Nelle ultime settimane abbiamo trattato spesso del sommovimento in corso nel M5S, sommovimento che viene da lontano e che si lega alla china in cui il Movimento è scivolato negli ultimi due anni, a partire dagli accordi di governo prima con la Lega e poi con il PD. Originariamente previsti per il 6 e 7 novembre e poi rimandati di una settimana, gli Stati Generali rappresentano quindi un possibile punto di svolta per il M5S.
Da tempo la base del Movimento e gli eletti scettici rispetto alla “linea governista” invocano un momento di discussione e bilancio collettivo. La situazione generale del paese, il livello raggiunto dalla crisi del sistema politico delle Larghe Intese, l’oggettiva parabola discendente del M5S in piena “crisi di identità” e di ruolo, concorrono alla necessità di fare degli Stati Generali un’occasione di chiarimento e di riscatto.
Alessandro Di Battista, che finora più volte ha “lanciato il sasso e nascosto la mano” sollevando questioni di merito salvo poi ritirarsi a vita privata, ridiscende in campo e propone per gli Stati Generali la sua Agenda/Piattaforma per il rinnovamento del M5S. Di Battista non è l’unico che, con documenti strutturati, sfida la linea dell’attuale gruppo dirigente del M5S, ma è quello che più compiutamente indica alcuni punti di “rottura”: ritiro delle truppe in Afghanistan, stop alle grandi opere inutili, creazione di una “nuova IRI” e di banche pubbliche, sostegno alle famiglie delle masse popolari, ecc.
Certamente gli Stati Generali rappresentano un’occasione importante, ma non sono l’unica strada attraverso cui il M5S può risalire la china. L’azione degli eletti a tutti i livelli e degli attivisti è un aspetto altrettanto importante. In questo senso abbiamo deciso di intervistare Eduardo Siciliano, storico attivista del M5S e candidato alle ultime elezioni regionali in Campania. L’intervista è interessante perché coglie alcuni aspetti decisivi di quello che occorre che gli eletti e gli attivisti debbano fare oggi per portare il loro movimento a risalire la china.
Per gli eletti si tratta di far valere il loro ruolo non “a garanzia e a tutela dell’ordine costituito” e in nome della legalità, ma a sostegno incondizionato delle mobilitazioni della classe operaia e delle masse popolari contro gli effetti della crisi. Si tratta per loro di iniziare ad appoggiare le mobilitazioni che hanno valenza nazionale per proseguire via via con quelle che hanno dimensione locale e particolare.
Per gli attivisti e i militanti si tratta di tornare nelle strade e nelle piazze e partecipare alle mobilitazioni e alle battaglie in corso per nazionalizzare le aziende, per garantire scuola e sanità pubbliche, per salvaguardare e tutelare il territorio, ecc.; si tratta di spingere i loro eletti a non cedere ai ricatti del PD e a prendere tutte le misure che gli incarichi che ricoprono rendono possibili, ricorrendo alla mobilitazione popolare per imporle.
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Tu sei stato candidato nelle liste del M5S e hai costituito un esempio di portavoce e attivista che fa effettivamente ciò che il M5S dovrebbe fare, tanto da spingerci a dare indicazione di voto per te. Puoi spiegarci come è stata la tua esperienza nella campagna elettorale per le regionali a Caserta? Quali esperienze hai condotto? In che modo hai partecipato alle mobilitazioni che si sono susseguite in quel periodo (si veda ad esempio la vicenda di Mondragone)?
Anzitutto sono stato tra i primi a recarmi a Mondragone e a fare prese di posizione sotto i palazzi della zona Cirio (quella in cui in estate fu istituita la zona rossa, NdR) rilanciate da Sky ed altre testate come Fanpage. Ho denunciato come la zona rossa istituita da De Luca, per nulla rispettata, era in realtà tutto fumo e niente arrosto. Il sindaco, al di là delle sue responsabilità, è stato completamente abbandonato sia dalla Regione che dal Governo, che ha inviato delle forze operative dopo molti giorni, quando la situazione era già sfuggita di mano sia per quanto riguarda la comunità locale per quella bulgara.
Sugli scontri tra la comunità bulgara e gli abitanti del posto si è poi innestata la propaganda politica di Salvini che è sempre bravo a soffiare su queste tensioni sociali e continua a farlo anche adesso. Ma la verità è che sono tutti responsabili, italiani e immigrati bulgari con questi ultimi, in particolare, che sono costretti a lavorare nei campi con paghe da fame e a condizioni da schiavi, dovendo poi pagare fitti esosi e insostenibili.
Per me questa campagna elettorale è stata una esperienza nuova e dura, nonostante sia stato già più volte impegnato da attivista, con altri compagni di viaggio come Danilo Della Valle, in diverse campagne elettorali in questi anni.
Le elezioni regionali sono diverse dalle europee o nazionali perché riguardano più da vicino il territorio e il voto di scambio interferisce fortemente, rendendo difficile il lavoro per candidati giovani (proprio io sono stato il candidato più giovane) e senza clientele alle spalle. Non si tratta necessariamente di un voto “mafioso”, può anche essere un voto dato dietro la semplice promessa di un piacere. Di conseguenza, quando metti al centro i temi e non prometti nulla è difficile ottenere un risultato.
Ad ogni modo, sia per me, sia per il M5S l’ultima campagna elettorale è stato un fallimento, anche se esco a testa alta sul piano degli ideali. Abbiamo comunque dimostrato che in Campania ci si può mettere in gioco e si può fare una politica differente. Ricordo la chiusura della campagna elettorale a Santa Maria a Vico. In quella occasione ho letto i nomi degli impresentabili, di quelli che avevano rapporti con la criminalità organizzata. Urlare quei nomi, in una piazza, a 28 anni, non mi ha fatto prendere il consenso sperato ma mi ha reso orgoglioso di quello che stavo facendo. Il M5S non è andato bene perché credo stia vivendo una fase particolare della propria storia politica. Siamo sempre stati alternativi al bipolarismo. Tuttavia, quando ti trovi a governare e a fare alleanze senza alcun coinvolgimento della base, è normale che si creino confusione e disorientamento nei cittadini, negli iscritti e negli elettori. Se dici di voler contrastare il sistema De Luca e poi fai accordi in diverse città, alcune delle quali importantissime come Giugliano e Pomigliano, chi ti vota non trova più la differenza. Partire dal basso, fare una politica “anti – casta” e poi mettersi a fare accordi di mera spartizione del potere, quantomeno disorienta il tuo elettorato di riferimento. Perché votare una brutta copia quando si può votare l’originale? Il M5S deve oggi riscoprire quali sono i suoi valori e la sua agenda politica, deve completamente cambiare davanti all’emergenza Covid.
Il M5S ancora oggi ancora rappresenta la principale espressione sul piano elettorale del malcontento e dell’indignazione popolare. Se guardiamo i risultati di queste elezioni regionali nei quartieri popolari di Napoli, il M5S rimane la prima forza politica ed è anche una spina nel fianco per il sistema delle larghe intese.
Il Sistema delle Larghe Intese farà di tutto per “abbracciare” completamente il M5S e renderlo sostanzialmente innocuo. Casaleggio diceva sempre che i partiti prima di scomparire inizieranno ad imitarci. Ben venga! Ma a me sembra che succeda anche l’opposto, che siamo noi a tendere sempre più ad assomigliare a loro. Io non ce l’ho per principio contro la forma – partito, ma noi siamo un movimento nato dal basso in cui le decisioni non venivano prese dal segretario, ma tramite il coinvolgimento della base.
Tra un po’ dovremmo fare gli Stati Generali, che dovrebbero concludersi in qualche settimana anche se, come ha affermato Alessandro Di Battista, di fronte a questa situazione generale, sarebbe meglio rinviarli. Una cosa che avevo proposto, per esempio, era il cosiddetto “recall”, che credo sia uno strumento in grado di cambiare profondamente la nostra democrazia, dando la possibilità agli iscritti di richiamare i parlamentari del territorio e sottoporli ogni sei mesi ad una verifica per valutare se stanno portando avanti le istanze per cui sono stati eletti. Sarebbe una scelta politica di partecipazione concreta, così come quella di far partecipare i cittadini alle decisioni sulle nomine governative. Tuttavia, sappiamo che il potere non lo si ha in parlamento ma quando occupi i posti di potere reale e oggi, mi dispiace dirlo, chi ha un potere enorme è Italia Viva di Renzi, che ha il 2 o 3 per cento dei consensi, ma all’interno del governo ha un peso decisivo. Basti vedere le nomine dei mesi scorsi alle presidenze di commissione: trovo assurdo avere come presidente della Commissione Finanze uno come Marattin, un liberista convinto che abbiamo sempre contrastato quando stavamo all’opposizione. Per questo è importante che il M5S mantenga forte la sua identità e sia completamente alternativo ai partiti.
La china in cui è scivolato il M5S dal 2018 in poi, da quando ha fatto il governo con la Lega, ha fatto si che cominciassero a venire meno il sostegno popolare e il legame con le mobilitazioni in corso nel paese. Pensiamo a quanto accaduto con i movimenti NO TAV e NO TAP, che si sono sentiti traditi. Da qui poi il Movimento è precipitato ulteriormente facendo il governo poi con il PD, il partito dei poteri forti, il principale responsabile della macelleria sociale degli ultimi 20 anni, anche peggio del partito di Berlusconi con cui ha agito in combutta.
Cosa ne pensi?
Sono totalmente contrario alle alleanze strutturali, ma con questa legge elettorale, che noi abbiamo contrastato in ogni modo prima delle elezioni del 4 marzo e che è stata fatta apposta per creare problemi al M5S, bisognava comunque decidere con chi fare il governo. Il problema è come ci stai all’interno del governo. Sulle battaglie con le quali siamo nati, come quella per il NO al TAV, bisognava battere i pugni sul tavolo nonostante il premier, che pure era stato indicato da noi, si fosse dichiarato favorevole (abbiamo visto tuttavia che i lavori ancora non proseguono e ci vorranno altri 20 anni prima che eventualmente si concludano). Su queste questioni devi essere disposto a batterti fino in fondo, anche a costo di far cadere il governo.
Poi ci sono le promesse che ancora oggi i nostri elettori attendono di vedere realizzate, come la legge sull’acqua pubblica, ancora ferma nonostante il referendum di nove anni fa, o quella sul conflitto di interessi.
Il M5S deve farsi sentire maggiormente su questi provvedimenti, facendo valere il proprio peso e la propria forza nel governo, senza sentirsi vincolato a fare alleanze strutturali sul territorio col PD o con la Lega. A Roma abbiamo vinto da soli, a Torino abbiamo vinto da soli. A Parma (e sappiamo quale è la situazione lì, soprattutto in termini di consenso al PD) abbiamo vinto da soli. Abbiamo avuto la dimostrazione che se il M5S si presenta da solo, come alternativa al sistema, può riuscire a governare in autonomia. Sono stato tra i pochi ad aver detto pubblicamente prima delle elezioni che sono contrario a qualsiasi alleanza strutturale con i partiti tradizionali.
Adesso parlo anche all’ Eduardo attivista. Il M5S oggi se vuole riesce a mettere ancora al centro la mobilitazione popolare che è sempre stata la sua forza. Non pensi che gli attivisti 5 Stelle debbano investire maggiormente su quest’aspetto, sostenendo le mobilitazioni in atto nel paese, anche al di là della partecipazione o meno al governo e facendo valere di più la pressione popolare e di piazza per imporre le misure che servono? Ora ad esempio c’è la lotta per difesa della Whirlpool di Napoli. Quali iniziative pratiche secondo te andrebbero prese per sostenere e alimentare questa lotta, come altre in corso nel paese?
Secondo me la partecipazione dal basso è vitale per il Movimento. Oggi la Lega sta sempre più occupando il territorio mentre invece dovremmo essere noi a farlo; questo è un problema. Ora, è chiaro ad esempio che i ministri, i parlamentari, i sottosegretari, ecc. hanno numerosi impegni e responsabilità che non consentono una presenza fissa sul territorio. Tuttavia, dovrebbero essere più costanti e trasparenti nel rendere conto dell’attività che fanno e lavorare a ricostruire quel rapporto con le piazze, con le mobilitazioni ecc. che è del tutto mancato in questi ultimi anni. Questo si ricostruisce anzitutto restituendo al M5S un progetto, un’identità chiara, riconoscibile e nettamente alternativa ai partiti tradizionali, che oggi le persone non riescono a vedere.
Per quanto riguarda la Whirlpool, sono state fatte tante promesse e dichiarazioni nei mesi scorsi. Basti pensare a quanto detto da Di Maio un anno e mezzo fa, quando festeggiava il salvataggio dell’azienda. Oggi, però la situazione è nettamente cambiata pare infatti che la direzione dell’azienda non ne voglia sapere di rispettare gli accordi del 2018 e insista per andare via dall’Italia. Anche se a mio avviso il governo non ha colpe e anzi ha fatto un ottimo lavoro (Di Maio da ministro del lavoro in particolare), bisogna chiedere scusa ai lavoratori, ma soprattutto essere dalla loro parte. Noi non dobbiamo smettere di essere cittadini ed attivisti anche quando ricopriamo delle cariche pubbliche. Questo è ciò che mi ha portato a partecipare attivamente in politica. Non credo che ci sia una grande differenza tra l’essere cittadino, attivista, ministro o parlamentare del M5S. Bisogna che gli eletti e i membri del governo partecipino alla mobilitazione con gli operai, o come ha fatto la sottosegretaria Castelli, parlino con chi sta protestando fuori Montecitorio, dai ristoratori alle altre categorie che sono state maggiormente colpite. Ho apprezzato, nonostante su tante cose la penso diversamente da lui, anche il ministro dello sport Spadafora che ha ascoltato uno ad uno quelli che lo contestavano. È importante dimostrare che i cittadini possono trovare in noi un punto di riferimento con cui confrontarsi ed è importante in questo momento essere il più possibile uniti, anche nelle differenze.
In questa fase è sempre più evidente come da un lato ci sia chi specula sull’emergenza sanitaria (basti pensare a cosa sta succedendo con la vergogna dei tamponi a pagamento), dall’altro chi questa emergenza la subisce.
Il ruolo storico, la natura del M5S, impone di rivolgersi soprattutto a questa seconda parte, evitando come dice Di Battista “l’abbraccio mortale” con il sistema della Larghe Intese di cui il PD è il principale pilastro.
Ci sono diverse organizzazioni che, pur non avendo il ruolo nazionale del M5S, stanno giocando un ruolo contro il sistema di potere e i partiti che hanno governato il paese negli ultimi quarant’anni (Potere al Popolo, il SI COBAS, l’USB, ecc.).
Credi sia possibile e necessario unire questo campo di forze e fare fronte comune superando la concorrenza elettorale che tanto è stata criticata nel corso della campagna per le regionali? Credi che questo possa aiutare il M5S a risalire la china su cui si è avviato e a mostrare concretamente di essere contro le Larghe Intese?
Credo si possa fare perché sono realtà nate sulla spinta della partecipazione attiva, dei comitati, ecc. Noi abbiamo tantissimi attivisti e portavoce che nascono proprio da lì. Sono favorevole a questo tipo di alleanze sui temi con cui contrastare le Larghe Intese, dalla sanità alla scuola e ai trasporti. Appoggiare dal basso questo tipo di battaglie credo sia importante e su questo mi trovi d’accordo. I problemi sorgono quando si parla di metodo, della distribuzione degli incarichi, delle candidature, ecc. questioni che hanno sempre più peso nel dibattito politico, mentre vengono dimenticati i problemi concreti dei cittadini.
C’è grosso sommovimento nel M5S in relazione agli Stati Generali
L’Agenda Di Battista pone delle questioni importanti, molto sentite dalla “pancia” dei meetup: dai rapporti con le Larghe Intese fino alle misure da mettere in campo per far fronte all’emergenza sanitaria, indicando chiaramente che posizione bisogna prendere su tutte queste questioni. Poi ci sono le altre correnti, quelle vicine all’agenda Di Battista (ad esempio “parole guerriere) e quelle “governiste” di Fico, Di Maio, ecc. Cosa ne pensi degli schieramenti che si stanno creando?
Bisogna a mio avviso rinviare gli Stati Generali, proprio perché sono fondamentali per trattare a fondo le divergenze al nostro interno e in questo momento rischiano di diventare una discussione blindata. C’è chi cerca di cambiare il Movimento dall ’interno, in peggio, soprattutto tra i portavoce. Ci sono poi attivisti e portavoce come Alessandro Di Battista, Ignazio Corrao, Marì Muscarà, Pedicini, ecc. che vogliono un M5S che torni ad occuparsi dei temi dell’ambiente e di tutte quelle questioni che rischiano di essere dimenticate. Si prenda il caso di Corleone, un portavoce alla Camera che si batte per l’eliminazione tra 15 anni dei motori diesel e a tal proposito ha presentato un emendamento per il quale ha ricevuto minacce di morte passate tuttavia sotto silenzio, senza che nessuno abbia espresso solidarietà. Del resto, quando si vogliono davvero cambiare le cose, bisogna mettere in conto anche i rischi dello scontro con interessi consolidati e poteri forti.
Tornando agli Stati Generali, credo siano fondamentali per capire in quale direzione vuole andare il M5S. Io ad esempio sono in disaccordo con la possibilità di fare un terzo mandato in un’altra istituzione elettiva e dico NO alla deroga dei due mandati, così come credo si debba dare a mio avviso maggiore forza e centralità alla piattaforma Rousseau. In sintesi, non dobbiamo dimenticare da dove siamo venuti.
Di Battista non è isolato contrariamente a quanto i media vogliono far credere. In realtà c’è un appoggio forte a quell’ agenda politica, sia nei meetup sia tra gli eletti.
Confermo: in Campania c’è un forte appoggio all’agenda Di Battista, addirittura si è già creato e consolidato un gruppo composto sia da attivisti che da portavoce che ha già dichiarato il suo appoggio all’agenda e diversi delegati proveranno a portarla avanti da subito.