per lo sciopero del 5 novembre per il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici

per un CCNL METALMECCANICI degno di questo nome
IL 5 NOVEMBRE UNO SCIOPERO VERO E DI LOTTA


I capitalisti italiani e stranieri cercano di approfittare dell’epidemia per fare il colpo grosso: via i CCNL, lavoro ancora più flessibile, insicuro e malpagato, massima libertà di sfruttare nelle aziende che tengono aperte e di chiudere per darsi al speculazione finanziaria o delocalizzare. È la linea di Confindustria e Federmeccanica che Carlo Bonomi proclama apertamente dalle TV e sui giornali. Per rispedire al mittente le pretese di questa banda di criminali, occorre uno sciopero vero, uno sciopero di lotta!

Il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici è legato alla lotta per rimettere in sesto il nostro paese, per attuare le misure necessarie anche solo a neutralizzare o almeno alleviare gli effetti del virus, per fermare lo smantellamento dell’apparato produttivo di cui la Whirlpool di Napoli è un caso emblematico, per nazionalizzare le aziende che i padroni vogliono chiudere, ridurre o delocalizzare e farle funzionare secondo un piano d’insieme, per realizzare le mille piccole opere di manutenzione del territorio e delle infrastrutture, per una sanità e una scuola pubbliche e di qualità e gli altri obiettivi su cui sono mobilitati da un capo all’altro del paese lavoratori dipendenti e autonomi italiani e immigrati, rider e operai della logistica, personale sanitario, circoli Arci…

Gli operai organizzati (e i metalmeccanici sono ancora la parte più organizzata degli operai!) hanno la forza di mettersi alla testa della lotta generale per rimettere in sesto il paese: quando si muovono trascinano alla lotta il resto delle masse e costringono anche le istituzioni a darsi da fare. E se il governo Conte 2, anche se messo alle strette, non sente ragioni? Bisogna sostituirlo con un governo deciso e capace di attuare le misure che servono alle masse popolari a tirarsi fuori da questo sfacelo. Capace non perché formato da tecnici e da esperti (dopo i bocconiani alla Monti e Fornero, abbiamo visto all’opera il comitato tecnico-scientifico!) ma perché agisce su mandato e in stretto legame con i comitati di operai, di personale sanitario, di precari, di lavoratori autonomi, ecc., cioè con quelli che hanno interesse a rimettere in sesto il paese, sanno quali sono i problemi e cosa occorre per risolverli, hanno interesse a risolverli e sono capaci o possono imparare a risolverli.

Da dove iniziare? Organizzarsi in ogni azienda, creare organismi di operai che anticipano o ostacolano le mosse del padrone, che mobilitano le masse a far fronte ai problemi, si coordinano su scala nazionale fino a costituire un loro governo d’emergenza. Le organizzazioni di operai sono la premessa per difendere posto di lavoro e diritti, per costituire un governo di emergenza che rimedi da subito almeno agli effetti peggiori della crisi, per instaurare il socialismo.

Non importa in quanti si è all’inizio in una fabbrica. Non importa quante sono le fabbriche in cui si inizia. Altri seguiranno, perché ogni attacco dei padroni dimostrerà che chi ha iniziato ha ragione.

Il P.CARC sostiene e organizza ogni operaio che si mette su questa strada, che decide di prendere in mano il proprio futuro.

Dalla RSU USB della Piaggio di Pontedera (PI)
NESSUN CEDIMENTO ALLA PREPOTENZA DI CONFINDUSTRIA!

Salario e non buoni spesa! La rivendicazione degli aumenti salariali pari 180 € non riparametrati e non assorbibili, è una risposta al crollo dei salari e al diritto all’emancipazione.

Chiedere di ridurre l’orario a parità di salario è un’esigenza moderna di fronte ai processi d’innovazione tecnologica, se governata secondo i criteri padronali comporterà licenziamenti e un peggioramento dei nostri diritti.

Superare la previdenza/pensione complementare (Cometa) e la sanità privata (MetaSalute), che drenano soldi nei nostri contratti e sostenere una sanità e una previdenza pubblica forte ed efficiente, è una necessità urgente che la pandemia ci ha sbattuto drammaticamente in faccia.

Molti di noi sono privi di diritti sindacali, all’interno delle aziende lavorano persone con diversi contratti. Il jobs act e l’abolizione art. 18, hanno elevato il potere di arbitrio delle aziende, il tema dell’estensione piena dei diritti è centrale, chi produce ricchezza non può essere privo di tutele reali.

Respingiamo la politica confindustriale che chiede fondi pubblici ma aggrava il numero delle tante crisi industriali.

È tempo di una “nuova IRI” con un pieno intervento pubblico nell’industria, fatto di gestione, pianificazione e sviluppo, nell’interesse generale del paese e dei lavoratori”.

Dalla RSU FIOM della GKN di Firenze
Se posso produrre in sicurezza, posso scioperare e manifestare in sicurezza

Secondo tutti gli organi competenti in fabbrica possiamo produrre in sicurezza con la mascherina e il gel. Addirittura si può stare al chiuso, sotto i due metri di distanza, con la Ffp2. Possiamo uscire dalla fabbrica e nello stesso modo andare al centro commerciale (…). Noi ci rifiutiamo di andare a casa in silenzio. Né ci limiteremo a fare il presidio di fronte ai cancelli. Il 5 novembre noi non fermiamo solo la produzione. Il 5 di novembre noi parliamo alla società. E il modo per farlo è la manifestazione. Per questo il 5 novembre, a partire dalle h 10, diamo appuntamento a tutti i lavoratori GKN e a tutte le realtà solidali di fronte ai cancelli della fabbrica. Il modo per manifestare c’è… in pieno rispetto della sicurezza e del contesto”.

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