A seguito della manifestazione spontanea contro l’ultimo DPCM del governo Conte svoltasi il 26 ottobre a Genova, un compagno di M-48 e del collettivo “Come Studio? Genova” (Leonardo Sinigaglia) è stato denunciato dalla Digos. L’accusa, peraltro falsa, è quella di essere stato tra gli organizzatori della manifestazione e di non aver rispettato le norme anti-contagio.
Ancora una volta ci troviamo a dare la nostra piena solidarietà a un compagno vittima della repressione della classe dominante, che era in piazza a manifestare legittimamente insieme a decine di altri lavoratori, studenti e disoccupati contro l’ennesima misura restrittiva dei diritti delle masse popolari emanata dal governo.
Nessun padrone di una grande azienda (nessuno!) è stato indagato o denunciato per aver violato le norme anti contagio e aver messo a repentaglio la vita dei suoi dipendenti e dei loro familiari. Nessun direttore di ospedali pubblici o privati è stato messo sotto inchiesta per aver diffuso il Covid o per aver fatto mancare le cure necessarie ai pazienti. Nessuna giunta regionale, ci viene in mente quella della Lombardia, la regione con più morti per Covid in Italia, è stata commissariata per epidemia colposa. La diffusione del Covid è colpa quindi di chi si ribella allo stato di cose presenti? È colpa di un ragazzo di 20 anni che legittimamente è sceso in piazza a protestare (oltretutto in una regione come la Liguria dove sono state vietate, in barba alla Costituzione, tutti i tipi di manifestazione)?
La denuncia a Leonardo è ovviamente strumentale e ha il significato politico di voler dare un colpo alle organizzazioni di cui il compagno fa parte, che negli ultimi mesi si sono attivate sui temi del diritto allo studio e della costruzione di un’alternativa allo stato di cose presenti.
Il compagno non è il primo e non sarà nemmeno l’ultimo, ma è necessario reagire e organizzarsi di fronte a questi soprusi! La classe dominante non ha alcuna risposta da dare di fronte al disastro dovuto alla crisi economica a cui si è aggiunta quella sanitaria legata alla pandemia in corso. E allora risponde con le sue ultime armi: l’intossicazione delle coscienze (anche della manifestazione di Genova è stato detto che c’erano i fascisti, che era una piazza di negazionisti, ecc.) e la repressione. Perché questa volta le masse popolari hanno ben chiaro che “non andrà tutto bene” se lasciano le loro sorti nelle mani della borghesia.
Se il nemico attacca vuol dire che siamo sulla strada giusta, ma è necessario utilizzare tutte le armi che sono a nostra disposizione per rispondere a questi attacchi. Prima tra tutte la solidarietà di classe, infatti invitiamo tute le realtà di Genova e non solo a prendere posizione a favore del compagno.
È però necessario che la ribellione si trasformi in organizzazione! Anche a Genova bisogna organizzarsi per far nascere comitati contro le multe e le denunce ai compagni e a tutte le masse popolari che sono perseguiti per motivi politici e non solo (ci sono già altri esempi a cui rifarsi come il comitato di “Multati organizzati” di Milano). Sempre di più multe e denunce fioccheranno, ma questo vuol dire che il nemico è debole! E se da una parte queste minacce e ricatti spaventano, dall’altra chiariscono ancora più nettamente quali sono gli schieramenti in campo e che le masse popolari devono fedeltà solo alla loro classe.
Compagni, stiamo combattendo una guerra, una guerra che la borghesia non ha mai dichiarato apertamente verso le masse popolari dei paesi imperialisti, ma che combatte in mille modi. Lasciandole morire di fame o di malasanità, lasciandole preda del precariato a vita o senza lavoro, negando i diritti basilari sanciti nella nostra Costituzione come quello alla casa, all’istruzione e alla sanità o negando la libertà d’espressione come nel caso di Genova.
È quindi necessario che ogni lotta sedimenti organizzazione, che ogni attacco che il nemico sferra gli venga ritorto contro con la mobilitazione popolare, per far diventare ogni multa, ogni sanzione e ogni denuncia un problema di ordine pubblico! Le masse popolari hanno dimostrato in più occasioni che possono far fronte ai loro bisogni più e meglio di come fa la classe dominante. È nel far sì che le organizzazioni operaie e popolari prendano in mano parti crescenti della gestione della società che dobbiamo rivolgere i nostri sforzi. La lotta alla repressione è uno di questi fronti.
Solo avanzando nella costruzione di un governo d’emergenza delle masse popolari e nella costruzione del socialismo nel nostro paese che potremo avere davanti a noi un futuro luminoso e potremo far fronte al disastro nel quale la borghesia col suo sistema capitalista ha sprofondato l’intero pianeta.
Le masse popolari non hanno da perdere che le proprie catene! Non un passo indietro! Solidarietà a Leonardo e ai compagni di M-48!
P.CARC, Federazione Toscana