[Italia] Repressione, rivolte e organizzazione: parliamone da comunisti

In questi giorni sono in corso nel paese accesi scontri di piazza tra manifestanti e forze dell’ordine. La fiammata dell’indignazione popolare in corso è un segnale della rabbia e dell’indignazione delle masse rispetto alle misure portate avanti dal governo Conte 2 e dalle Amministrazioni Locali, misure nella maggior parte dei casi nocive e dannose per la maggioranza della popolazione o comunque insufficienti. Laddove l’insubordinazione al regime politico dei padroni aumenta, la risposta di ultima istanza di governi, governatori e prefetti è la repressione violenta del dissenso.

A questa forma palese e aperta di repressione si aggiunge quella che i padroni e i loro uomini di fiducia (amministratori delegati, manager, ecc.) portano avanti all’interno delle aziende private e pubbliche: sanzioni disciplinari per la violazione della fedeltà aziendale, rastrellamenti di licenziamenti a lavoratori precari e interinali, ritiro forzoso del diritto alle ferie e altre conquiste che i lavoratori hanno strappato con la lotta negli anni scorsi, obbligo di lavoro in condizioni di igiene e sicurezza che mettono a repentaglio la vita stessa degli operai e dei loro familiari. Si tratta di un unico filo che lega le mobilitazioni di piazza in questi giorni, con le lotte quotidiane della classe operaia e dei lavoratori delle aziende pubbliche. Una repressione che significa paura, debolezza e incapacità da parte di un sistema politico in crisi, quello borghese, di governare la società e mediare tra gli interessi delle masse popolari e i loro, quelli dei padroni. L’antagonismo tra gli interessi delle masse e quelli dei capitalisti è sempre più evidente e sempre più le classi sociali, in libera uscita, si scontrano per fare fronte agli effetti più gravi della crisi. Questo fa saltare strutture e dispositivi di cui la borghesia si è munita per arginare e impedire la mobilitazione rivoluzionaria del masse, quello che la Carovana del (n)PCI ha definito il Regime di Controrivoluzione Preventiva.

Gli strumenti di intossicazione delle coscienze, la partecipazione delle masse alla vita politica borghese, il ruolo dei sindacati di regime e la repressione rivolta principalmente ai comunisti e alle avanguardie di lotta sono i pilastri di tale regime; un regime che scricchiola insieme allo Stato dell’impunità per i ricchi, i potenti, per il Vaticano e i funzionari della sua Chiesa. Questo spinge lo Stato a diventare sempre più la forza della tolleranza zero oltre che per i comunisti e in generale per chi lotta, anche per le donne, per gli immigrati e per i giovani. Quindi la repressione si allarga e assieme si allargano anche la resistenza alla repressione, la lotta contro la repressione e la solidarietà. Il regime della Controrivoluzione Preventiva perde sempre più di efficacia. Tutte le politiche e le misure che la borghesia mette in opera, sono armi a doppio taglio. La sua politica culturale truffaldina toglie credibilità a ogni autorità e a ogni “verità eterna” e contemporaneamente produce strumenti di comunicazione e di aggregazione. La repressione e la lotta contro la repressione suscitano solidarietà e introducono alla lotta politica. La partecipazione delle masse alla lotta politica quanto più diventa autonoma, tanto più obbliga la borghesia a creare sceneggiate politiche, a nascondere la vera politica: insomma rende ancora più difficile alla borghesia gestire il suo Stato. Il benessere che la borghesia può accordare alle masse dipende dall’andamento generale dei suoi affari e dalla rassegnazione dei popoli oppressi allo sfruttamento.

Rendere i quartieri, le città e i territori ingovernabili vuol dire sia ribellione e disobbedienza alle misure, alle decisioni, alle leggi e alle regole delle autorità borghesi (parte distruttiva) sia mobilitazione e organizzazione delle masse popolari a gestire parti crescenti della loro vita associata (attività e relazioni, soluzioni ai problemi, ecc.) da parte di centro autorevole diverso e contrapposto alle attuali autorità centrali e locali della borghesia (parte costruttiva). Cosa fare quindi per alimentare l’ingovernabilità dal basso? Si tratta anzitutto di capire per quali vie si sviluppa, tali vie sono otto:

  1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità;
  2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore”: le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale;
  3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, occupazioni, espropriazioni dei ricchi, spese proletarie nei supermercati, uso gratuito dei servizi, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso;
  4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole;
  5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.;
  6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità; ;
  7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui, bollette, imposte, multe, pedaggi, tickets, affitti delle case delle immobiliari, della Chiesa e di capitalisti;
  8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

Non bisogna quindi scivolare in goffe condanne di eventuali azioni violente delle masse (i veri violenti sono i padroni), nè contrapporre alle mobilitazioni spontanee in cui ci sono stati scontri mobilitazioni pacifiche per dimostrare di essere quelli bravi e che rispettano le regole (questo vuol dire rincorrere la borghesia e dividere il campo delle masse popolari), nè tanto meno cadere nell’idea che se non c’è scontro di piazza non c’è lotta. A tutti i compagni che si sentono comunisti e che si interrogano su cosa è opportuno fare in questa fase, diciamo che l’aspetto decisivo da comprendere è che le masse popolari e il proletariato non hanno permessi da chiedere né leggi da rispettare ma solo catene da spezzare e per farlo l’insubordinazione, la ribellione e l’organizzazione estesa del dissenso devono farsi nuovo potere, nuovo governo dei territori e dell’intero paese.  Questo è quello che spaventa realmente la borghesia imperialista e le sue autorità, questo quello che come Partito dei CARC e come Carovana del Nuovo Partito Comunista Italiano diciamo a tutti gli operai, i lavoratori, gli studenti, i lavoratori autonomi e tutti quanti in questi giorni valorosamente stanno lottando per fronteggiare l’emergenza sanitaria ed economica.

Rilanciamo a seguire il Comunicato CC 30/2020 del (nuovo) Partito Comunista Italiano pubblicato il 25 ottobre 2020. Buona lettura.

***

Comunicato CC 30/2020 – 25 ottobre 2020

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]

La situazione si fa sempre più drammatica e caotica. Il sistema politico e sociale della borghesia è in sfacelo. Dobbiamo sviluppare il potere delle masse popolari organizzate!

Che la protesta prenda la via della costruzione di un’alternativa politica e sociale al sistema della borghesia imperialista, causa del catastrofico corso delle cose, in definitiva dipende e dipenderà da noi, da ognuno di noi!

Il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari esplodono in rivolte. È principalmente un segnale positivo. I fatti di Napoli 23 e 24 ottobre si ripeteranno: la repressione non basterà a soffocare l’esplosione. Ogni forza politica e ogni gruppo organizzato cerca di approfittarne a proprio vantaggio: dai gruppi avventuristi e imbroglioni delle Larghe Intese (Lega, Fratelli d’Italia), agli scimmiottatori del fascismo del secolo scorso (CasaPound, Forza Nuova e altri), alla malavita organizzata. Sta invece a noi comunisti far diventare il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari e le loro ribellioni una forza che instaura il socialismo. Giunto all’attuale punto di sviluppo, il modo di produzione capitalista inevitabilmente genera un corso catastrofico delle cose: ogni capitalista deve valorizzare il proprio capitale. A questo sacrifica ogni interesse e diritto dei capitalisti suoi concorrenti e con ancora meno scrupoli quelli delle masse popolari: salute, ambiente, diritto al lavoro e a un reddito dignitoso, istruzione… tutto e il capitalista che non lo fa viene espulso dalla sua classe, perde il suo capitale. Le autorità politiche della borghesia imperialista in definitiva devono fare i suoi interessi. La borghesia imperialista non può che imporre l’attuale catastrofico corso delle cose.

La situazione si fa sempre più drammatica e caotica. Nessun individuo sa fin dove arriverà: non c’è dubbio che gli uomini sono in grado di cambiare il corso delle cose, ma è altrettanto certo che per farlo devono condurre un’operazione collettiva su grande scala che ogni individuo può e deve contribuire a mettere in opera, ma che nessuno individualmente è in grado di mettere in opera da solo. Per questo il movimento comunista cosciente e organizzato è un fattore decisivo della storia che dobbiamo fare e il partito comunista quello decisivo e l’esperienza della prima ondata ha dimostrato che nei paesi imperialisti è il più difficile da costruire.

Siamo in una situazione nuova, creata dalla storia che abbiamo alle spalle: dall’esaurimento della prima ondata delle rivoluzione proletaria (1917-1967), dallo sviluppo della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (il capitale è cresciuto tanto che è impossibile ai capitalisti impiegarlo tutto nella produzione e riproduzione delle condizioni dell’esistenza), della ripresa in mano da parte della borghesia (Thatcher, Reagan, ecc.) della direzione del corso delle cose nel mondo.

Il modo di produzione capitalista sviluppatosi in Europa a partire dai primi secoli del secondo millennio ha dato il via a un illimitato progresso scientifico e al suo impiego pratico. Il progresso scientifico ha accresciuto e illimitatamente accresce il dominio dell’uomo sul resto della natura. L’umanità subisce le conseguenze nefaste del progresso scientifico perché non ha ancora adottato l’ordinamento sociale che a questo progresso scientifico si confà. La conseguenza di questo ritardo è che la situazione attuale dell’umanità è come se un’arma di distruzione di massa di illimitata potenza fosse finita nelle mani di un bambino o di un pazzo che la usano senza consapevolezza della sua potenza e dei suoi effetti, cioè senza criterio, alla cieca.

È vero che le epidemie capitano dal tempo dei tempi. Un tempo gli uomini perfino si mangiavano tra loro, erano cannibali. Non solo le epidemie, ma molte delle piaghe che ancora oggi affliggono l’umanità risalgono al tempo dei tempi. Ma gli uomini non andavano ancora sulla Luna, né mandavano oggetti su Marte e più lontano, né producevano le centinaia di migliaia di sostanze di sintesi che oggi (da quando hanno sviluppato la chimica) producono, di cui inondano il mondo e i cui effetti sull’ambiente in cui viviamo e su noi stessi non sempre sono positivi. Oggi i contatti e altre vie di trasmissione di virus (o di altri elementi patogeni) sono ben altri di quelli anche solo di duecento anni fa. Però oggi gli uomini dispongono già delle conoscenze e dei mezzi necessari per conservare la natura, addirittura per migliorarla, evitare cataclismi e catastrofi naturali. Ma il modo di produzione capitalista è incompatibile con questi compiti e queste opportunità. Gli uomini devono darsi un sistema politico e sociale adeguato ai progressi compiuti. Il socialismo (potere nelle mani delle masse popolari organizzate capeggiate dal partito comunista, gestione pubblica pianificata dell’attività economica, crescente partecipazione delle masse popolari all’attività politica e a tutte le attività specificamente umane) è l’inizio di questo sistema.

Dobbiamo quindi adottare, costringere le autorità di fatto esistenti ad adottare, spingere tutti e costringere i renitenti ostinati ad adottare tutti i mezzi che nell’immediato neutralizzano o almeno alleviano gli effetti nefasti del virus che si è diffuso (medicina di prossimità, territoriale e di base; protezione degli anziani e degli immunodeficienti; produzione e uso universale e non riservato ai privilegiati delle medicine antivirali già note; moltiplicazione dei mezzi e strumenti di terapia intensiva; adozione diffusa dei mezzi di protezione individuale; messa a punto del vaccino spezzando la concorrenza tra gruppi finanziari e laboratori di ricerca).

Contemporaneamente (e le due cose sono connesse), dobbiamo operare perché l’umanità adotti un ordinamento sociale confacente al grado che essa ha raggiunto di dominio sul mondo e di conoscenza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia. Forza base e principale di questa trasformazione sociale sono i lavoratori delle aziende capitaliste e pubbliche, gli altri proletari (lavoratori precari, dipendenti di aziende familiari e disoccupati), i lavoratori autonomi, le donne che il sistema capitalista discrimina, i giovani che il sistema capitalista condanna a un’istruzione di basso livello e ai quali il sistema capitalista nega un futuro dignitoso, gli immigrati che il sistema capitalista sfrutta ed emargina.

Che essi si ribellino al corso delle cose è molto bene, i comunisti devono porsi alla loro testa.

Noi comunisti dobbiamo mobilitare e organizzare, sostenere con forza tutte le loro lotte contro gli effetti della crisi generale del capitalismo, anche lotte contrastanti, perché è il modo di produzione capitalista che le rende contrastanti (nel socialismo c’è posto per tutti quelli che svolgono scrupolosamente il loro lavoro e nella società socialista ogni adulto ha un posto di lavoro dignitoso).

Quelli che vogliono essere comunisti devono organizzarsi per svolgere i compiti fin qui illustrati in unità d’azione e trarre le lezioni utili alla rivoluzione in corso dal bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria scatenata nel mondo dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla costruzione dell’URSS di Lenin e di Stalin, dai suoi successi arrivati fino alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese e di altri paesi socialisti e dal suo esaurimento senza aver instaurato il socialismo nel mondo.

Questa è l’alternativa realisticamente praticabile all’attuale catastrofico corso delle cose. Questo è la linea che noi comunisti seguiamo in ogni ambito e in ogni campo.

Questa è la linea che devono seguire tutti quelli che vogliono veramente porre fine al corso catastrofico delle cose.

Questa è la linea che deve adottare il M5S diventato forza del governo della Repubblica Pontificia: cambiare il modo di funzionare può essere necessario ma non basta; la denuncia del catastrofico corso delle cose bastava finché il M5S era forza di opposizione; al governo deve fare e per fare deve ricorrere alla mobilitazione e organizzazione delle masse popolare ed eliminare gli esponenti delle alte cariche civili e militari dell’Amministrazione Pubblica, i tipi alla Tito Boeri ex presidente dell’INPS, che sabotano l’attuazione delle misure favorevoli alle masse popolari, smettere di salvaguardare gli interessi dei Benetton, degli Agnelli-Elkann, di Whirlpool, dei gruppi promotore delle grandi opere (TAV, TAP, ecc.) inutili se non dannose, ecc.

La situazione è favorevole allo sviluppo del potere delle masse popolari organizzate. Abbiamo molto da imparare e da fare, ma la vittoria è possibile. La borghesia non ha futuro. La pandemia da coronavirus Covid-19 è un esempio di quello che essa porta l’umanità: distruzione dell’ambiente, inquinamento, povertà, disoccupazione e miseria.

Far avanzare la rivoluzione socialista è la sola via per evitare il disastro.

Bando alla paura! Bando alla sfiducia e al disfattismo!

Non sono le masse popolari che non combattono: siamo noi comunisti che dobbiamo imparare a svolgere meglio il nostro ruolo!

Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuole, istituzione pubblica e in ogni territorio!

Mettersi in contatto con il Centro del Partito!

La riscossa delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!

Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!

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