Il Ministero dell’Ambiente comunica che è stato approvato il Progetto Operativo per la Bonifica e messa in Sicurezza Permanente dello stabilimento Caffaro di Brescia, che per 50 anni ha inquinato un territorio di una zona di 25mila abitanti. È il territorio a sud della fabbrica chiuso a metà degli anni ’80, che dagli anni ’30 ha prodotto migliaia di tonnellate di PCB (policlorobifenili), cancerogeni al pari della diossina sversandone centinaia di tonnellate allo stato puro nell’ambiente circostante. Il fenomeno coinvolge tutta la popolazione di Brescia perché in 50 anni di inquinamento continuo i PCB sono entrati nella catena alimentare, tramite le verdure, la carne, il latte e anche attraverso l’allattamento materno.
Il ministro Costa esulta per il risultato atteso, dice, “forse da decenni”. Del “forse” poteva fare senza, visto che l’eredità di 50 anni di inquinamento è stata resa nota nel 2001[1] e accertata dal Ministero dell’Ambiente nel 2002. Più che del dubbio sul tempo però ciò è la retorica che è eccessivo nel discorso del ministro. Costa infatti auspica che Brescia, ricordata come Leonessa d’Italia per la resistenza agli austriaci nel 1849, torni a ruggire grazie a questo provvedimento del governo.
Leggendo il testo, vediamo che il progetto è stato presentato a giugno 2019 e che l’affidamento dei lavori per la sua esecuzione avverrà con scadenza il 31 dicembre 2021. L’opera effettiva, quindi, inizierà dopo quella data. Sono due anni e mezzo trascorsi tra il pensare una cosa e (forse) iniziare a farla, quindi l’accostamento di tutto questo al ruggire di una leonessa è improprio.
È vero però che bisogna coltivare l’esultanza e fare nascere la passione di costruire tra le classi delle masse popolari e prima fra esse nella classe operaia bresciana e di tutta Italia. Lo facciamo portando alla mente la storia del movimento comunista e in particolare quella della costruzione di Magnitogorsk, la città a sud dei monti Urali presso il monte Magnitnaja, una montagna con una percentuale di ferro tra il 55 e il 60%. La città fu costruita in un anno e mezzo e finita nel 1931 e fornì incessantemente d’acciaio l’Armata Rossa dando così, dalla lontana Siberia, il suo contributo alla liberazione dell’Europa dal nazifascismo. La giornalista americana A. L. Strong (Friend, Nebraska, 24 novembre 1885 – Pechino, 29 marzo 1970) così la descrive: “In un anno e mezzo divenne una città operaia di 180mila abitanti in cui il 60% dei lavoratori non aveva ancora raggiunto i 24 anni. Tredici scuole, un istituto tecnico e due facoltà universitarie per la specializzazione in ingegneria meccanica e in edilizia. Nel secondo anno di vita i pionieri di Magnitogorsk avevano già il loro teatro comunale e cinque o sei cinematografi. Deve la sua nascita agli sforzi congiunti dei lavoratori di tutta l’URSS: le giovani leve operaie introducevano nuovi sistemi produttivi, imparavano a ridurre i tempi di lavorazione sulla spinta dell’emulazione di quanto accadeva nel resto dell’Unione Sovietica.”[2]
Il movimento comunista sta rinascendo nel mondo e anche in Italia. La classe operaia guidata da partiti come il (nuovo)Partito comunista italiano e come il Partito dei CARC farà grandi cose a Brescia e in tutta Italia, come ne fecero gli operai dell’Unione Sovietica.
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SIN DI BRESCIA: IL MINISTERO DELL’AMBIENTE APPROVA IL PROGETTO OPERATIVO[3]
Il ministero dell’Ambiente (Direzione Generale per il Risanamento Ambientale) approva il Progetto Operativo per la Bonifica e Messa in Sicurezza Permanente dello stabilimento Caffaro Brescia.
«Oggi è un grande giorno per tutti i bambini, le donne e gli uomini di Brescia e dell’intero territorio che per troppi anni, forse decenni, hanno atteso questo importante risultato – spiega il ministro dell’Ambiente Sergio Costa –. Uno dei miei primi viaggi da ministro fu proprio a Brescia, durante il quale promisi che finalmente avremmo iniziato la bonifica, adesso ci siamo. È ora che la “Leonessa d’Italia” ritorni a ruggire, adesso avanti tutta con la bonifica».
Il Progetto, presentato dal Commissario Straordinario Delegato per il SIN Brescia Caffaro a giugno 2019 e successivamente integrato a seguito dell’istruttoria preliminare, è stato presentato in via definitiva a dicembre 2019 e prevede, oltre ai necessari approfondimenti per l’esatta determinazione della contaminazione presente nell’area dello Stabilimento Caffaro ed il decomissioning degli impianti dismessi, gli interventi per la bonifica dei suoli e la messa in sicurezza della falda, la realizzazione di campi prova di soil washing e ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente del sito.
«Si avvia, finalmente con questo primo atto, il processo di risanamento di una delle aree più ferite del nostro Paese – a parlare è il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut –. Un risultato importante per la città ed il territorio di Brescia, che è una delle zone più difficili e dove la sfida del risanamento ambientale ha un valore nazionale, per il grande processo di riconversione industriale e per il triste fenomeno del trattamento illegale dei rifiuti, che spesso in Lombardia e Veneto termina i suoi percorsi con incendi illegali. La bonifica di Caffaro è una delle cose che misura la credibilità di uno Stato. E questa sfida noi la vogliamo vincere. Senza colori politici. Con le istituzioni che collaborano con i cittadini. Ce la faremo. Un grazie ai funzionari del ministero e ai colleghi degli enti locali che non mollano e con cui continueremo a lavorare».
Un Tavolo Tecnico Territoriale, coordinato da Regione Lombardia e composto da Regione, Commissario Straordinario, Comune di Brescia, Provincia di Brescia, ATS Brescia ed ARPA Lombardia, quale supporto tecnico della Regione, seguirà a livello locale l’esecuzione delle attività previste dal progetto di bonifica al fine di monitorarne e valutarne l’andamento e affrontare in maniera coordinata eventuali criticità che dovessero sorgere in sede esecutiva.
Nonostante le molteplici criticità emerse, sia dal punto di vista tecnico che da quello amministrativo, in meno di nove mesi (e in pieno lock down) il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, grazie ad un lavoro incessante e al confronto continuo con tutte le altre amministrazioni coinvolte, ha garantito l’avvio degli interventi nel SIN Brescia Caffaro anche nel rispetto delle tempistiche indicate dal CIPE per l’utilizzo delle risorse (oltre 70 milioni di euro) del Piano Operativo “Ambiente” – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020, che fissa il termine per l’affidamento dei lavori al 31/12/2021.
[1] Vedi https://www.internazionale.it/reportage/marina-forti/2017/02/01/brescia-inquinamento-industriale
[2] A. L. Strong, L’era di Stalin, ed. Rapporti Sociali, Milano, 2006
[3] https://www.minambiente.it/comunicati/sin-di-brescia-il-ministero-dell-ambiente-approva-il-progetto-operativo