[Reggio Emilia] Adesione e invito a partecipare al presidio “Se ci chiudete, ci pagate” (4.11)

La sezione “Lidia Lanzi” del Partito dei CARC Reggio Emilia aderisce e chiama a partecipare alla manifestazione sotto la Prefettura reggiana, “Se ci chiudete ci pagate”, chiamata per mercoledì 4 novembre dalle ore 18 (Corso Garibaldi, 55).

Lasciare la gestione della situazione di emergenza attuale (in ogni campo, a partire dalla Sanità e dall’economia) in mano ai padroni e ai loro governi significa che tutto andrà peggio di prima e le masse popolari lo hanno ben chiaro: l’indignazione e le proteste di piazza crescenti ne sono dimostrazione. La borghesia non ha alcuna soluzione o misura positiva da dare, per questo ricorre alla repressione, alla schizofrenia giuridica e all’intossicazione!

Dobbiamo incanalare la rabbia, l’indignazione, la ribellione in un movimento che rende ingovernabile il paese e che costruisce un’alternativa di governo seria, affidabile, propositiva capace di far fronte in modo urgente ed efficace all’emergenza sanitaria ed economica.

Per questo non bisogna stare alla finestra e guardare commentando la lotta di classe in corso: bisogna intervenirci, trattando le contraddizioni che essa inevitabilmente esprime. Questo è il compito dei comunisti: d’altronde, come insegna Lenin, non esistono rivoluzioni pure. Né tanto meno rivoluzioni che scoppiano: la direzione che questa ribellione assumerà dipende da noi, da ognuno di noi.

Infatti, sta a noi sostenere e sviluppare la protesta in atto, espandere ed elevare il livello di organizzazione di ogni settore sociale coinvolto, lavorare alla sua confluenza, insieme al movimento delle organizzazioni operaie, in un fronte comune per abbattere il sistema politico delle larghe intese e per l’instaurazione di un governo di emergenza popolare. Un governo di emergenza popolare che operi al servizio delle organizzazioni operaie e popolari e che sia pertanto capace di prendere le misure urgenti e necessarie oggi:

– avviare i cantieri per la miriade di piccole opere necessarie, anziché spendere miliardi di euro nelle grandi opere inutili e dannose che vanno a ingrassare speculatori e malavitosi;

– potenziare e rendere accessibili a tutti non solo i servizi essenziali come la sanità, ma anche quelli da cui le masse popolari traggono benessere materiale e morale (trasporti, istruzione, sport, ecc.);

nazionalizzare le aziende a partire da quelle di settori strategici come la siderurgia o le telecomunicazioni.

Un governo che sia realmente capace di occuparsi della salute e del benessere della massa della popolazione e di quelle necessarie ed elementari misure per il contrasto alla diffusione del virus che il governo Conte, per via della sua sottomissione al Vaticano, all’UE e alla NATO, ai ricchi e agli straricchi, non è stato capace di intraprendere: parliamo di rafforzamento della medicina di prossimità, territoriale e di base, della protezione degli anziani e degli immunodeficienti, della produzione e dell’uso universale e non riservato ai privilegiati delle medicine antivirali già note, della moltiplicazione dei mezzi e strumenti di terapia intensiva, dell’adozione diffusa dei mezzi di protezione individuale, della messa a punto del vaccino spezzando la concorrenza tra gruppi finanziari e laboratori di ricerca, dell’implementazione nella produzione e nella vita sociale dei mezzi necessari ad evitare assembramenti pericolosi (ad esempio, l’aumento di numero dei mezzi di trasporto che portano nei luoghi di studio e di lavoro). Sono misure che potranno essere adottate su larga scala soltanto con la rottura del sistema politico delle larghe intese. Sono misure che bisogna costringere da subito le autorità attuali ad adottare, così come bisogna costringere il governo a ritirare la crociata contro gli assembramenti nell’orario dell’aperitivo che non serve a nulla nel contrasto alla diffusione del contagio nei suoi principali centri di diffusione (aziende, scuole, mezzi di trasporto) e mandare in rovina attività produttive già duramente colpite nel primo lockdown.

Ogni forma di lotta rivolta contro il nemico non solo è legittima ma va sostenuta tenendo presente che per imporre misure che vadano nei propri interessi è necessario che le masse popolari imparino anche a fare di ogni lotta una questione di ordine pubblico. I veri violenti sono i padroni e i loro governi!

Se fino ad oggi la situazione non è stata ancora più drammatica lo dobbiamo all’organizzazione dal basso: anche per questa ragione le sedi di comitati associzioni partiti, gli Ancescao e gli ARCI devono rimanere aperti affinché diventino centri di confronto, organizzazione e mobilitazione delle masse popolari come e più di prima! Per questo bisogna rilanciare la Brigata di Solidarietà Immunità Solidale e sviluppare il legame con altre Brigate simili nel resto del Paese!

Le masse popolari e il proletariato non hanno permessi da chiedere né leggi da rispettare ma solo catene da spezzare e per farlo l’insubordinazione, la ribellione e l’organizzazione estesa del dissenso devono farsi nuovo potere, nuovo governo dei territori e dell’intero paese. Questo è l’aspetto principale e decisivo di fase!

Il P. CARC sostiene le mobilitazioni, chiama gli operai, i lavoratori e gli elementi avanzati delle masse popolari a solidarizzare e a partecipare!

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