Lo scorso 26 settembre la brigata di solidarietà di Colle Val d’Elsa “Giovani in Solidarietà” ha organizzato uno sciopero al contrario per ripulire alcune zone del centro cittadino, coinvolgendo le stesse famiglie di disoccupati che in questi mesi sono state aiutate dalla brigata con la raccolta alimentare. Lo scopo della mobilitazione, che ha rimesso in sesto alcune zone lasciate all’incuria dall’Amministrazione Comunale, era quello di dimostrare che di lavoro da fare ce n’è eccome e che ci sono anche le persone disposte a farlo! Allo sciopero erano stati invitati anche tutti quei candidati che durante la campagna elettorale per le regionali appena conclusa si erano schierati a parole a sostegno delle brigate. Nessuno di loro però si è presentato.
Lo sciopero al contrario non è un’azione di volontariato, né una “provocazione” come hanno detto alcuni consiglieri comunali: è stato piuttosto un primo atto che dimostra come anche nella zona della Valdelsa, martoriata da anni di crisi economica e dallo smantellamento del tessuto produttivo, il tema fondamentale sia quello del lavoro che ufficialmente manca, ma che in realtà può essere creato in mille modi.
Il Reddito di Cittadinanza (RdiC, la cui prima tranche è in scadenza in queste settimane) può essere ancora uno strumento utile in questo senso, se visto non come una misura puramente assistenzialista ma come base per individuare i lavori utili alla cittadinanza e anche chi poteva farli. Fino ad oggi così non è stato perché da una parte i funzionari della pubblica amministrazione incaricati di metterlo in pratica fanno ancora in gran parte riferimento ai partiti delle Larghe Intese da sempre contrari al RdiC, dall’altra il M5S che della misura si è fatto promotore, non si è fatto forza sulle masse popolari che ne avrebbero beneficiato per portarle a organizzarsi anche oltre questa prima e parziale misura di sostegno. In questo senso gli scioperi al contrario come quello di Giovani in Solidarietà riportano l’attenzione sul tema e dimostrano che l’azione delle istituzioni locali può avere un ruolo positivo per le masse popolari solo se spinta, sostenuta (o scavalcata) dal movimento delle organizzazioni popolari, dal basso che indicano cosa fare e si danno i mezzi per cominciare a farlo già da ora.
A seguito dell’iniziativa, infatti, la brigata ha incalzato il M5S cittadino a portare in Consiglio comunale un’interrogazione (firmata poi da tutti gli gruppi di opposizione) per chiedere: 1. Quanto effettivamente il bonus spesa fosse stato distribuito durante la quarantena e se c’era l’intenzione di prorogarlo, dato che l’emergenza non è finita. 2. Di risistemare edifici sfitti proprietà del comune ad oggi non utilizzabili per far fronte all’emergenza abitativa. 3. Di istituire bandi pubblici per la creazione di posti di lavoro e stornare i soldi avanzati da quelli destinati alle imprese per pagarli. Inoltre, è stata presentata una mozione per l’assegnamento di uno spazio comunale a Giovani in Solidarietà (che servirebbe loro come magazzino per il cibo e i vestiti, ma soprattutto come spazio di aggregazione messo a disposizione di tutti).
Il sindaco, visibilmente stizzito, e la giunta comunale non hanno fornito risposte sufficienti, cercando di nascondere l’inefficienza dietro a lungaggini burocratiche, complicazioni di ogni sorta e mancanza di fondi. Il bonus spesa non verrà prorogato; per quanto riguarda le abitazioni (il sindaco ha ammesso che ogni giorno cittadini si recano da lui per avere un aiuto) pare che dei problemi con SienaCasa rallentino di molto l’iter (anche qui, dunque, nessuna risposta). Per il lavoro, secondo la maggioranza “i comuni non possono crearlo”. Per il resoconto dettagliato dell’accaduto si rimanda al post Facebook di Giovani in Solidarietà.
Queste prevedibili (non) risposte hanno dimostrato ai ragazzi della brigata e alle famiglie, che nel frattempo si erano riuniti in presidio fuori dalla sala del Consiglio (al quale non era possibile assistere a causa delle misure anti-contagio), che le Amministrazioni Comunali per fare gli interessi dei loro cittadini devono necessariamente rompere con le prassi correnti che hanno fatto diventare queste istituzioni negli anni sempre più solo aguzzine delle masse popolari dalle quali devono solamente riscuotere tasse e tributi. Ma le lungaggini burocratiche possono essere arginate e rotte solo se la spinta viene dalle stesse masse popolari che si organizzano!
In questo senso i giovani della brigata sono sulla strada giusta: in questi mesi di attività sono stati a contatto con le masse popolari colligiane, hanno ascoltato i loro problemi, verificato coi loro occhi le loro condizioni, sanno bene (come lo sanno le stesse famiglie da loro assistite) quali provvedimenti dovrebbero essere presi dall’amministrazione per far fronte alla crisi e si stanno organizzando in autonomia dalle istituzioni per farvi fronte. Se il sistema non funziona, allora va cambiato!
Che “Giovani in Solidarietà” continui nella sua azione di organizzazione e che si coordini sempre di più con le tante associazioni del territorio: con il Comitato Lavoratori della Scuola di Siena, con il Comitato Solidali Lavoratori Whirlpool Siena, con i collettivi studenteschi e con le mille altre realtà dal basso che ogni giorno lottano per imporre le misure che servono alle masse popolari per far fronte agli effetti della crisi! È solo facendo così che faranno dei passi nella creazione di amministrazioni locali e di un governo di emergenza che metta mano agli effetti più gravi e devastanti della crisi del sistema capitalista.
È così che potremo avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese, l’unico modo per farla finita con l’abbrutimento e la miseria cui questo sistema costringe le masse popolari, l’unica via per garantire un lavoro utile e dignitoso, un’abitazione degna, una scuola davvero pubblica e una sanità gratuita e di qualità a tutti!