Dana Lauriola, storica portavoce del Movimento NO TAV, è stata condannata a due anni di carcere dal Tribunale di Torino per aver partecipato a un presidio al casello autostradale Torino-Bardonecchia nel 2012.
Le motivazioni con cui il Tribunale di Sorveglianza ha rifiutato la concessione delle pene alternative mettono ancor più in evidenza la persecuzione in corso. Dana, pur essendo incensurata e regolarmente impiegata in un lavoro stabile, è considerata socialmente pericolosa per il fatto di essere NO TAV e di abitare a Bussoleno. La sua condanna è talmente ingiusta e sproporzionata che anche organismi di rilievo come l’Associazione Nazionale Giuristi Democratici e Amnesty International hanno preso posizione contro di essa.
L’arresto di Dana non è stato l’unico in Val Susa. Il giorno stesso in cui lei veniva prelevata dalla Polizia (che ha disperso a manganellate il presidio solidale organizzato sotto casa sua) anche un altro storico militante NO TAV, Stefano Milanesi, veniva infatti arrestato e posto ai domiciliari.
Le autorità e istituzioni borghesi continuano a ricorrere ad arbitrii per colpire il movimento della Val Susa e per dare un segnale tipicamente malavitoso a tutte le masse popolari: chi si ribella viene punito, indipendentemente dal fatto che abbia o meno commesso un reato e dalla gravità del reato stesso.
L’utilizzo arbitrario della legge non riguarda però solo i NO TAV: nelle scorse settimane è iniziato infatti il maxi-processo contro il Movimento NO TAP in Puglia (92 imputati); i militanti SI COBAS si sono visti recapitare gli avvisi di conclusione delle indagini per le lotte condotte a Modena (alla Italpizza, alla Alcar 1, ecc., per un totale di oltre 400 procedimenti!); a Torino sono sotto processo gli studenti antifascisti che impedirono una provocazione squadrista all’università cittadina (alcuni di loro sono sottoposti a pesanti misure cautelari); il 15 settembre Alessandro Della Malva e gli antifascisti che nel 2009 finirono al centro di una provocazione poliziesca sono stati condannati a risarcire i fascisti; a gennaio si terrà il processo in Cassazione della nostra compagna Rosalba Romano, condannata in primo e secondo grado per aver collaborato alla denuncia degli abusi in divisa.
Le condizioni generali in cui si svolge la lotta di classe nel nostro Paese impongono urgentemente che la lotta alla repressione diventi coscientemente un campo della mobilitazione popolare.
Nessun compagno o compagna deve trovarsi nella condizione di dover fare fronte in ordine sparso agli attacchi repressivi. Diviene di estrema importanza educarci ed educare a pensare che non c’è nulla di normale nelle manovre arbitrarie e negli abusi di questure, tribunali e istituzioni repressive e che la prima forma di resistenza collettiva è la mobilitazione per l’attuazione dei diritti sanciti dalla Costituzione.
Il Movimento NO TAV ha una lunga storia di resistenza alla repressione e in varie occasioni è stato d’avanguardia, ha aperto una strada (pensiamo alla condotta di Nicoletta Dosio che si è rifiutata di “essere la carceriera di sé stessa” e ha violato gli arresti domiciliari). è stato d’esempio, ha sostenuto e orientato moltissimi movimenti locali, assumendo un ruolo nazionale.
Far valere questo ruolo oggi significa far ricadere il peso dell’arresto di Dana sulla testa di chi lo ha voluto e ordinato promuovendo mille iniziative di solidarietà in Valle e in tutto il Paese. Significa legarsi ai tanti ambiti di resistenza operaia e popolare aggrediti dalla repressione e contribuire al consolidamento di un fronte comune di lotta.