I capitalisti italiani e stranieri cercano di approfittare dell’epidemia per fare il colpo grosso: via i CCNL, lavoro ancora più flessibile, insicuro e malpagato, massima libertà di sfruttamento nelle aziende che tengono aperte e massima libertà di chiudere per darsi alla speculazione finanziaria o per delocalizzare. È la linea di Confindustria e Federmeccanica che Carlo Bonomi proclama apertamente dalle TV e sui giornali.
Per rispedire al mittente le pretese di questa banda di criminali, occorre uno sciopero vero, uno sciopero di lotta!
Dalla RSU FIOM della GKN di Firenze a tutti gli operai
SE POSSO PRODURRE IN SICUREZZA, POSSO SCIOPERARE E MANIFESTARE IN SICUREZZA!
“Secondo tutti gli organi competenti in fabbrica possiamo produrre in sicurezza con la mascherina e il gel. Addirittura si può stare al chiuso, sotto i due metri di distanza, con la Ffp2. Possiamo uscire dalla fabbrica e nello stesso modo andare al centro commerciale (…). Noi ci rifiutiamo di andare a casa in silenzio. Né ci limiteremo a fare il presidio di fronte ai cancelli. Il 5 novembre noi non fermiamo solo la produzione. Il 5 di novembre noi parliamo alla società. E il modo per farlo è la manifestazione.
Per questo il 5 novembre, a partire dalle h 10, diamo appuntamento a tutti i lavoratori GKN e a tutte le realtà solidali di fronte ai cancelli della fabbrica.
Il modo per manifestare c’è… in pieno rispetto della sicurezza e del contesto”.
PER UN CCNL DEGNO DI QUESTO NOME
Dalla RSU USB della Piaggio di Pontedera (PISA) a tutti gli operai
NESSUN CEDIMENTO ALLA PREPOTENZA DI CONFINDUSTRIA!
“Salario e non buoni spesa! La rivendicazione degli aumenti salariali pari 180 € non riparametrati e non assorbibili, è una risposta al crollo dei salari e al diritto all’emancipazione.
Chiedere di ridurre l’orario a parità di salario è un’esigenza moderna di fronte ai processi d’innovazione tecnologica, che se governata secondo i criteri padronali comporterà licenziamenti e un peggioramento dei nostri diritti.
Superare la previdenza/pensione complementare (Cometa) e la sanità privata (MetaSalute), che drenano soldi nei nostri contratti e sostenere una sanità e una previdenza pubblica forte ed efficiente, è una necessità urgente che la pandemia ci ha sbattuto drammaticamente in faccia.
Molti di noi, sono privi di diritti sindacali, all’interno delle aziende lavorano persone con diversi contratti. Il jobs act e l’abolizione art. 18, hanno elevato il potere di arbitrio delle aziende, il tema dell’estensione piena dei diritti è centrale, chi produce ricchezza non può essere privo di tutele reali.
Respingiamo la politica confindustriale che chiede fondi pubblici ma aggrava il numero delle tante crisi industriali.
E’ tempo di una “nuova IRI” con un pieno intervento pubblico nell’industria, fatto di gestione, pianificazione e sviluppo, nell’interesse generale del paese e dei lavoratori”.