[Firenze] Invito al dibattito del 24 ottobre su emergenza COVID e la risposta delle Brigate di Solidarietà

A tutte le brigate di solidarietà toscane e a tutte le realtà sociali attive sul territorio il Partito dei CARC vi invita al dibattito che si terrà Sabato 24 all’SMS di Peretola (via pratese n. 48, Firenze) dalle 17.30 alle 19.30 dal titolo “Emergenza COVID la risposta delle Brigate di Solidarietà: esperienze a confronto e prospettive”.

Dopo i confronti promossi negli ultimi mesi, il Partito dei CARC rilancia con un nuovo dibattito tra le brigate e tutte le realtà di lotta che, nell’indifferenza delle istituzioni, in questi mesi si sono mobilitate dal basso per far fronte agli effetti della crisi sanitaria, economica e politica deflagrata a causa della pandemia da Coronavirus.

Con gli ultimi dati relativi all’aumento dei contagi, in una situazione in cui il governo sta prendendo misure restrittive limitando libertà personali e diritto di movimento e riunione senza però pronunciarsi e soprattutto adottare le misure che servirebbero davvero per far fronte all’emergenza (messa in sicurezza di grandi aziende, RSA, trasporti pubblici, rimessa in sesto del SSN, ecc.), appare sempre più urgente la necessità di alimentare lo scambio di esperienze tra gli organismi che in questi mesi hanno sostenuto con la loro attività decine di migliaia di famiglie. Vogliamo promuovere un confronto che serva a capire soprattutto come sviluppare l’attività delle brigate in relazione alle ricadute che già si stanno verificando in termini economici ma anche in vista di un eventuale nuovo lockdown.

La questione su cui vogliamo invitare tutte le brigate a ragionare è come mettere in campo un intervento a sostegno della popolazione senza scadere nell’assistenzialismo, cosa che porterebbe inevitabilmente ad aiutare governo e regioni a gestire un’emergenza di cui sono loro stessi i responsabili. Si tratta di capire come usare questa esperienza per alimentare la lotta per il sovvertimento di questo sistema e non per tapparne le falle.

A nostro avviso la risposta a questa contraddizione consiste nel dare alle brigate un orizzonte politico e questo orizzonte consiste nel prendere in mano le sorti dei nostri territori e del paese costruendo una rete dal basso, una rete di nuovo potere. A questo fine le brigate devono sempre più concepirsi come Nuove Autorità Pubbliche ossia centri di potere delle masse popolari organizzate; istituzioni alternative, concorrenti e contrapposte alle istituzioni della borghesia.

Avanzare in questa direzione significa concepire le misure che via via individuiamo (per far fronte all’emergenza abitativa, sanitaria, lavorativa, ecc.) non solo come rivendicazioni da portare alle autorità vigenti, ma come punti di un programma politico che dobbiamo attuare sui territori sulla base delle nostre forze, sperimentando, provando e riprovando, sbagliando e imparando a fare meglio. Questo significa agire nell’ottica di contendere alle istituzioni attuali la direzione delle masse popolari adottando direttamente le misure che servono ai loro bisogni.

Ci sono già alcune piccole ma istruttive esperienze come quella degli scioperi al contrario, messa in campo da alcune brigate. A nostro avviso è un esempio di un’iniziativa che va nella direzione di porre le brigate come centri autorevoli che individuano i problemi e adottano in autonomia le soluzioni necessarie coinvolgendo le famiglie assistite, affidando loro un posto nella lotta di classe, facendo sperimentare loro (nella pratica) che le soluzioni ai problemi esistono e che quel che è dirimente è chi governa i territori e il paese intero. Insomma, sono iniziative che fanno scuola: scuola di organizzazione ed educazione a concepirsi protagonisti del proprio presente per rompere la delega nei confronti di chi oggi è al potere. Inoltre, iniziative simili moltiplicate mettono le Amministrazioni Locali nella condizione o di fare ciò che gli imponiamo di fare oppure di essere sostituite da coloro che la popolazione stessa indicherà, sulla base di che cosa nella pratica ha fatto a sostegno della loro mobilitazione. E’ una prospettiva che sviluppata determinerà un cambio nella direzione delle amministrazioni, imponendo nei fatti che adottino misure di emergenza sulla base di quello che gli organismi, caso per caso, indicheranno loro di fare e imporranno loro di fare sulla base dello sviluppo di una progressiva ingovernabilità dal basso fino a imporre la nostra governabilità: quella che serve a fare gli interessi della nostra classe. Si tratta di una prospettiva certamente complessa perché richiede un salto di qualità da parte nostra ma è l’unica via che dia prospettiva ai singoli percorsi; l’unico modo per fronteggiare la situazione di emergenza economica, politica, sociale e sanitaria che sta sconvolgendo l’intero paese.

In questo dibattito vogliamo, quindi, confrontarci sul che fare ma stimolare anche un ragionamento politico partendo dal presupposto che a nostro avviso le brigate devono:

– continuare e allargare la distribuzione dei pacchi spesa e allargare la rete dei sottoscrittori. Infatti, questa è per certi versi l’attività più basilare, ma non scontata e ancora necessaria ed è fondamentale poiché è l’attività che su cui le brigate si sono guadagnate il riconoscimento delle masse popolari;

– elevare la relazione con chi riceve i pacchi spesa e svilupparne la mobilitazione;

– allargare il campo di intervento delle brigate. Su questo punto, nello specifico, abbiamo individuato una serie di fronti di intervento che sicuramente possono essere ampliati sulla base del confronto e dello scambio di esperienze.

Di seguito le proposte che porteremo nella discussione:

-Emergenza abitativa: è una tematica della quale si stanno già occupando alcune realtà come il Comitato Blocco Anti Sfratto di Firenze; il Comitato Spesa Solidale di Perugia e Giovani in Solidarietà di Colle Val d’Elsa.

Fino a fine anno sono sospesi gli sfratti, ma in realtà le procedure sono andate avanti. La lotta per il diritto ad una casa in sicurezza per tutti deve legarsi a quella per un lavoro utile e dignitoso. Le iniziative pratiche che possono essere messe in campo vanno dai censimenti di immobili sfitti o abbandonati pubblici e privati, alla lotta per la loro collocazione in funzione dei bisogni delle masse popolari e della loro rimessa in sesto creando posti di lavoro per i dioccupati.

-Lavoro: durante l’emergenza covid sono stati persi oltre 400 000 posti di lavoro, molte delle persone con cui veniamo in contatto erano disoccupate già da prima, insomma, sempre più le brigate devono fare propria le parole d’ordine di “un lavoro utile e dignitoso per tutti” e sostenere la mobilitazione dei lavoratori: della classe operaia in lotta contro lo smantellamento delle aziende, per garantire un lavoro in piena sicurezza (adozione dei DPI); per la garanzia di un salario dignitoso; ecc.

-Sanità: deve essere messa al centro la lotta per un Servizio Sanitario Nazionale pubblico e di qualità. Quindi lottare per assunzione immediata e con procedura d’emergenza dei medici, imporre la requisizione senza indennizzo degli ospedali privati, distribuzione alla popolazione di mascherine, disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale, garantire il tracciamento del virus con tamponi, sostenere i lavoratori della sanità contro i vincoli di fedeltà aziendale!

-Scuola: lottare affinché sia garantita la didattica in presenza individuando e censendo immobili da adibire a classi e sviluppare la mobilitazione di studenti, insegnanti, genitori per appropriarsene (e così far fronte al problema delle classi pollaio), sostenere gli insegnanti precari per la stabilizzazione, ecc.

Su tutti questi fronti l’aspetto essenziale è quello di sviluppare la mobilitazione e la partecipazione dal basso, a partire dalle famiglie che le brigate hanno intercettato grazie all’attività messa in campo nei mesi precedenti.

Riteniamo infine che sia essenziale:

– sviluppare il coordinamento e la solidarietà tra le diverse brigate operanti a livello regionale fino a livello nazionale;

– sviluppare il coordinamento tra le brigate e gli altri organismi operanti sui territori (organizzazioni operaie, associazioni ambientaliste, collettivi studenteschi, ecc.) per alimentare la costruzione di una rete, una rete di nuovo potere;

– promuovere e alimentare la moltiplicazione di brigate di solidarietà portando l’appello e il sostegno a costituirle soprattutto ai giovani (quindi tra gli studenti in particolare). La partecipazione alla lotta di classe è il modo più efficace per far fronte al terrorismo psicologico, all’emarginazione sociale e al mondo virtuale di cui sono vittime soprattutto i giovani delle masse popolari.

Saluti a pugno chiuso e ci vediamo sabato 24 ottobre!

Chiara Pastacaldi,

compagna della sezione di Siena del Partito dei CARC e

membro della Brigata Giovani in Solidarietà di Colle Val d’Elsa



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