in contatto con decide di persone per sapere se ero positivo, ma questo non è importante per il Gruppo: se avessi voluto fare il tampone in tempi brevi avrei dovuto attenermi alle loro regole e avrei potuto pagare comodamente allo sportello dedicato prima di effettuare il tampone, così mi ha rassicurato caldamente l’addetto al telefono.

In caso di positività l’esito mi sarebbe stato comunicato entro 72 ore e allo stesso tempo sarei stato segnalato all’ATS di competenza che mi avrebbe preso in carico come paziente, in caso contrario dopo 5 giorni sarei potuto andare direttamente all’ospedale a ritirare il risultato. Questa è la procedura definita. Non esiste la possibilità, tanto propagandata sulla pagina promozionale del sito del Gruppo, di avere invece riscontro on-line.

Dopo 9 giorni di quarantena fiduciaria non ho ricevuto alcuna telefonata nelle 72 ore definite. Al 5° giorno mi reco quindi a ritirare il risultato. Di nuovo attraverso la città. 2 ore di attesa nell’ampia sala dell’ospedale. 200 persone in attesa del proprio referto molte delle quali arrabbiate lamentavano i tempi lunghi per avere anch’esse riscontro sull’esito del tampone.

Quando toccava a me mi hanno detto che il mio referto non si trovava. Poi mi hanno detto che mi avrebbero fatto chiamare da un addetto. Da li a pochi minuti sono stato contattato: “lei risulta positivo”. Nessuna giustificazione rispetto alla negligenza sulla comunicazione che avrebbero dovuto farmi entro le 72 ore. Ho visto solo discutere a bassa voce due impiegate preoccupate.

Dopo 12 giorni: 9 giorni di quarantena fiduciaria e 3 dall’inizio dell’isolamento in quanto soggetto positivo al coronavirus SARS-CoV-2 non avevo ancora ricevuto la chiamata dell’ATS.

In una città come Milano, con una provincia di oltre 3 milioni di abitanti, lo Stato e la Regione non riescono e non vogliono garantire tamponi a chi può aver contratto il virus perché entrato in contatto con un positivo, o a chi ammalandosi può aggravarsi fino anche al peggio. A chi, se non si pone coscientemente in auto-quarantena fiduciaria può essere a propria volta fonte di diffusione del virus. Non riesce a garantire assistenza e informazioni neppure a tutti coloro che sono effettivamente positivi al coronavirus SARS-CoV-2.

La sanità pubblica è al collasso a causa di tagli al personale medico e infermieristico (in Italia 40.000 in meno negli ultimi 11 anni), alle strutture e alle attrezzature. E’ il risultato dell’operato dei gruppi che detengono il potere politico in Lombardia e nell’intero paese che negli ultimi decenni hanno perpetuato uno smantellamento sistemico della sanità pubblica drenando quote di gestione della salute a favore di aziende private. Frutto di anni in cui quindi, come si legge sempre più frequentemente nelle notizie di cronaca, si è rafforzato parallelamente il sistema di tangenti a chi detiene il potere politico in Regione perché conceda quote di gestione dei servizi pubblici a favore di aziende private. Tutto questo nella ricca Milano già capitale della prima tangentopoli e protagonista di quella che oggi viene definita tangentopoli 4.0.

Penso poi alle reti di solidarietà, alle Brigate di Solidarietà per l’Emergenza, che sono state costruite a Milano e in molte parti della Regione e del paese, a partire dai primi mesi di quest’anno (nella prima fase della pandemia) e che hanno avuto la forza e sono state in grado di sostenere i bisogni delle masse popolari. Una rete organizzata di sostegno materiale ma anche di sostegno sociale che ha assurto a questo ruolo occupando lo spazio lasciato colpevolmente vuoto dalle istituzioni. Un esempio positivo di cosa significhi che oggi solo le masse popolari sono la soluzione ai vuoti e al malaffare della borghesia.

Cresce la consapevolezza della necessità di cacciare l’attuale potere politico della Regione e dell’intero paese. Di sostituire questo con un nuovo potere costituito dalle masse popolari organizzate.

Quel potere che oggi vive e cresce attraverso l’operato delle organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari. Questo è il potere che soppianterà l’attuale e caccerà gli affaristi e criminali che oggi ostacolano la salute delle masse popolari anteponendo ad essa profitto e interessi personali.

Un potere che renderà anche la salute un diritto concretamente perseguito dalla società.

Governo e autorità hanno fallito!

Le masse popolari solo la soluzione.

Per tutelare la salute pubblica serve subito:

1) Un efficace sistema di tamponi domiciliari per tutti.

Abolire i tamponi a pagamento. Le vergognose corse ai “drive in”, dare ad ogni persona la possibilità di sapere se è positivo al coronavirus.

2) Un efficace sistema di isolamento dei positivi.

Se non abiti in una villa l’isolamento è impossibile. Requisire alberghi in disuso e l’ingente patrimonio immobiliare delle curie per la degenza dei positivi, mobilitando gli infermiere in graduatoria per l’assistenza.

3) Un capillare sistema di sostegno alle famiglie.

Organizzare su larga scala ciò che le brigate per l’emergenza fanno già basandosi sul lavoro volontario.

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