Proseguono le intimidazioni e i provvedimenti disciplinari contro i lavoratori che denunciano e rendono pubbliche le condizioni di lavoro, le speculazioni e le ruberie da parte dei vertici aziendali. Un altro lavoratore, Stefano Mansi, è sotto attacco per aver esercitato il diritto di critica nell’esercizio delle sue funzioni di rappresentante della sicurezza del Comune di Milano.
L’articolo 2105 del Codice Civile che vincola i dipendenti alla fedeltà aziendale è uno strumento di repressione del dissenso interno ai posti di lavoro. Si tratta di una legge-bavaglio contraria di fatto agli stessi principi costituzionali (a proposito di violazione della Costituzione!) dal momento che limita la libertà di espressione e mette a repentaglio la sicurezza dei lavoratori (e non solo) imponendo loro di non divulgare notizie che possono infangare il buon nome dell’azienda”, pubblica o privata che essa sia.
L’articolo 2105 è sempre più utilizzato per zittire quanti denunciano situazioni di lavoro insicuro, per mettere a tacere le critiche, per impedire l’organizzazione dei lavoratori. Di esso si è fatto largo uso durante l’emergenza Covid-19, ad esempio per reprimere con sanzioni disciplinari e licenziamenti i lavoratori ospedalieri e delle RSA. Per tanti di essi la denuncia della mancanza/insufficienza di dispositivi di protezione individuale (DPI) e di pratiche che mettevano a repentaglio la salute collettiva ha significato infatti la perdita del posto di lavoro.
Sono tanti i casi di lavoratori colpiti da questa legge infame che rendono sempre più necessaria l’unione delle forze e l’elevazione della battaglia attraverso il collegamento tra quelli che hanno subito ritorsioni e tutti quanti gli altri per violare e abolire l’obbligo di fedeltà aziendale. Stefano Mansi, Marco Lenzoni, Francesca Perri, i lavoratori della RSA della Versilia e quelli dello Spallanzani e dell’Umberto I di Roma devono collegarsi tra di loro, confrontare le proprie esperienze e alimentare uniti la battaglia contro questa legge; in particolare l’esperienza condotta dall’infermiere Marco Lenzoni dimostra come l’organizzazione, la mobilitazione e la solidarietà espressa da altri lavoratori, sindacati e forze politiche sia la migliore arma e la migliore difesa non solo per tutelarsi rispetto alle misure repressive dell’azienda ma per trasformare ogni attacco in un’occasione per rafforzare i lavoratori, la loro organizzazione e combattività.
Rilanciamo e invitiamo a firmare la petizione a sostegno della lotta di Stefano Mansi, cui esprimiamo il nostro sostegno e la nostra solidarietà.
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Petizione: delegato sicurezza punito? Revocare la sospensione!
La sospensione che ha punito un rappresentante della sicurezza del Comune di Milano, Stefano Mansi, e che ne minaccia un altro, sono atti contro la libertà. Il diritto di critica, le iniziative a tutela della salute dei lavoratori, specie in un momento di allarme sanitario come quello che vive la nostra città, non devono essere fatto oggetto di provvedimenti disciplinari. Soprattutto perchè provengono da rappresentanti votati da decine di lavoratori. Sospendere un delegato per la sicurezza, minacciarne un altro, sono pessime azioni se si vuole davvero iniziare una possibile ‘ripartenza’. Chiediamo il ritiro dei provvedimenti, i primi comminati ai due delegati, e la loro derubricazione in sanzioni meno gravi quali il richiamo orale o il richiamo scritto. Il rispetto della libertà di opinione e la tutela dei diritti sindacali.