Anche durante l’ultima campagna elettorale De Luca e la sua banda hanno tentato in tutti i modi di nascondere gli affari e i traffici portati avanti durante l’emergenza sanitaria. Affari e traffici che portano avanti da anni e che con l’emergenza COVID-19 si sono intensificati (quale migliore pretesto?). Mentre in TV, durante il lockdown prima e durante la campagna elettorale poi, il presidente della Regione faceva il buffone e si atteggiava a salvatore della patria, alle spalle dei lavoratori buttava milioni di soldi pubblici per mega costruzioni inutili come l’ospedale modulare di Ponticelli, regalava finanziamenti alle cliniche private convenzionate (i suoi “amici” cui si vantava d’aver fatto favori nell’intercettazione delle “fritture di pesce”, ricordate?), e mentre i contagi in Campania da fine agosto ad oggi continuano ad aumentare, manda a morire (senza DPI e strumenti adeguati) i lavoratori della sanità (sono decine e decine gli operatori contagiati) chiamando “disertori” quelli che non si sacrificano per la sua causa e tutto il resto delle infami speculazioni portate avanti sulla pelle e sulla vita delle masse popolari.
Nel frattempo De Luca, insieme al suo braccio destro Ciro Verdoliva (direttore generale dell’ASL Napoli 1) hanno mandato in consiglio disciplinare i lavoratori che osavano denunciare il loro operato (mentre pubblicamente si permettevano addirittura di incensarli ed elogiarli); consigli disciplinari che i sindacati di regime (CGIL, CISL e UIL) hanno deciso di contrattare al ribasso infondendo ulteriori timori tra i lavoratori anziché chiamare alla solidarietà e alla denuncia collettiva e sistematica di tutti gli abusi (laddove si è fatto questo non solo si è vinta la battaglia ma si è rafforzata la mobilitazione e l’organizzazione popolare, vedi quanto avvenuto in Toscana con l’infermiere Marco Lenzoni). Si tratta di quelle stesse intimidazioni e minacce, fatte tramite le forze dell’ordine, contro i comitati dei cittadini che pretendono una sanità pubblica, universale e di qualità. Altro che responsabilità la soluzione De Luca all’emergenza COVID-19 è l’instaurazione di un regime di terrore e di omertà verso la sua azione criminale!
Nonostante ancora oggi con delibere securitarie il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca cerchi in tutti i modi i cavalcare l’onda della pandemia la retorica dello “sceriffo responsabile” si sta schiantando con l’esperienza pratica di chi si cura e lavora negli ospedali. Anche la vittoria elettorale che ha conseguito, leggendo i dati dell’astensione (oltre due milioni di campani non hanno votato) e guardando all’instabilità estrema che questa maggioranza improvvisata – composta da anime in concorrenza tra loro che difficilmente potranno trovare unità su svariati temi perché unite esclusivamente dalla necessità di speculare sull’emergenza e gli ingenti fondi che verranno stanziati – emerge chiaramente che l’ingovernabilità in Consiglio regionale aumenta.
Già a partire dai giorni immediatamente successivi al lock-down, sono sempre più i lavoratori e gli abitanti dei quartieri popolari che si stanno mobilitando contro la chiusura dell’ospedale Loreto Mare; per la riapertura di ospedali come il San Gennaro e gli Incurabili; per lo scorrimento delle graduatorie di infermieri e Operatori Socio Sanitari; contro il bavaglio della legge sull’obbligo di fedeltà aziendale; contro il demansionamento e gli straordinari forzati di medici e infermieri quale toppa per impedire nuove assunzioni; imporre il diritto a una sanità pubblica, universale e di qualità.
Si tratta di tutte battaglie giuste e che il Partito dei CARC sta sostenendo in prima linea, battaglie che stanno cominciando a porsi l’obiettivo di non limitarsi a chiedere a De Luca e la sua banda criminale questa o quella misura ma coordinarsi e trasformare le giuste rivendicazioni in un progetto politico popolare da imporre con la lotta, con la mobilitazione e l’organizzazione.
Quelle che questi organismi stanno mettendo in piedi è un fronte popolare per imporre la salute pubblica che serve alle masse popolari. Già in un comunicato della Federazione Campania del P.CARC datato 26 luglio, abbiamo lanciato i primi punti su cui questo fronte sta prendendo forma:
- definire un programma e le misure comuni che servono in questa fase. Quali sono queste misure? Le assunzioni necessarie a far funzionare gli ospedali e i distretti territoriali; la ristrutturazione degli ospedali attivi per garantire la sicurezza per lavoratori e pazienti; l’abolizione dell’obbligo di fedeltà aziendale per garantire la libertà d’espressione e denuncia sui luoghi di lavoro; la battaglia contro la chiusura del San Gennaro, del Loreto Mare, degli Incurabili e per la riapertura dei presidi sanitari territoriali; l’apertura e il finanziamento necessario alle strutture della salute mentale (in contrasto all’apertura dei “nuovi manicomi” di De Luca);
- mobilitare tecnici per stendere e propagandare a tutti i livelli un piano alternativo per la sanità napoletana. Si tratta di direttori sanitari, medici ed esperti che già lottano per la sanità pubblica e che si predispongono a mettersi al servizio delle masse popolari. Si tratta di uomini e donne che possono rendersi utili nella realizzazione di un piano alternativo di gestione della sanità pubblica napoletana e campana, un piano che parta delle misure che i comitati indicheranno loro e che avrà nella mobilitazione popolare le principali gambe per essere attuato,
- mobilitarsi e mobilitare per imporre queste misure. Fare questo vuol dire muoversi in due direzioni, sia imporre le misure che ci servono direttamente dal basso, sia manovrare e lottare perché vengano assunte ufficialmente dalle istituzioni locali (Regione, Comune, Municipalità e ASL). Bisogna fare come in questi anni ha fatto il Comitato San Gennaro che ha saputo sia agire direttamente con azioni di lotta mirate che imporre alle istituzioni l’adozione di misure necessarie a tenere aperto l’ospedale e riaprirne dei reparti,
- chiamare gli eletti in Parlamento, in Consiglio regionale e comunale che si dichiarano contro De Luca e Caldoro a mettersi al servizio della lotta. Si tratta di consiglieri e assessori del M5S, di Dema, di SI, del PRC e PCI e dei candidati alle regionali di Potere al Popolo, che non sono complici delle politiche di smantellamento della sanità portate avanti negli ultimi anni dalle Larghe Intese (Forza Italia-Caldoro prima, Partito Democratico-De Luca poi). Soggetti che vanno spinti a mettersi al servizio della mobilitazione popolare a un livello superiore di quanto fatto fino a oggi, agendo in maniera unitaria in questa battaglia usando tutti i legami, la visibilità, i poteri, le risorse e gli uomini di cui dispongono. Bisogna spingerli a mettere da parte inutili concorrenze elettorali che li dividono e unirsi nella lotta contro De Luca, Caldoro e le Larghe Intese. Solo se faranno questo potranno dire di agire negli interessi della maggioranza della popolazione, diversamente si troveranno a fare i conti con la rabbia e l’indignazione popolare per non essere passati dalle parole ai fatti!
I tentativi di chiusura degli ospedali, i consigli disciplinari ai danni di lavoratori che decidono di ribellarsi, il mancato scorrimento delle graduatorie, i soldi investiti per ingrassare le tasche dei padroni e per non garantire il diritto alla salute per le masse popolari sono tutti attacchi che fanno parte di una guerra. Sono crimini di una guerra di sterminio che De Luca, Caldoro e i loro padroni locali e nazionali portano avanti contro le masse popolari. Una guerra che va combattuta e che richiede l’azione unitaria, energica e risoluta delle masse popolari e dei comunisti. Una guerra in cui dobbiamo porci l’obiettivo di passare dalla difesa all’attacco.
Il prossimo 7 ottobre, in occasione della proposta di mozione per lo scorrimento delle graduatorie si terrà un presidio di lotta per sostenere e sospingere l’adozione di tale misura. Vi parteciperanno tutti i comitati e i movimenti popolari che si stanno battendo per la sanità pubblica, universale e di qualità. È necessaria la partecipazione di tutti i singoli, gli organismi popolari, le organizzazioni politiche e sindacali che vogliono farla finita con lo stato di cose presenti e vogliono mobilitarsi in un fronte per sabotare gli sporchi affari delle Larghe Intese in Campania e imporre le misure che servono per rimettere in piedi il diritto alla salute.
La Consulta Popolare, il Comitato San Gennaro, il Comitato Loreto Mare, il Comitato Incurabili, i movimenti di lotta per lo scorrimento delle graduatorie di OSS e infermieri e tutte le altre organizzazioni e movimenti popolari della città e della regione sono chiamati a partecipare a questa battaglia e questo presidio. Il fronte dei comitati per la sanità pubblica che sta prendendo forma a Napoli è un esempio importante per tutti gli altri organismi simili in tutto il paese. bisogna mettere da parte la concorrenza elettorale e la guerra tra poveri che mette vertenze contro altre vertenze. Uniti si vince!
Avanzare nella costruzione del fronte dei comitati popolari per la sanità pubblica, universale e di qualità!
Che dieci, cento, mille comitati nelle fabbriche, negli ospedali, nelle scuole e nei quartieri nascano!
Tutto il potere alle organizzazioni operaie e popolari!