La Federazione Toscana del P.CARC esprime la propria solidarietà al compagno Salvatore Catello, segretario regionale del Partito Comunista, a cui non è stato rinnovato il contratto dalla cooperativa “sociale” in cui lavorava alla scadenza dello stesso. La scusa usata è quella del calo produttivo, ma è abbastanza evidente quanto il motivo principale dell’accaduto sia l’appartenenza e la militanza politica del compagno.
Salvatore paga il fatto di essere un lavoratore comunista che “mette la faccia” nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, si impegna quotidianamente nella lotta di classe e nella costruzione del suo partito; anche nella recente campagna elettorale si è schierato apertamente con le masse popolari e i lavoratori, come al presidio di Pontremoli in difesa dell’ospedale, con gli operai della Sanac di Massa in lotta per tenere aperta la fabbrica, sostenendo gli antifascisti sotto processo per l’attacco alla sede di Casa Pound a Pistoia del 2009 (!).
Questo succede in un paese cosiddetto democratico, dove chi si schiera apertamente contro il sistema delle Larghe Intese, leggasi PD da una parte e Lega, FdI e simili dall’altra, viene colpito laddove fa più male a un proletario: nella possibilità di sostenersi economicamente con l’impiego – lo sfruttamento – in produzione.
Quanto accade è frutto diretto delle politiche dei suddetti partiti, nello specifico discende dalla cancellazione dell’articolo 18 (il Jobs Act di Renzi) e prima ancora dell’introduzione del lavoro precario con il pacchetto Treu del governo Prodi: un altro emerito difensore della Costituzione, nonché liquidatore della vecchia IRI.
Un discorso a parte e più lungo di quanto segue lo meriterebbero le cosiddette “cooperative sociali” come la Archimede da cui il compagno è stato cacciato. In geometrica opposizione al loro nome, sono regolarmente usate per l’esternalizzazione dei servizi pubblici dai Comuni che combinano il dimezzare salari e diritti con lo sbolognare ad altri la responsabilità delle gestioni, in cambio di importanti sgravi fiscali per l’impiego di soggetti “svantaggiati” (che vengono sfruttati come e più degli altri, per la condizione di ricattabilità in cui li costringe questa società marcia): un sistema ben rodato e radicato nella “rossa” Toscana del PD di Giani, un altro sistema da cambiare in profondità.
Oggi il ricatto in posti di lavoro che sono diventati caserme è fortissimo, tanto più in una fase di crisi come quella attuale e con un movimento operaio (compreso i sindacati, di base e non) e comunista ancora debole; per questo vanno sostenuti Catello e i lavoratori e lavoratrici che quotidianamente non si esimono dal prendere posizione nella lotta di classe e lottano per il socialismo e il comunismo, come abbiamo sostenuto i lavoratori della sanità e non solo che durante la pandemia denunciavano la mancanza di DPI.
Come Partito dei CARC sosteniamo ogni operaio e ogni comunista che si mette su questa strada e invitiamo a inviare segnalazioni, anche anonime, sulla repressione aziendale e i licenziamenti politici mascherati come quello di Salvatore Catello, perché siano denunciati e resi pubblici, perché tali episodi diventino un’arma utile alla costruzione di mobilitazione e coordinamento per farvi fronte, per avanzare nella costruzione del governo di emergenza che serve ai lavoratori e avanzare verso il socialismo.
Solidarietà a Salvatore e a tutti gli operai che subiscono la repressione in azienda!
Nessun lavoratore deve essere lasciato solo di fronte all’arroganza dei padroni!
Organizzarsi per la rinascita del movimento operaio e comunista!
Federazione Toscana del P.CARC