Il Sole 24 ore del 19 maggio intervista Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello IOR, la banca del Vaticano, in occasione dell’anniversario della breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870, quando l’esercito del Regno d’Italia conquistò Roma. Tedeschi conferma quanto scritto dal (nuovo)PCI sulla storia di Italia di quel periodo[1] aggiungendo particolari che è utile siano conosciuti e resi noti nella propaganda del Partito e nei corsi di storia che il Partito conduce. In particolare, Gotti Tedeschi spiega che il costo delle guerre per l’Unità d’Italia fu sostenuto dal Regno di Sardegna grazie ai finanziamenti della borghesia inglese e francese che investì sull’impresa contando di trarne utile in un arco di tempo di 55 anni. Effettivamente la borghesia italiana decise di entrare a Roma alla scadenza dei 55 anni, dice Tedeschi. Il giorno dopo la Breccia di Porta Pia i tassi di interesse sul debito del Regno d’Italia si dimezzarono.
Comunque, a partire dal 1862 e fino alla fine del secolo, il Regno d’Italia pagò il 42 % delle entrate tributarie per gli interessi sul debito, cosa che fu ragione dell’aumento delle tasse. Questo dice Tedeschi, che non parla però della ragione interna di tale aumento, e cioè che la borghesia italiana con i tributi doveva mantenere anche il clero e la nobiltà cui aveva tolto il potere, ma del cui consenso aveva bisogno per tenere sotto controllo i contadini. Le masse di contadini del Sud, quindi, dall’Unità d’Italia in poi furono tassate per sopperire alle necessità dei nuovi padroni che li tassarono ulteriormente per mantenere i vecchi padroni. Quindi i contadini furono doppiamente tassati e posti in una condizione intollerabile le cui soluzioni furono l’emigrazione e la lotta armata, cioè il cosiddetto brigantaggio. Furono quindi le masse contadine del Sud a reggere interamente il peso della riunificazione, pagando i privilegi del clero e dei nobili spodestati e gli interessi sul debito ai borghesi di Inghilterra e Francia. Cessarono gli investimenti e il Sud, un tempo ricco, precipitò nella situazione in cui ancora è oggi e da cui sarà tolto dalla rivoluzione socialista che il nuovo movimento comunista italiano, con il partito dei CARC e il (nuovo)PCI alla sua testa, sta costruendo.
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«Fu il leveraged buyout[2] più grande della storia»
Ettore Gotti Tedeschi. Per l’ex presidente dello Ior fu una operazione che fornì garanzie cruciali al progetto risorgimentale
Ca.Mar.
imagoeconomica Cattolico. Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior
Ettore Gotti Tedeschi, economista, banchiere, già presidente dello Ior. Da cattolico cosa considera più rilevante ricordare della presa di Roma da parte del Regno d’Italia?
Quando si parla di Breccia di Porta Pia si pensa solo a Roma capitale del Regno d’Italia e fine del potere temporale del Papa, che però era ormai finito, ridotto a poche terre. La realtà secondo me è molto più complessa, e tocca aspetti sia religioso-politici che economico–finanziari. In sintesi io credo sia anche servita a bloccare le conclusioni del Concilio Vaticano I° e ad assicurare credibilità del progetto risorgimentale ai finanziatori internazionali dello stesso progetto. Di fatto la breccia serve a mettere la chiesa da parte e a far fare al Regno di Sardegna il maggior leveraged buyout (Lbo) della storia.
In sostanza quindi a ridimensionare una chiesa restauratrice, anche in chiave antiaustriaca.
Nel 1868 Pio IX aveva annunciato e poi indetto il Concilio Vaticano I, considerato fortemente restauratore e non gradito dai regnanti europei: avrebbe imposto una morale molto rigida, intollerabile dal mondo laico europeo. Ciò perché avrebbe confermato il Sillabo (1864), cioè la condanna del modernismo e confermato il dogma dell’infallibilità del Papa e affermato che la Chiesa è l’unica autorità morale voluta da Dio.
Si irrigidivano sempre più i rapporti con le potenze.
Appena annunciato il Concilio, si scatenò contro Pio IX una guerra di intimidazioni aggressive da parte di tutte le potenze europee. Si organizzò persino un Contro-concilio a Napoli, con Garibaldi e Victor Hugo… Ma Pio IX non desistette. Ecco che si arriva al 20 settembre, evento che interrompe il Concilio. Pio IX lo proroga sine die, infatti il Concilio Vaticano I viene chiuso da Papa Giovanni XXIII nel 1962 aprendo il Vaticano II. Il risultato della Breccia fu la fine del potere temporale dei Papi Re e la conseguente apertura della Questione Romana, durata fino al Concordato.
Per quasi 60 anni ci fu un clima da guerra fredda…
Lo Stato propose alla Chiesa la legge delle Guerentigie a cui Pio IX rispose con il «Non expedit». La questione romana dura esattamente 59 anni fino ai patti Lateranensi, realizzati da Mussolini e Pio XI, dove lo stato risarcisce la Chiesa e conferma il cattolicesimo religione di stato. Ciò fino al 1984 con la revisione dove l’8 per mille compensa la perdita di “religione di stato”.
Ma ha anche detto che si realizzò un Lbo, operazione che ricorda i ruggenti anni 80 più che l’ottocento…
Questo è l’aspetto meno conosciuto, ma molto interessante. Il Risorgimento inizia nel 1815 e dura 55anni, con costi finanziari altissimi. Il beneficiario di questa operazione fu il Regno di Sardegna, finanziato alla maniera dei Lbo da francesi e inglesi, i quali pretendevano una soluzione di conclusione dopo 55 anni. La breccia è perciò anche servita a dare credibilità conclusiva al progetto risorgimentale e alle necessarie garanzie che il Regno di Sardegna, il promotore del Lbo e pieno di debiti, faticava a dare.
C’erano grandi esposizioni verso i Rothschild e gli Hambros, che andavano saldate in qualche modo.
Si pensi che il Regno di Sardegna, cioè il “compratore”, nel 1860 aveva un rapporto debito/Pil del 67% e pagava tassi di interesse intorno al 5,7 per cento. Mentre il Regno delle Due Sicilie, cioè quello acquisito, aveva un rapporto debito/Pil del 29% e pagava tassi intorno al 4,3 per cento. I grandi finanziatori del Risorgimento, soprattutto dopo la morte di Cavour nel 1861 cominciavano a temere un “rischio ritardo del Regno d’Italia” e i tassi di interesse sul debito arrivarono fino al 14 per cento. Dopo la breccia di Porta Pia, che rappresentava la conclusione simbolica della conquista risorgimentale, i tassi crollarono alla metà, 7,5% nel 1871.
Insomma, le grandi potenze volevano chiudere il Risorgimento anche per risanare le finanze?
Tra il 1862 e il 1900 l’Italia spende per interessi sul debito, contratto per realizzare l’unificazione, il 42% delle entrate tributarie, ciò spiega la crescita delle tasse e la fine degli investimenti nel Mezzogiorno, che era un’area ricca e cessa di esserlo. Questo è il nodo storico che probabilmente spiega il dualismo italico.
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Ca.Mar.
[1] Manifesto Programma del (nuovo)PCI, ed. Rapporti Sociali, Milano, 2008, pagg. 107 – 130.
[2] Il leveraged buyout solitamente prevede la creazione di una società-veicolo costituita ad hoc e detta NewCo, in cui gli sponsor dell’operazione e i diversi finanziatori immettono il capitale di rischio e il capitale di debito necessario all’acquisizione. In parole più semplici si tratta di una tecnica di acquisto di una partecipazione (totalitaria o di controllo) di una società, di un’azienda, di un ramo d’azienda o di un gruppo di attività (target), che ha come caratteristica quella di ricorrere al debito per finanziare la maggior parte del valore di acquisto. Il rimborso del debito così contratto è collegato alla generazione di flussi di cassa e/o alla cessione di attività del target.