[Italia] M5S: attivisti, il nostro avvenire dipende da noi!

Rilanciamo a seguire il Comunicato CC 28/2020 pubblicato dal (nuovo) Partito Comunista Italiano. Si tratta di un comunicato molto utile per tutti quegli esponenti e attivisti del Movimento 5 Stelle intenzionati a farla finita con l’andazzo preso dal proprio movimento politico impelagato nell’abbraccio mortale con il PD al governo del paese. Consigliamo, quindi, a tutti gli attivisti del Movimento e a tutti coloro i quali vogliono contribuire alla trasformazione dello stato di cose presenti, la lettura, diffusione e discussione del comunicato.

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Comunicato CC 28/2020 – 12 ottobre 2020

Il nostro avvenire dipende da noi!

Appello agli attivisti e agli esponenti del M5S che vogliono risalire la china e riconquistare il seguito popolare che il M5S ha perso dopo il successo del 2018 perché si è sottomesso ai vertici della Repubblica Pontificia collaborando prima con la Lega di Matteo Salvini e poi con il PD di Nicola Zingaretti

Il primo paese imperialista che romperà le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi e si gioverà del loro appoggio!

 

Costituiscono le masse popolari quelli che riescono a vivere solo se riescono a lavorare, i loro familiari e i loro pensionati. In Italia sono circa il 90% della popolazione.

(Manifesto Programma del (nuovo) PCI, ed. 2008, pag. 166)

La pandemia ha fatto deflagrare la crisi economica, ambientale, culturale e sociale che si sviluppava da tempo. Contro la pandemia le autorità della Repubblica Pontificia (RP) non hanno adottato e non adottano adeguati mezzi e misure di cura e di prevenzione (la medicina territoriale e di base, la protezione degli anziani e degli immunodeficienti, la moltiplicazione dei posti per terapia intensiva, la messa a punto del vaccino). Si profondono invece in pie esortazioni e ne approfittano per ostacolare la mobilitazione delle masse popolari e in particolare dei lavoratori e per reprimerli, in particolare con pene pecuniarie che non toccano i ricchi (quindi oltretutto anche anticostituzionali). Rimandano la ripresa economica ai soldi che le autorità dell’Unione Europea promettono di erogare l’anno prossimo e gli anni successivi (con il contagocce) in cambio della maggiore sottomissione politica e della partecipazione alle campagne militari NATO e alle sanzioni NATO e UE contro i paesi ribelli dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, contro la Federazione Russa e contro la Repubblica Popolare Cinese. Quanto alla crisi ambientale, per capire cosa in realtà fanno le nostre autorità basta considerare la condotta dell’ENI e le guerre in corso in America Latina, in Africa e in Asia per estrarre e veicolare petrolio e gas.

In questo contesto gli attivisti e gli esponenti del M5S possono svolgere un ruolo del tutto particolare perché del tutto particolare è la posizione in cui si trova oggi il M5S. I risultati delle elezioni di settembre e ottobre sono ricchi di insegnamenti e quelli che vogliono porre fine al catastrofico corso delle cose devono metterli a frutto.

In ogni paese imperialista i risultati delle elezioni sono un indice importante 1. dell’efficienza e dell’efficacia della macchina di manipolazione del cuore e della mente delle masse popolari che il sistema di potere della borghesia imperialista e nel nostro caso la Repubblica Pontificia mettono in moto nell’ambito del regime di controrivoluzione preventiva, 2. dell’influenza che l’esperienza diretta ha comunque sul cuore e sulla mente dei milioni di adulti che compongono le masse popolari (il 90% della popolazione), 3. del livello che noi comunisti abbiamo raggiunto nella rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, rinascita che è la sintesi dei compiti che il nuovo Partito comunista italiano, il (n)PCI, si è posto.

Esaminati alla luce di questa concezione, i risultati del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari e delle elezioni regionali e comunali confermano che dal 2018 è aperta una breccia nel sistema delle Larghe Intese (LI) tra il polo facente capo al PD e quello facente capo alla banda Berlusconi. Il sistema delle LI da quarant’anni circa governava l’Italia sotto la tutela della NATO e dell’UE e con il consenso del sistema finanziario internazionale eseguendo il programma comune della borghesia imperialista. I due poli si alternavano o combinavano nel governo centrale del paese e negli enti locali ed eseguivano lo stesso programma: eliminazione delle conquiste strappate dalle masse popolari durante la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976), distruzione dell’apparato produttivo di merci, privatizzazione dei servizi pubblici, devastazione del territorio, ecc. L’esito delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 ha impedito ai vertici della RP di continuare a costituire governi delle LI. Il M5S, espressione del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari, è entrato a far parte del governo della Repubblica Pontificia che all’inizio di giugno 2018 ha preso il posto del governo delle LI. Da allora la questione è: in che misura il M5S ha saputo e sa essere portavoce nella Repubblica Pontificia del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari?

Da allora in poi in tutte le elezioni il calo di voti raccolti mostra che l’azione di governo svolta dal M5S (non le dichiarazioni, i decreti e le leggi approvate, le mozioni votate, ma le misure attuate e che hanno influito sulla vita delle masse popolari) non soddisfa le masse popolari. Unica eccezione nel declino elettorale del M5S: il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. L’indizione del referendum è stato un tentativo delle LI di colpire il M5S. Ma di fronte alla tenacia del M5S gli stessi partiti delle LI hanno poi dovuto far pronunciare a favore del SÌ alla riduzione i loro stessi parlamentari (che con questo hanno confermato di essere non “rappresentanti del popolo”, ma impiegati lautamente pagati di un ingranaggio del sistema di potere della borghesia imperialista) e a nulla sono valse le manovre a favore del NO condotte dagli stessi partiti (PD e FI in particolare) tramite l’apparato di intossicazione delle coscienze (TV, giornali, ecc.) da essi dominato e tramite le loro clientele e comitati d’affari operanti sul terreno. Il successo del SÌ nel referendum del 20-21 settembre mostra agli attivisti ed esponenti del M5S che quando si oppongono con determinazione alle Larghe Intese hanno successo tra le masse popolari e risalgono la china in cui il M5S è scivolato da quando, dopo il successo elettorale del 4 marzo 2018, si è invece piegato ai vertici della Repubblica Pontificia.

Agli attivisti ed esponenti del M5S che oggi rifiutano la confluenza e recalcitrano anche a continuare a collaborare con il PD, l’ala destra del M5S oppone

  1. i risultati ottenuti entrando nel governo nel giugno 2018: il reddito di cittadinanza, l’attenuazione del Jobs Act di Matteo Renzi e dell’attacco di Elsa Fornero alle pensioni, la fronda fatta qua e là (vedi l’opera di Elisabetta Trenta alla Difesa, di Danilo Toninelli nell’affare TAV e nell’affare Ponte Morandi-Autostrade-Benetton: due ministri M5S non a caso esclusi dal Conte II) all’attuazione del programma comune della borghesia imperialista, ecc.,
  2. l’attenuazione di punte antipopolari sia nell’attuazione della legislazione LI che resta completamente in vigore sia nelle nuove misure imposte dalla Lega nel Conte I e dal PD nel Conte II.

“All’opposizione non avremmo fatto nemmeno questo!”, dice la destra degli esponenti del M5S.

È la solita solfa del “meno peggio” cantata dagli opportunisti, dagli sfiduciati e dagli imbroglioni.

Per capire cosa fare oggi, bisogna invece chiedersi cosa sarebbe successo se dopo le elezioni di marzo 2018 il M5S non si fosse piegato ai vertici della RP.

I vertici della RP non hanno ancora creato le condizioni per installare un governo contro la maggioranza del Parlamento e tanto meno per abolire del tutto il Parlamento. Nel Parlamento uscito dalle elezioni del 4 marzo 2018 il M5S aveva 227 deputati su 630. I vertici della RP erano con le spalle al muro. Se il M5S non accettava di fare il governo con uno dei maggiori gruppi delle LI (Lega con 125 deputati, PD con 112 o Forza Italia con 104), i vertici RP dovevano o fare un governo ammucchiata dei partiti delle LI o andare a nuove elezioni. Stava al M5S decidere.

Nuove elezioni quasi certamente avrebbero assegnato al M5S la maggioranza assoluta nel nuovo Parlamento: sarebbero affluiti al M5S i voti di elementi delle masse popolari che contro le LI avevano optato per l’astensione e i voti di elementi delle masse popolari che avevano votato la Lega di Salvini principalmente perché si presentava come oppositrice delle LI.

In alternativa alle nuove elezioni i vertici RP avevano solo il governo ammucchiata delle LI: almeno di PD, Forza Italia e Lega. Ammesso pure che i tre partiti addivenissero a un’ammucchiata chiaramente suicida a fronte delle elezioni future (allora nessuno sapeva della pandemia del 2020), il M5S avrebbe avuto ampi margini per sviluppare l’opposizione nel paese a tutte le misure antipopolari del governo delle LI e prepararsi alla futura rivincita alla grande.

Di fronte alla situazione creata dalle elezioni, Sergio Mattarella ha ripetuto la manovra truffaldina fatta in altro contesto nel 2013 dal suo degno complice nella manipolazione mafiosa della Repubblica Pontificia fatta nel 1990, Giorgio Napolitano: non affidare l’incarico di fare il governo all’esponente indicato dal partito di maggioranza relativa, come solitamente fatto, lasciando a lui il compito di costituire la maggioranza parlamentare e pretendere che partiti, nessuno dei quali aveva ancora l’incarico di formare il governo, facessero un accordo di governo per avere solo dopo l’incarico. La stessa manovra con la quale nel 2013 Napolitano aveva tagliato le gambe a Pier Luigi Bersani e al suo gruppo che aveva la direzione del PD (allora con 297 deputati) che con i partitini satelliti arrivava a 345 deputati.

Invece di mantenere il suo programma e perseguire con determinazione la via che prima o poi lo avrebbe portato a governare il paese, nel 2018 il M5S ha accettato di formare un governo di coalizione addirittura cedendo i ministeri chiave alle LI e a personaggi “indipendenti” decisi direttamente dai vertici della RP e tollerando i boicottaggi e i sabotaggi degli alti funzionari civili e militari della Pubblica Amministrazione, tutti uomini scelti dalle Larghe Intese, dalla NATO o dal Vativano: unico epurato Tito Boeri. È un’illusione proporsi di cambiare il corso delle cose con i partiti delle LI e con il loro personale nelle posizioni chiave dell’apparato statale e delle imprese di proprietà o partecipazione pubblica. Le aziende che i capitalisti vogliono chiudere, ridurre o delocalizzare, dalla ex ILVA all’Alitalia alla Whirlpool alle altre, bisogna certo nazionalizzarle, ma non basta. Poi bisogna farle funzionare e questo lo si può fare solo con dirigenti adeguati, con un apparato statale che collabora e con Organismi Operai e Popolari che li controllano, che vigilano e garantiscono che le cose vadano nel senso giusto. Il catastrofico corso delle cose non è il risultato di idee sbagliate, ma di interessi: ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale. Non lo si cambia solo con qualche legge: basta vedere il risultato del referendum del 2011 sull’acqua pubblica e dell’unanime votazione parlamentare del maggio 2019 a favore dell’emissione di minibot!

“Allora, cosa dovremmo fare oggi, uscire dal governo?”, si chiedono attivisti ed esponenti del M5S. 

No, non è questa la svolta da fare! La svolta sta nelle cose da fare essendo governo del paese! Oggi bisogna sfruttare senza riserve la posizione occupata, in ogni campo impedire nuove misure che attuano il programma comune della borghesia imperialista e abolire le vecchie, promuovere in ogni campo misure che curano gli effetti della crisi economica, ambientale, culturale e sociale e darsi i mezzi per attuare questa linea. Opporsi senza riserve vuol dire non limitarsi a contrastare le proposte del PD nel Consiglio dei Ministri e in Parlamento, ma coinvolgere nello scontro le masse popolari usando tutti i mezzi che essere nel governo mette a disposizione. Darsi i mezzi per attuare questa linea comporta promuovere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari a suo favore, contro gli interessi dei capitalisti: le grandi opere inutili e dannose, la finanziarizzazione dell’economia a danno dell’economia reale che produce beni e servizi utili, la devastazione dell’ambiente, le aggressioni promosse dalla NATO, il programma comune della borghesia imperialista per attuare il quale i gruppi imperialisti europei hanno creato l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea. Quindi comporta essere decisi ad affrontare lo scontro di interessi che contrappone il campo delle masse popolari al campo della borghesia imperialista ed essere decisi a vincere. Saranno gli irriducibili del PD a uscire dal governo e faranno la fine di Renzi, Calenda e simili.

Per il M5S è anche l’unica via per sopravvivere e avanzare.

Collaborando con le Larghe Intese il M5S perde il favore delle masse popolari e muore. Il M5S è nato dalla mobilitazione e aggregazione di malcontenti, insofferenti e indignati per l’operato delle LI. L’apertura della breccia (4 marzo 2018) non è il risultato della saldatura (a favore del gruppo promotore e dei dirigenti del M5S) di una rete di clientele durature (cioè di clientele che si sgretolano solo lentamente per azione dell’esperienza capillare dei clienti) come le clientele e i comitati d’affari (derivati dalla degenerazione del vecchio movimento comunista e socialista e dall’ala popolare del mondo cattolico) di cui godono i partiti del polo PD e alcuni partitini della sinistra borghese di vecchio tipo o come le clientele e i comitati d’affari (malavita organizzata, gruppi industriali e finanziari, parrocchie e clero reazionario, notabili locali scimmiottatori del fascismo del secolo scorso, ecc.) di cui godono i partiti del polo Berlusconi. L’apertura della breccia del 4 marzo è frutto della mobilitazione e aggregazione provvisorie, causate da una combinazione fortuita di eventi e processi, di una folla di malcontenti, di insofferenti e di indignati del catastrofico corso delle cose (del quale i partiti delle LI sono promotori ed esponenti politici).

Il M5S è un’aggregazione effimera: può consolidarsi e svilupparsi solo se opera in modo politicamente efficace contro le Larghe Intese e il programma comune della borghesia imperialista (impersonato da NATO, UE e BCE): in questo caso saranno PD e Lega a perdere il consenso di quelli che li votano turandosi il naso e sgretolarsi. Il M5S invece si dissolve rapidamente se non dà risposte soddisfacenti alla folla dei malcontenti, degli insofferenti e degli indignati del catastrofico corso delle cose. Il M5S rimonterà la china della perdita di consenso solo se rompe con il programma comune della borghesia imperialista e si dà i mezzi per farlo. Rompere con il programma comune della borghesia imperialista comporta rompere con la NATO, con l’UE e con la BCE. È un’impresa possibile: la rottura di un paese come l’Italia gioverebbe alle masse popolari di molti altri paesi e noi ci gioveremmo del loro appoggio. Darsi i mezzi per farlo vuol dire farsi promotori della mobilitazione e dell’organizzazione delle masse popolari che del programma comune della borghesia imperialista sono il bersaglio e non vogliono esserne vittime. Vuol dire rompere con la soggezione al sistema della Repubblica Pontificia, finirla con la delocalizzazione delle aziende, con la esternalizzazione di attività e di reparti, con l’aziendalizzazione delle istituzioni fornitrici di servizi pubblici, con la privatizzazione di servizi pubblici e di aziende pubbliche produttrici di merci, con la precarizzazione dei rapporti di lavoro.

Risalire la china implica per il M5S contribuire alla mobilitazione e all’organizzazione delle masse popolari a costituire organismi aziendali, territoriali e tematici e in particolare alla mobilitazione 1. degli operai delle aziende capitaliste condannate alla chiusura, all’esternalizzazione di reparti o di lavorazioni e alla delocalizzazione, 2. dei lavoratori delle aziende pubbliche condannate dalla privatizzazione (aperta o mascherata con la quotazione in Borsa) del settore ancora pubblico della produzione di merci e 3. dei lavoratori delle istituzioni pubbliche condannati dalla liquidazione dei servizi pubblici o dalla loro aziendalizzazione. Gli organismi operai e popolari hanno bisogno di rafforzarsi, coordinarsi e assumere il ruolo di nuove autorità pubbliche: risalire la china per il M5S implica quindi contribuire all’allargamento e al rafforzamento della rete del nuovo potere, il potere delle masse popolari organizzate.

 

Il futuro è di chi lotta contro la Repubblica Pontificia, contro la NATO, contro l’Unione Europea, contro la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, contro il sistema del Debito Pubblico, per l’allargamento e il rafforzamento della rete dei centri locali del potere delle masse popolari organizzate che da subito fanno applicare e applicano direttamente ovunque ne hanno già la forza le misure favorevoli alle masse popolari, per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

La riscossa delle masse popolari è possibile e necessaria! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!

 

Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 65: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

Inviare alla Delegazione <delegazione.npci@riseup.net> l’indirizzo email di ogni conoscente e di ogni organismo a cui può essere utile ricevere i Comunicati del Partito

Mettersi in contatto con il Centro del Partito (usando il programma di criptazione PGP e il programma per la navigazione anonima TOR) e cimentarsi sotto la sua guida nella costruzione di un Comitato di Partito clandestino nella propria azienda, scuola o zona d’abitazione!

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