Già a marzo e aprile le restrizioni delle libertà di movimento e di riunione hanno colpito duramente i lavoratori: le fabbriche erano rimaste aperte, ma erano vietate assemblee sindacali dentro e fuori le aziende. Soltanto la mobilitazione degli operai, costretti anche a violare le leggi con gli scioperi spontanei di marzo, ha imposto la chiusura delle aziende e l’adozione di misure di sicurezza che hanno in parte limitato il disastro sanitario in corso (ricordiamo in particolare la Lombardia e la decisione di non istituire la zona rossa nella bergamasca).
L’importanza di riunirsi, discutere e organizzarsi, di avere spazi e strutture a disposizione per farlo è dimostrata in modo esemplare dall’esperienza delle Brigate Volontarie per l’Emergenza. Esse sono nate e si sono sviluppate soprattutto attorno agli spazi autogestiti che non si sono piegati ai divieti di riunione e hanno assunto un ruolo insostituibile in tutti i territori in cui hanno operato e operano, promuovendo l’organizzazione popolare per fare fronte ai mille problemi provocati dall’emergenza (e spesso anche dalle “soluzioni” imposte dalla classe dominante), fornendo a centinaia di migliaia di persone il sostegno che non è arrivato dalle autorità e dalle istituzioni.
Se vogliamo trarre un insegnamento dalla dura esperienza delle settimane di chiusura, esso è che le principali artefici della salute pubblica sono state le masse popolari organizzate e non le autorità costituite che spesso, invece, si sono rivelate parte del problema. Pertanto oggi, l’unica strada positiva da percorrere per fare fronte all’emergenza sanitaria che continua e a quella economica e sociale che si aggrava è favorire in ogni modo l’organizzazione e la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari.
Per questo facciamo appello ai circoli ARCI, alle Case del Popolo, alle associazioni, ai centri di aggregazione, alle sedi di partito affinché, al di là di DCPM, disposizioni regionali e divieti, lascino aperte le loro strutture a quanti si vogliono riunire per discutere, organizzarsi e mobilitarsi.
Ci sono già dei precedenti positivi: durante il lockdown della primavera molti circoli hanno messo a disposizione delle Brigate di Solidarietà le loro sedi, altre volte sono diventati aule studio per i tanti studenti che non potevano studiare a casa e che non sapevano dove andare, dal momento che anche biblioteche e università erano chiuse. I gestori dei circoli hanno fatto tutto questo a rischio di multe e segnalazioni ed è probabile che anche stavolta subiscano pressioni, minacce e ritorsioni, ma è possibile fronteggiare ognuna di esse ricorrendo alla solidarietà e alla mobilitazione delle stesse masse popolari.
Bisogna evitare in ogni modo di cedere alla paura seminata a piene mani dalla propaganda di regime e di “autocensurarsi”, accodarsi alla tesi che “ogni assembramento è pericoloso allo stesso modo”. La pratica dimostra il contrario: tutte le attività citate si sono svolte nel rispetto delle norme anticontagio e non si ha notizia di un solo caso di focolaio sviluppatosi in questi ambienti. Le masse popolari sono ben attente alla loro salute, al contrario delle autorità e istituzioni che operano solo a tutela del profitto dei capitalisti!
Le misure efficaci per prevenire i contagi sono oggi conosciute, le abbiamo riassunte in un Vademecum (disponibile sul sito www.carc.it) che mettiamo a disposizione di tutti coloro che comprendono quanto importante sia l’organizzazione delle masse popolari.
A tutti i circoli, alle sezioni, alle associazioni e ai centri di aggregazione diciamo quindi: non chiudete, ma anzi promuoviamo insieme iniziative pubbliche di presentazione e spiegazione del Vademecum, educhiamoci a una sana aggregazione che garantisca la nostra salute e con essa il diritto alla socialità e all’organizzazione.
Oggi non è ieri, ma dobbiamo armarci dello stesso spirito che animò i partigiani nella guerra di Resistenza al nazifascismo. A noi liberare il paese dal virus che oggi rende la vita impossibile a milioni di persone: esso non è il Coronavirus, ma la combinazione di sfruttamento e sottomissione a cui la classe dominante costringe le masse popolari!