Nella propaganda di regime il segretario del PD, Nicola Zingaretti, dal suo insediamento è stato presentato come l’uomo di sinistra, proveniente dal vecchio PCI, che avrebbe risollevato l’anima di quel partito riportandolo ai valori della sinistra e della sua storia nel nostro paese. Lo stesso Zingaretti, in tante interviste, si è raccontato sottolineando la sua provenienza politica quale giovane studente romano di sinistra che, nonostante il tracollo “del sogno comunista”, ha deciso di esplorare, di conoscere e di comprendere la vita, i sentimenti e il compito storico della sua generazione. Una narrazione posticcia che sembra ispirata al film “porci con le ali”, pellicola di fine anni settanta tratta dal romanzo omonimo. Il problema di Zingaretti, segretario del PD – quel partito che negli ultimi anni è stato il principale promotore dei tentativi liquidazione delle conquiste strappate dalle masse popolari nella Resistenza, negli anni sessanta e settanta – è che quelle ali gli sono cadute oppure non le ha proprio mai avute. Porco senza le ali.
UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA – Proprio nei giorni scorsi il segretario del PD si è esaltato e ha commentato con gioia con un “ce l’abbiamo fatta” l’apertura del nuovo Pronto Soccorso della struttura di sanità privata controllata dall’Opus Dei, il Campus Bio Medico di Roma. L’ennesima cessione di fondi pubblici erogati a questa e alle altre centinaia di strutture sanitarie private promosse dai partiti delle Larghe Intese e dai capitalisti del nostro paese. Non contento, Zingaretti, però, rincara la dose “continueremo ad investire sempre” e che “si apre ora una stagione straordinaria, 110 milioni di euro investiti per il futuro sull’edilizia sanitaria, per migliorare le strutture e rendere più moderne le tecnologie”. Il porco senza le ali, degno rappresentante degli interessi dei capitalisti a scapito delle masse popolari (che hanno pagato questa emergenza sanitaria a suon di morti, contagi, perdita del lavoro ecc.) con questo post non fa altro che dichiarare guerra alle masse popolari e alla classe operaia del nostro paese.
Già in piena emergenza Covid, del resto, Zingaretti ha dimostrato cosa significhi ammalarsi di Covid per un esponente della classe dominante, quale lui è, e per il resto delle masse popolari. Mentre per il Covid Zingaretti, a suon di quattrini, ha potuto curarsi presso strutture private e fare la quarantena in una stanza della sua villa a Roma, le masse popolari e i proletari del nostro paese morivano nelle liste d’attesa per i tamponi, per le delibere scellerate di amministratori come Fontana e Gallera (criminali di guerra che hanno ammazzato 16mila persone in Lombardia), stipati in cinque o sei in case e appartamenti dove era impossibile fare quarantene o mantenere distanziamenti, alle catene di montaggio e nei capannoni in cui senza distanziamento, DPI e condizioni igieniche adeguate erano costretti a lavorare.
Se il bilancio dell’emergenza sanitaria non è peggiore di quanto – tragicamente – è già, è solo perché gli operai delle grandi e medie aziende hanno scioperato in tutto il paese imponendo chiusure temporanee e misure di sicurezza, è perché i lavoratori della sanità hanno fatto fronte con sforzo e sacrificio individuali alle falle di un sistema sanitario sfasciato da quarant’anni di privatizzazioni e gestione manageriale delle strutture ancora pubbliche (e oggi pagano con sanzioni e licenziamenti le denunce che hanno fatto sulle carenze del sistema), è perché le Brigate volontarie per l’emergenza si sono organizzate per non lasciare nessuno indietro, è perché le famiglie e gli insegnanti si sono fatti in quattro per la tutela di bambini e ragazzi, è perché i lavoratori autonomi, le partite iva, i commercianti e ristoratori si sono mobilitati per far applicare dal governo misure economiche di emergenza (anche se si sono rivelate del tutto insufficienti). Tutto questo conferma che soltanto le masse popolari possono far valere i loro interessi e che per affermarli devono organizzarsi, coordinarsi e mobilitarsi. La battaglia contro l’obbligo di fedeltà aziendale è parte di questa lotta più generale.
ROMPERE L’ABBRACCIO MORTALE M5S-PD – Il M5S è arrivato al governo, ma senza gli strumenti per mettere in moto un processo di rottura con NATO, UE e Repubblica Pontificia (strumenti che invece sono impliciti nelle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare). Andando al governo con Lega di Salvini prima e con il PD di Zingaretti dopo ha fatto un favore ai vertici della Repubblica Pontificia. Solo se avesse preparato un contesto di organizzazioni operaie e popolari avrebbe potuto sfruttare il successo elettorale. Accettare di fare i governi alla pari con la Lega nel Conte 1 e poi alla pari con il PD nel Conte 2, è stato offrire una via d’uscita ai vertici della Repubblica Pontificia, alla UE e alla NATO. Ora essi possono giocare su PD e su Lega. Oggi per governare il paese e gestire l’attività della Pubblica Amministrazione sono tre i principali attori sui quali i vertici della Repubblica Pontificia devono basarsi: il polo PD con i suoi frammenti e satelliti, il polo Berlusconi nel quale la Lega di Matteo Salvini si è imposta come capofila, il M5S che l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 ha reso un attore pressoché imprescindibile. Dopo l’accoppiamento con la Lega dello sciacallo Salvini, il M5S da circa un anno si è tuffato nell’abbraccio mortale con il PD del porco senza le ali Zingaretti. Il governo Conte 2 sta mostrando il fallimento (il carattere velleitario) dell’aspirazione del M5S a cambiare il paese eliminando gli aspetti, le relazioni e gli ordinamenti che anche nel senso comune sono percepiti come inaccettabili, assurdi, disastrosi senza la mobilitazione, il supporto, la partecipazione e l’organizzazione delle masse popolari e senza mirare a superare il capitalismo (cioè senza rivoluzione socialista e instaurazione del socialismo): persino l’abolizione dei vitalizi uscita dalla porta è rientrata dalla finestra.
I prossimi mesi saranno decisivi per la permanenza del Conte 2 e per le questioni che dovrà affrontare: il rifinanziamento delle 41 missioni militari all’estero, il Decreto Legge Semplificazione con l’annesso piano “Italia veloce” che indica il TAV della Val Susa come opera prioritaria, il raddoppio degli stanziamenti (da 150 a 300 milioni) alle scuole cattoliche pudicamente chiamate “paritarie”, il balletto sull’affidamento del Ponte Morandi ai Benetton sono solo alcune manifestazioni, le ultime in ordine di tempo, che il governo Conte 2 è tirato dal PD, da Berlusconi e da Confindustria.
In questa dinamica il M5S non è ancora assimilato alle Larghe Intese: la sua assimilazione implicherebbe infatti la sua frantumazione. È vero che nessuno del M5S si è messo a lavorare seriamente alla base, a un progetto di rinnovamento e a raccogliere le forze per attuarlo. Però esponenti del M5S come Di Battista, Toninelli, Ascari, Frediani e altri non sono omologati e assimilati.
SERVE UN FROTE ANTI LARGHE INTESE – L’abbraccio mortale va spezzato. Esponenti autorevoli (alla Di Battista), gli attivisti, gli elettori, gli esponenti di comitati, organismi popolari devono spingere il M5S a rompere con il PD e a mantenere la rottura con la Lega. Dopo il rafforzamento, l’estensione e lo sviluppo della rete delle organizzazioni operaie e popolari nel prendere in mano la gestione della società, la rottura dell’abbraccio mortale è aspetto determinante per andare verso un governo progressista, verso il Governo di Blocco Popolare. Di Battista e quelli come lui devono far leva sull’insoddisfazione e la rabbia delle masse popolari deluse dalla piega presa dal suo movimento e mettersi alla testa, in maniera pubblica e aperta, per far risalire la china al Movimento 5 Stelle e dichiarare guerra ai partiti delle Larghe Intese e ai poteri forti (USA, NATO, UE, Vaticano, gruppi sionisti, ecc.).
Zingaretti e il PD, insieme a Salvini e la Lega, sono i responsabili della razzia di denaro pubblico in favore di privati e gruppi di potere e qualsiasi idea di governare e mediare con loro è in contrasto con la natura del M5S e la ragione stessa per cui questo movimento è nato, come organizzazione che ha saputo incanalare la voglia di cambiamento e di distruzione delle Larghe Intese nel nostro paese. Alle parole bisogna far seguire i passi con fiducia, risolutezza e convinzione.
Per portare fino in fondo questa battaglia bisogna formare un fronte, il più ampio possibile, contro le Larghe Intese. Tanto più che oggi non essere alla testa della lotta contro il PD e contro i cedimenti del governo Conte 2 al PD è il modo più efficace per rafforzare la Lega di Salvini. Tale fronte deve essere composto da tutte quelle forze che vogliono farla finita con la situazione attuale e liberare il paese e le masse popolari da chi, in virtù di interessi economici e di potere, agisce da forza occupante e parassitaria. Movimento 5 Stelle, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Partito Comunista, Partito Comunista Italiano e tutte le organizzazioni politiche e sindacali che hanno a cuore il futuro del nostro paese, devono mettere da parte concorrenze elettorali e lavorare alla costruzione e sviluppo di questo fronte per liberarlo da sciacalli, porci e parassiti. Questo è quanto occorre fare per portare avanti gli interessi delle masse popolari del nostro paese.
Il M5S ha sperimentato che l’abbraccio con la Lega e con il PD sono per lui mortali. La prospettiva è solo un governo formato da queste organizzazioni. Un governo che per stare in piedi dovrà:
- far fronte alle pressioni dei gruppi finanziari internazionali e quindi bloccare o consolidare il debito pubblico o comunque sospendere i pagamenti degli interessi e delle rate in scadenza (al di là di come lo chiamerebbero, questa è la sostanza) e creare una propria moneta (tutta o in parte non importa: da cosa nasce cosa),
- prendere misure che diano a tutti un lavoro utile e dignitoso e quindi fomentare la partecipazione alle attività politiche, sociali, ecc.